Le ragioni della Sanità di iniziativa nel SSN
Mentre il mondo business avanza con decisione verso modelli organizzativi on demand e il concetto di servizio sposa sempre più intimamente l’attributo, il Servizio sanitario fa un passo avanti. "Inventa" la sanità di iniziativa: la risposta a una domanda di salute inespressa. In linea con l’imprinting universale e solidaristico del SSN, la sanità di iniziativa va a incontrare i gruppi sociali a maggior rischio di esclusione dall’accesso ai servizi socio-sanitari.
17 Luglio 2008
Mentre il mondo business avanza con decisione verso modelli organizzativi on demand e il concetto di servizio sposa sempre più intimamente l’attributo, il Servizio sanitario fa un passo avanti. "Inventa" la sanità di iniziativa: la risposta a una domanda di salute inespressa. In linea con l’imprinting universale e solidaristico del SSN, la sanità di iniziativa va a incontrare i gruppi sociali a maggior rischio di esclusione dall’accesso ai servizi socio-sanitari.
La Regione Toscana ne fa il prinicipio guida del Psr 2008-2010, mentre la sanità di iniziativa raccoglie la sfida dell’efficacia, in un approccio che tace per un attimo il parametro dell’efficienza e grida, pur senza nominarla, la responsabilità pubblica per la salute di ogni cittadino.
Per chi una sanità di iniziativa
Se anche a livello accademico quello delle relazioni intercorrenti tra condizioni socio-economiche e stato di salute è un complesso e sempre aperto tema di studio, è innegabile che esista un problema di potenziale disuguaglianza nell’accesso ai servizi socio-sanitari che vede svantaggiate le fasce sociali meno abbienti. Quello che va chiarito è che nella nostra società la spaccatura tra gli haves e gli haves not è multidimensionale, cioè non attiene solo alla sfera economica. Ci sono fasce povere in informazione, in relazioni sociali, in punti di contatto con le istituzioni socio-sanitarie, in educazione alla salute. Tutte queste sono le fasce deboli a cui la sanità di iniziativa si rivolge. In altri termini la sanità di iniziativa, elaborando sul concetto di medicina anticipatoria, si propone come orizzonte di riferimento per un servizio sanitario capace di andare incontro al cittadino, raccogliendo una domanda di salute formalmente inespressa o incapace di arrivare al front office della sanità pubblica.
Regione Toscana da l’esempio
Il nuovo Piano sanitario regionale della Regione Toscana (2008-2010) adotta una approccio “porta a porta” nell’offerta dei servizi di salute. L’Assessore alla Salute, Enrico Rossi, spiega che essendo consapevoli che anche in un sistema sanitario virtuoso come quello toscano esistono ampi spazi di miglioramento e decisi a percorrerli tutti, si è individuato nella sanità di iniziativa il “filo rosso” per collegare tutti i progetti del nuovo Piano sanitario regionale.
Cosa significa nel Piano sanitario toscano “iniziativa”?
Per la nostra Regione, continua Rossi, iniziativa significa non limitarsi ad attendere il cittadino sulla soglia dei servizi ma organizzarsi e attrezzarsi per raggiungere i cittadini “porta a porta”, rispondendo con appropriatezza, qualità e una sempre maggiore produttività ai nuovi bisogni di salute, in un quadro di compatibilità economico-finanziaria. E soprattutto riuscire a raggiungere in maniera sempre più puntuale le fasce deboli della popolazione, quelle che, per condizioni socioeconomiche e culturali, stentano più di altre ad usufruire dei servizi, territoriali, ospedalieri, della prevenzione.
L’applicazione del principio di “iniziativa” in sanità ha anche un importante impatto nella gestione delle cronicità, lavorando molto sulla prevenzione e sul contenimento. In Toscana, va avanti, abbiamo messo a punto e introdotto nel Piano sanitario un modello – il Chronic care model – che prevede una alleanza tra paziente e operatori sanitari per una gestione corretta e il più possibile autonoma di patologie croniche, nell’ottica di medicina di iniziativa.
Con il suo approccio pro-attivo e integrato, conclude, il Piano sanitario non intende soltanto garantire al cittadino servizi più accessibili e più equi, ma coinvolgerlo con una azione costante di informazione, comunicazione e educazione sanitaria, mettendolo attivamente al centro del percorso di cura. Questo vale non solo per le strutture ospedaliere, che verranno organizzate “per intensità di cura” ma anche per i servizi territoriali, in una integrazione profonda delle professionalità coinvolte, dai medici di medicina generale al personale addetto all’assistenza.
Un ultimo punto: si attendono indicazioni dal Ministero del Welfare in questa direzione, mentre preoccupa profondamente la questione della sostenibilità economica messa in discussione dagli annunciati tagli governativi.
Ragion pubblica e ragion pratica
E’ evidente come la sanità di iniziativa sia una metodologia, una sorta di approccio “ai lavori” che ben risponde a quei principi di universalità e solidarietà che rendono il nostro SSN così speciale rispetto ad altri. Esiste cioè una corrispondenza tra la ragione pubblica del SSN e l’iniziativa di cui si fa carico programmaticamente questa metodologia di erogazione dei servizi socio-sanitari, volta all’intercettazione del bisogno aldilà della sua espressa formulazione. Però, per capire la rilevanza di un approccio di iniziativa nella programmazione sanitaria va sottolineata un’altra dimensione, ovvero quella della sostenibilità. Se è vero che la gestione della cronicità sarà nel breve futuro la vera sfida per il nostro sistema sanitario, un approccio di iniziativa, intervenendo precocemente sugli stili di vita, permetterà di rallentare e tenere sotto controllo l’incidenza del fenomeno, fermo restando l’obiettivo della garanzia di accesso equo ai servizi sociosanitari. In questo quadro appare anche chiaro come la sanità di iniziativa si inserisca appieno nei processi dell’integrazione socio-sanitaria sul territorio, ampliandone la portata.