Il futuro della sanità: telemedicina e trasformazione digitale regionale
Con il sostegno del PNRR, l’Italia punta a un modello nazionale di telemedicina uniforme entro il 2026, superando le disparità territoriali. Quali sono i passi che devono compiere le regioni per diventare operative, ora che i progetti di telemedicina sono nella fase di attuazione? La chiave del successo di un progetto così ampio non risiede solo nell’uso strutturato e certificato di strumenti tecnologici, ma anche nella formazione del personale, nella rimodulazione delle attività e nella reingegnerizzazione dei processi sanitari. Approfondiremo questi temi a FORUM Sanità 2024, il 23 e 24 ottobre prossimi allo ZEST HUB presso Roma Termini
30 Agosto 2024
Patrizia Fortunato
Content Editor, FPA
Nel processo di innovazione del nostro sistema sanitario nazionale, la telemedicina occupa un ruolo centrale, sollevando riflessioni sul modello di connected care, nonché sulle logiche prestazionali e inducendoci a ragionare sulle sue condizioni abilitanti. Resa possibile dalla digital health, ovvero dall’uso strutturato e certificato di strumenti tecnologici, la telemedicina consente di accorciare le distanze tra medico e paziente, di attivare la rete ospedale-medici-territorio, di portare le strutture sanitarie all’interno delle abitazioni dei pazienti e non solo.
PNRR e telemedicina: un modello nazionale
Sulla spinta del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), Missione 6 Salute, Componente 1, Sub-investimento 1.2.3 “Telemedicina”, e con l’obiettivo di implementare una soluzione funzionalmente uguale per tutti, che permetta il superamento delle disparità territoriali nell’offerta delle prestazioni e dell’assistenza sanitaria, e consenta la condivisione di informazioni, si sta procedendo verso la realizzazione di un modello completo di telemedicina a livello nazionale.
L’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), in qualità di soggetto attuatore, nel 2022 ha avviato la gara per l’affidamento della concessione per la progettazione, realizzazione e gestione dei servizi abilitanti della Piattaforma nazionale di Telemedicina. Oggi la piattaforma è nella fase di avvio e consolidamento e sarà il punto di aggregazione delle infrastrutture regionali di telemedicina. Il PNRR stabilisce la sua completa realizzazione entro il 2026 e il raggiungimento del target di almeno 300 mila persone assistite attraverso strumenti di telemedicina entro il termine del 2025. Per diverse parti di queste infrastrutture regionali, Agenas ha delegato la società Aria, Soggetto Aggregatore della Regione Lombardia, e InnovaPuglia, Soggetto Aggregatore della Regione Puglia, nella loro qualità di centrali di committenza, ad acquisire servizi informatici e forniture necessarie per poterla completare. Aria è stata incaricata di bandire la gara per la stipula di un Accordo Quadro per l’affidamento del servizio di infrastruttura regionale di telemedicina. InnovaPuglia SpA, invece, ha il compito di provvedere alle procedure di gara per l’acquisizione e la manutenzione delle postazioni di lavoro (PC All-in-one, notebook e monitor) e della relativa logistica per le soluzioni di telemedicina indicate nei Piani Operativi delle Regioni e delle Province Autonome, sulla base delle linee di indirizzo definite dal Ministero della Salute e dal Dipartimento per la Trasformazione Digitale (DTD).
Le sfide attuali per le Aziende Sanitarie Locali
“A che punto siamo con l’aggiudicazione delle gare e di questi Accordi Quadro? Quali sono i passi che devono fare le regioni per diventare operative? Ne abbiamo parlato in occasione del talk “Telemedicina: costruire e connettere le infrastrutture regionali”[1] di FORUM PA 2024 e riaffronteremo il tema in occasione di FORUM Sanità, in programma il 23 e 24 ottobre prossimi allo ZEST HUB presso Roma Termini.
È stato differito al prossimo 29 novembre il termine di definizione della procedura di gara per le postazioni di lavoro. Come ha evidenziato Francesco Surico, Direttore Generale di InnovaPuglia, la gara (avviata nel 2023) è stata preceduta da una fase di interlocuzione con l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) per effettuare controlli, verifiche e garantirne l’allineamento rispetto alle aspettative. L’appalto specifico è stato suddiviso in tre lotti territoriali – nord, centro, sud – che garantiscono un’equa partecipazione per il mercato, con una base d’asta di oltre 127 milioni di euro (risorse provenienti dal PNRR) e la facoltà di poter ricorrere al quinto d’obbligo.
Il fabbisogno espresso dalle regioni ammonta a 100 milioni di euro per 90 mila postazioni di lavoro, equamente distribuite tra nord, centro e sud. Agenas ha fornito i fabbisogni, definiti nei piani delle regioni e trasmessi alle stazioni appaltanti. I fornitori garantiranno l’installazione, la messa in funzione, lo smaltimento finale e l’assistenza h24, 7 giorni su 7, della fornitura – monitor, pc – destinata a medici di medicina generale, farmacie e altre strutture specialistiche.
