Un quadro futurista? Opinioni a confronto su un nuovo modello per la sanità digitale
Lo scorso 25 febbraio il Ministero della Salute ha ospitato un nutrito gruppo di rappresentanti della sanità italiana, dai vertici aziendali a quelli istituzionali, in un confronto sui risultati dell’indagine Livelli di Innovazione Tecnologica in Sanità – LITIS. Il quadro sintetico è “visivamente” sconcertante. Ciò che emerge dalla sua interpretazione lo è un po’ meno, ma non per questo può dirsi rassicurante. Carlo Mochi Sismondi ha così concluso: “Sanità digitale in Italia, avanti piano…ma con gli occhi aperti.”. Ripercorriamo i punti salienti di un’analisi a più voci.
2 Marzo 2010
Chiara Buongiovanni
Lo scorso 25 febbraio il Ministero della Salute ha ospitato un nutrito gruppo di rappresentanti della sanità italiana, dai vertici aziendali a quelli istituzionali, in un confronto sui risultati dell’indagine Livelli di Innovazione Tecnologica in Sanità – LITIS. Il quadro sintetico è “visivamente” sconcertante. Ciò che emerge dalla sua interpretazione lo è un po’ meno, ma non per questo può dirsi rassicurante. Carlo Mochi Sismondi ha così concluso: “Sanità digitale in Italia, avanti piano…ma con gli occhi aperti”. Ripercorriamo i punti salienti di un’analisi a più voci.
Qualcosa di decisamente nuovo
Tutti d’accordo nel riconoscere al lavoro sui LITIS, partito a Venezia nel novembre 2008, una serie di attributi innovativi. Angelo Lino Del Favero, Presidente FederSanità ANCI aprendo i lavori, sottolinea come l’indagine abbia sperimentato un nuovo approccio alla “raccolta dati”sull’innovazione tecnologica. Dalla rilevazione sulla strumentazione si è passati alla “funzione”. Su questo molto esplicito Carlo Mochi Sismondi, nostro Presidente, rivolgendosi ai direttori intervenuti “LITIS non è l’ennesimo censimento di quante macchine ci sono in azienda. Il focus è stato volutamente posto sulle funzioni: tutta questa roba che avete, tanta o poca che sia, a cosa serve? E, di quello che serve, cosa è stato effettivamente adottato?”. Nuova anche la ricchezza di indicatori e dati raccolti attraverso questionario volontario firmato dai direttori generali di oltre 2/3 delle aziende italiane. Il risultato finale è non solo una fotografia dettagliata ma anche una base per attività di benchmarking a vari livelli. Infatti, ricorda Del Favero, oltre a una misurazione e un confronto su ciascun indicatore, il modello ha elaborato un indicatore sintetico, che permette di posizionare e confrontare ciascuna azienda rispetto ad ognuna delle 3 funzioni individuate (funzioni a supporto del cittadino; funzioni a supporto del processo di cura; funzioni a supporto del management). Da questa logica si configura il quadro di sintesi, per qualcuno di sensibilità “futurista”, che per ciascuna funzione raggruppa le aziende in 5 classi di “innovazione”, a loro volta identificate da un colore, da Innovazione Episodica classe 1 (nero) a Innovazione bilanciata, classe 5 (azzurro).
guarda il quadro di sintesi dei risultati della Ricerca Litis
Leggere il quadro
A guidare nella lettura del quadro, Carlo Mochi Sismondi.
”Le colonne sono le singole aziende (147), mentre le righe sono le funzioni. Cosa ci dice immediatamente? Il celeste è buono, il nero è cattivo. A partire da questa legenda – continua – impostiamo due ragionamenti: sulle classi e sulle funzioni”.
Per funzioni “Vediamo abbastanza chiaramente – spiega Mochi Sismondi – che in linea di massima la PA lavora un po’ meglio lavorando con se stessa, per cui nelle funzioni back-office/governance c’è meno nero, al contrario di quanto succede per le funzioni a sostegno del cittadino, dove troviamo una situazione molto variabile. Nelle funzioni a supporto del processo clinico, dal FSE alla cartella clinica al dossier, la situazione non è rosea, ma direi non eccessivamente negativa”.
Per classi Il quadro risulta suddiviso in 5 classi dinamiche. La prima classe è quella dell’ innovazione episodica, poi si passa all’innovazione “di base”, “diffusa”, “integrata”, “bilanciata”. La divisione in classi permette ad ogni azienda di situarsi e fare benchmarking. L’obiettivo evidentemente non è fare classifiche ma tracciare percorsi.
