La Connected care e le persone al centro: la prima giornata di FORUM PA Sanità
La Connected care è l’unica risposta alle sfide che riguardano la cronicità e la continuità di cura. In Italia cosa si sta facendo per introdurre questo modello? Quali le risorse e la normativa di riferimento? Quali tecnologie e progetti si stanno sperimentando? Da qui è partito oggi FORUM PA Sanità, nella prima giornata che si è tenuta al Talent Garden Roma Ostiense
29 Ottobre 2019
Michela Stentella
Content Manager FPA
La Connected care, la Salute connessa, è l’unica risposta possibile alle sfide di equilibrio (sanitario e sociale) che ci troviamo ad affrontare. Sfide che riguardano la cronicità, la compresenza di patologie diverse, la continuità di cura. In Italia cosa si sta facendo per introdurre questo modello? Quali le risorse e la normativa di riferimento? Quali tecnologie e progetti si stanno sperimentando?
Queste le premesse e le domande da cui si è partiti oggi in apertura di FORUM PA Sanità, per proseguire con una giornata di confronto attraverso convegni, tavole rotonde, workshop ed experience lab.
FORUM PA Sanità al Talent Garden Roma Ostiense
Per la prima volta FORUM PA Sanità si è tenuto negli spazi del Campus Talent Garden di Roma Ostiense. “Una scelta non casuale, ma coerente con il percorso che FPA ha avviato da tempo e le cui parole chiave sono apertura e contaminazione – ha spiegato in apertura di manifestazione Gianni Dominici, Direttore generale di FPA. Crediamo, infatti, che sia questa la strada che deve portare avanti la Pubblica Amministrazione: essere in rete con il territorio, con le imprese innovative e mettere il cittadino al centro. Ed è proprio questo il tema di oggi”.
Le persone al centro
Sulla centralità delle persone si è soffermato Carlo Mochi Sismondi, Presidente di FPA, che ha sottolineato: “Alla base dell’azione pubblica c’è il miglioramento della qualità della vita di ciascuno, ma soprattutto delle fasce deboli e delle persone in maggiore difficoltà.
Il digitale in questo senso è uno straordinario strumento, ma il fine ultimo dell’amministrazione deve essere sempre il benessere dei cittadini e la loro qualità di vita. Questo si può fare solo abbattendo i silos, superando le barriere burocratiche e creando una filiera tra tutte le amministrazioni che si occupano del benessere del cittadino.
Se manterremo sempre al centro le persone, allora la Connected care ci consentirà di rispondere alla grande sfida che il nostro sistema sanitario deve sostenere in questo momento, cioè la sostenibilità in un sistema in cui risorse stabili, se non decrescenti, si accompagnano a bisogni sicuramente crescenti.
Dobbiamo mettere l’accento sull’efficacia e non solo sull’efficienza della PA, non possiamo continuare nella ricerca spasmodica del risparmio perdendo di vista la garanzia dei diritti delle persone”.
Mochi Sismondi ha ricordato che la filiera della salute in Italia vale il 10,7% del Pil, impiega il 10% degli occupati, rappresenta un volano per la crescita e lo sviluppo del Paese, la ricerca e l’occupazione qualificata. Il primo passo, dunque, è cercare di suggerire politiche a sostegno del settore, sfruttando i nuovi modelli organizzativi e le soluzioni tecnologiche rese possibili dal digitale.
Investimenti e utilizzo delle tecnologie
Anche Mariano Corso, direttore scientifico Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano e Direttore scientifico di FORUM PA Sud ha messo in evidenza che c’è un enorme potenziale da sfruttare per migliorare la prevenzione e l’accesso ai percorsi di diagnosi e cura, ma questo richiede uno sforzo congiunto per ripensare i modelli organizzativi e trovare le risorse adeguate.
L’Italia investe ancora poco in sanità digitale rispetto agli altri Paesi europei (solo 22 euro pro-capite contro i 60 delle Gran Bretagna o i 40 della Francia). Inoltre, se alcune tecnologie stanno diventando di uso quotidiano (il 41% dei cittadini sani utilizza già una app di «coaching» o un wearable e il 25% di chi ha utilizzato una app di coaching ha poi comunicato i dati raccolti al proprio medico; il 64% dei medici di medicina generale utilizza WhatsApp per comunicare con i pazienti e il 97% utilizza o è interessato ad avere flussi informativi strutturati con i medici specialistici), tuttavia solo il 7% dei cittadini utilizza il Fascicolo Sanitario Elettronico e il 47% di chi non lo usa non è neanche a conoscenza della sua esistenza.
È evidente che serve anche un cambio culturale e una corretta comunicazione delle opportunità che la Connected care potrebbe aprire.
Il percorso verso la Connected care
“Il sistema sanitario italiano è a una svolta – ha sottolineato Corso – per riuscire a rispondere alle sfide dei prossimi anni è necessaria una modernizzazione profonda del nostro sistema di cura e l’unica risposta possibile è quella della Connected care.
Il che significa riconcepire il modello di cura attraverso l’utilizzo integrato di tecnologie e modelli organizzativi che riescano a collegare, a interconnettere tra loro tutti gli attori del sistema sanitario e, in questo modo, ricostruire attorno al cittadino paziente tutto il percorso di cura, che va dall’informazione e prevenzione, all’accesso corretto alle strutture sanitarie, fino alla vera e propria cura e successivo follow up”.
Insomma, l’obiettivo è una medicina di precisione orientata alla persona, che possa dare una risposta efficiente e moderna sia in termini di qualità dell’outcome clinico, che in termini di soddisfazione del cittadino paziente. Servono modelli di cura e presa in carico personalizzati, serve mettere in rete tutti gli attori del sistema, serve un’integrazione sempre più forte tra ospedale e territorio. Serve, infine, l’empowerment dei professionisti e la valorizzazione del patrimonio informativo della sanità come elemento abilitante per una governance integrata.
Roma, 29 – 30 Ottobre 2019