Agenas ha definito non solo le caratteristiche per il telemonitoraggio di secondo livello, ma anche i criteri di interoperabilità, in modo che gli investimenti già effettuati dalle strutture sanitarie possano essere massimizzati nell’uso. Ciò è particolarmente rilevante considerando che, entro la scadenza del 31 dicembre 2024, sarà necessario attivare uno dei quattro servizi minimi che l’infrastruttura regionale di telemedicina deve erogare – televisita, teleconsulto/teleconsulenza, telemonitoraggio e teleassistenza -, definiti dalle “Linee guida per i servizi di telemedicina – requisiti funzionali e livelli di servizio” con Decreto del Ministero della Salute del 21 settembre 2022. Questi servizi devono essere sviluppati per l’uso esclusivo nell’infrastruttura regionale di telemedicina, usufruendo dei servizi abilitanti dell’infrastruttura nazionale di telemedicina, conferendo dati tramite il Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE 2.0) e integrandosi con altri servizi sanitari regionali.
Durante il talk di FORUM PA, abbiamo visto con quale strategia l’ASL Roma 1 sta approcciando la situazione e come sta integrando i servizi che nel tempo sono nati a silos. L’azienda sanitaria ha sviluppato tre progetti per l’implementazione delle centrali operative territoriali (M6C1, sub-investimento 1.2.2 COT, del PNRR). Come ha evidenziato Claudia Curci, Dirigente UOC Sistemi e Tecnologie Informatiche e di Comunicazione di ASL Roma 1, uno dei progetti (COT Device) riguarda proprio l’aggiornamento delle piattaforme utilizzate per la teleriabilitazione e il telemonitoraggio, con l’obiettivo di renderle interoperabili con la futura piattaforma nazionale di telemedicina. Questo consentirà il riuso dei dispositivi già in possesso, secondo le logiche tecnologiche dell’interoperabilità. Inoltre, per garantirne la conformità, le piattaforme software aggiornate sono state certificate come dispositivi medici (Software as a Medical Device). Gli altri due progetti riguardano rispettivamente l’installazione della fibra ottica nelle strutture sanitarie dell’ASL, che dispone di sette centrali operative sul territorio, e lo sviluppo di un sistema informatico (COT Interconnessioni) per interconnettere le centrali territoriali di un’azienda con le strutture ospedaliere o con quelle delle altre aziende all’interno della Regione, facilitando così la gestione del paziente cronico attraverso percorsi integrati tra territorio-ospedale e territorio-territorio.
Il valore aggiunto dei progetti del PNRR risiede nella capacità di portarli a termine nei tempi previsti, garantendo un allineamento che attualmente manca. Esiste una situazione disomogenea tra le diverse regioni: mentre il Lazio è già al secondo anello di fibra nelle aziende, altre regioni – come l’Umbria – non hanno ancora completato il primo anello.
Come ha fatto notare Alessio Cicioni, Dirigente del Servizio Informatico e Telecomunicazioni – AUSL Umbria 2, l’Umbria è un territorio soggetto a terremoti; l’ultimo, avvenuto nel 2016, ha provocato un ulteriore spopolamento, aumentando la necessità di servizi sanitari. La scarsa densità di popolazione, la grande dispersione di sedi territoriali sparse e la mancata disponibilità di reti in fibra ottica rappresentano delle sfide significative.
Connected health: oltre la tecnologia, processi e formazione
L’obiettivo è evitare un’attuazione disomogenea e garantire che l’intera nazione completi il progetto entro la fine del 2026, anche se con leggere differenze di velocità. Raggiunto il target al 31 dicembre 2023 dei 21 progetti di telemedicina, uno per ogni regione. Aggiudicata a tre raggruppamenti temporanei d’impresa (RTI)[2] la gara per l’affidamento del servizio di Infrastruttura Regionale di Telemedicina. Ora manca lo step successivo: calare questi documenti strategici in piani operativi attuabili che tengano conto di un processo di change management, sul quale ancora – come hanno evidenziato i relatori del talk – non c’è adeguata consapevolezza, soprattutto nella parte sanitaria.
Quando si parla di connected health non si fa riferimento solo alla tecnologia, occorre lavorare anche sui processi di organizzazione, sulla rimodulazione delle attività e sulla formazione del personale. Serve una rivoluzione culturale. Alessio Cicioni, ad esempio, sta applicando questo principio nel percorso di digitalizzazione degli ospedali, dove ha creato un gruppo strategico di conduzione del progetto composto principalmente da personale sanitario: tutte le direzioni di presidio, il responsabile del rischio clinico, la responsabile della qualità aziendale. Ed è chiaro che questo approccio deve essere applicato anche al progetto di telemedicina.
Resta sintonizzato sui canali di FPA per scoprire gli eventi e i protagonisti dell’edizione 2024 di FORUM Sanità!
[1] Tra i relatori: Alessio Cicioni, Dirigente Servizio Informatico e Telecomunicazioni – AUSL Umbria 2; Claudia Curci, Dirigente UOC Sistemi e Tecnologie Informatiche e di Comunicazione – ASL Roma 1; Ettore Fiore, Responsabile Welfare – ARIA SpA; Francesco Surico, Direttore Generale – InnovaPuglia
[2] Il primo raggruppamento è costituito da Intellera Consulting, Arthur D. Little e Engineering Ingegneria Informatica (mandataria); il secondo è costituito da Atlantica Digital, Leonardo e Consorzio Reply Public Sector (mandataria); il terzo raggruppamento da The Boston Consulting Group, Vodafone Italia, Cardioline, Deloitte Consulting, Società Benefit e GPI (mandataria).