Non classifiche, ma percorsi “Innanzitutto – chiarisce Mochi Sismondi – se un’azienda ha una innovazione episodica su una funzione è inutile offrirle finanziamenti su progetti di innovazione di classe 5 (innovazione bilanciata), ma la direzione giusta sarà sostenerla nell’impostare funzionalità minimali/di infrastrutturazione. Per una azienda che si trova nella classe Innovazione di base (2), l’impegno sarà quello di adeguare le funzionalità principali ovvero definire e presidiare le priorità. Per la classe 3 l’impegno sarà di propagare l’innovazione verso funzionalità più mature, mentre le aziende in classe 4 andranno sostenute nel consolidare il processo di sviluppo. E i più bravi?
I più bravi ci portano sulla frontiera: sperimentano il nuovo”.
Mentre la lettura geografica conferma la situazione nota, con un taglio forse ancora più drammatico di quello che immaginavamo (neanche una. azienda del Sud è nella fascia dell’eccellenza, mentre sono al 50% nel Nord-est), la lettura di alcune funzioni, presentate nelle slides, ci da altre chiavi interessanti. Molto bassi i valori sulla telemedicina, bassi ma non bassissimi sul FSE, assolutamente scoraggianti i dati sulla spesa in innovazione ICT. Dagli interventi dei direttori generali, emerge la conferma che il “grande nero” è sostanzialmente sui processi assistenziali, mentre da diverse parti viene sollevata la questione della messa in rete di MMG e PLS che va migliorando ma ancora registra criticità notevoli.
Che si fa con questi dati?
”La mia sensazione – dice Mochi Sismondi – è che le tessere ci sono, ora si tratta di montarle e costruire un disegno”. Dunque, tempo di politiche. Del Favero suggerisce che l’attenzione debba essere non sulla singola azienda ma sui sistemi regionali o subregionali con l’obiettivo non di favorire le eccellenze ma “di portare a sistema la sanità digitale da Palermo a Bolzano”. Su questo interviene Angelo Rossi Mori,del CNR, sostenendo che non è detto che l’intero quadro debba diventare azzurro. “Si devono stabilire delle priorità, ma per farlo c’è bisogno di un dibattito che attualmente manca”.
Su un punto, tutti concordi: il successo delle politiche che ne verranno sarà legato al metodo.
“Il metodo non può essere quello della concertazione, per questo – sostiene del Favero, con l’assenso convinto di tutti – è indispensabile il coinvolgimento delle Regioni”. “Il modello di governance delle politiche per l’innovazione (in sanità come altrove) – conclude Mochi Sismondi – non può che essere quello del moto circolare, per cui l’innovazione partendo da un punto – che sia la regione, il territorio, l’azienda – si propaghi all’intero sistema e con il contributo di tutti si sviluppi. Su questo siamo sicuri, non c’è un’altra strada.”
Tempo di politiche. La PA centrale
“Vorrei che questo pannello diventasse tutto azzurro” , è il desiderio espresso da Renzo Turatto, Capo Dipartimento DIT, Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione. “Ma – specifica – non basta spendere risorse, bisogna dare un ordine di accensione agli interruttori dietro il pannello”. “Mi piace il metodo adottato da LITIS – continua – perché risponde a quello che le Regioni ci stanno chiedendo: una mappa dell’e-gov che entri nei processi.” Quattro le sue indicazioni di policy:
- Il grosso delle risorse dovrà venire dal territorio, attraverso la trasformazione delle spese correnti in spese di investimento. Rimuovere gli ostacoli normativi sarà compito della PA centrale.
- Fare digitalizzazione dei processi sanitari richiede un esercizio di reingegnerizzazione di processi, in cui le aziende vanno sostenute.
- La contaminazione è un elemento fondamentale per cui andrebbero attivati processi di trasferimento di competenze nelle aree regionali o distrettuali.
- Le azioni mirate non devono essere coperte da finanziamento al 100% dalla PA centrale, ma le aziende si devono assumere la responsabilità di andare a chiudere l’investimento. (cofinanziamento)
"La strada della partecipazione e del confronto tra stakeholder (sperimentata nel lavoro sui LITIS) – conclude – è la strada da seguire per costruire un quadro efficace di politiche. Per questo entreremo in contatto con le aziende nel momento di passaggio dell’analisi alla politica”. Su questo ultimo punto, si è detto d’accordo , Filippo Palumbo, Capo Dipartimento Qualità Ministero della Salute. Sull’importanza di sinergie e cooperazioni si è espresso favorevolmente anche Paolo Donzelli Direttore Ufficio Studi e Progetti per l’Innovazione Digitale, Ministero per la Pubblica Amministrazione e l’Innovazione che ha presentato i punti di raccordo tra la Ricerca LITIS e il Piano e-gov 2012 per la sanità digitale.
A tirare le fila Carlo Mochi Sismondi che consegna, a futuri sviluppi, le parole chiave delle politiche per l’innovazione tecnologica in sanità: governance, risorse, monitoraggio.
La versione integrale della Ricerca è disponibile gratuitamente: è sufficiente effettuare la registrazione al nostro sito
Leggi la Ricerca LITIS