Verso un ecosistema sanitario digitale: l’importanza dell’interoperabilità e dell’integrazione

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Territorio digitale, connected health e Centrali operative territoriali: sono i focus tematici al centro del dibattito che ha visto, tra i protagonisti, Dedalus, una delle più grandi aziende del settore Digital Health a livello mondiale, nel corso della due giorni della manifestazione FORUM Sanità che si è tenuta il 25 e 26 Ottobre a Roma. Si è parlato di potenziamento di nuovi modelli organizzativi nel sistema sanitario, data governance per facilitare l’interoperabilità delle informazioni e Centrali Operative Territoriali per una presa in carico sostenibile e orientata alla condivisione tra tutti gli attori del Servizio Sanitario Nazionale

10 Novembre 2023

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Claudia Scognamiglio

Consultant Content Producer - Journalist, FPA

Foto di FPA - https://flic.kr/p/2pc22YX

Il Decreto Ministeriale 77 e gli investimenti pianificati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza hanno rivoluzionato la relazione tra il cittadino-paziente e i servizi sanitari e sociosanitari territoriali.

Cambia l’approccio in termini di gestione e organizzazione evolvendo il concetto stesso di presa in carico che è orientata sempre più verso una visione olistica dell’assistenza.

In questa prospettiva, la qualità delle cure, l’efficienza dei processi medici e clinici sono massimizzati e la patient experience, l’esperienza di cura del cittadino, diventa unica e personalizzata.

Si delineano nuovi modelli di prevenzione, cura e monitoraggio, in un’ottica di change management e di Connected Health che, attraverso il supporto di servizi digitali e tecnologie d’avanguardia, favorisce un accesso alle cure più sostenibile, equo e misurabile.

Il motore di questa trasformazione diventa proprio la tecnologia digitale che fa da leva abilitante per un ecosistema sanitario in cui l’erogazione dei servizi diventa più fruibile e l’assistenza medica declinata in base al bisogno territoriale.

Connected Health: la nuova frontiera della sanità digitale

“Interoperabilità, interconnessione e integrazione sono le parole chiave che devono abilitare la Connected Care. Vuol dire abilitare quella che sarà una sanità data driven dove il dato è unico e condiviso da tutti” – non ha dubbi Simona Lissemore Sales Enablement Manager – Dedalus Italia, intervenuta nello Scenario dal titolo Territorio Digitale e Connected Health organizzato nel corso della manifestazione FORUM Sanità tenutasi a Roma il 25 e 26 ottobre.

“Come partner tecnologico Dedalus è presente all’interno di tutta la filiera dei prodotti e delle soluzioni di Connected Care, quindi, è in grado di affiancare i clienti come amministrazioni, enti, regioni, medici di medicina generale, pediatri di libera scelta o farmacisti accompagnandoli in tutto lo spettro dei servizi sanitari e socio – sanitari sin dalle fasi di progettazione. E questo proprio perché sempre di più i servizi sanitari profilati dal DM/ 77 implementano da una parte la logica digitale e dall’altra la continuità delle cure”, spiega la Lissemore.

In questo scenario i territori si stanno uniformando verso sistemi interoperabili che supportino gli ambiti della prevenzione, di screening, ma anche la diagnostica, l’amministrazione ospedaliera e i setting assistenziali e di presa in carico coadiuvati dagli strumenti digitali come la telemedicina.

“Tutti i professionisti sanitari devono avere la possibilità di accedere alle stesse informazioni e agli stessi dati in real time. – aggiunge Simona Lissemore – Ovviamente si ha bisogno anche della

connettività che abilita l’aderenza terapeutica dei pazienti attraverso strumenti come semplici app piuttosto che appunto la telemedicina o il telemonitoraggio.”

Attraverso il paradigma “dell’internet of things” gli attori del sistema sanitario saranno sempre più orientati a una connected care spostando l’asse di interesse dalla continuità delle cure al concetto stesso di prevenzione e programmazione attraverso la leva digitale.

“L’obiettivo è convergere tutti verso un unico ecosistema sanitario digitale grazie alle piattaforme abilitanti sia a livello distrettuale che nazionale. – sottolinea Simona Lissemore – e il ruolo di Dedalus è sempre di più quello di essere un partner per i propri clienti all’interno del sistema paese, per la community della sanità e nel coinvolgimento di tutti i player che giocano un ruolo all’interno della sanità. Stiamo parlando dei professionisti sanitari, delle amministrazioni, degli enti centrali e dei partner tecnologici come Dedalus.”

La condivisione è fondamentale anche per compiere scelte in una logica di coprogettazione utilizzando i nuovi paradigmi dell’innovazione del digitale e della ricerca e sviluppo. Ma quali le prossime sfide del futuro?

“In un mondo che gravita attorno ai device medicali, alla life-science, il principale canale di accesso ai servizi sanitari sarà il Fascicolo Sanitario Elettronico” – afferma Simona Lissemore -. Il FSE rappresenterà, infatti, lo strumento informativo di riferimento, nonché punto unico di accesso ai dati personali del cittadino-paziente, dove saranno convogliate storia clinica e percorsi medico diagnostici di ciascuno.

Lissemore (Dedalus Italia): "La Connected health per abilitare l'ecosistema sanitario digitale”

Centrali Operative Territoriali: i nuovi modelli di assistenza territoriale

Il cambiamento in atto sta portando a una integrazione tra servizi digitali e raccolta dati che consentono una visione completa della presa in carico del paziente. Da una parte questo approccio organizzativo offre un intervento più tempestivo di risposta alla domanda di cura del cittadino e dall’altra ottimizza risorse umane ed economiche attraverso una pianificazione degli asset assistenziali grazie alla collaborazione dei vari attori. E questo, inevitabilmente, impatta su processi e organizzazione anche delle Aziende Sanitarie.

Quando si parla di connessione e condivisione della rete assistenziale è doveroso riferirsi, infatti, al ruolo centrale che stanno assumendo le Centrali Operative Territoriali fortemente volute nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) che prevede, nell’ambito degli investimenti, il potenziamento delle cure domiciliari a partire proprio dall’attivazione delle COT.

Se ne è parlato nel corso dell’Academy dal titolo Centrali Operative Territoriali: esperienze a confronto durante la manifestazione FORUM Sanità, in cui è emerso il ruolo determinante dei partner tecnologici come Dedalus nel ridisegnare l’architettura territoriale in termini di governance e di implementazione dei servizi nel sistema dentro e fuori dall’ospedale attraverso soluzioni digitali che possano supportare l’assistenza domiciliare, laddove possibile, evitando accessi impropri al pronto soccorso.

Le Centrali Operative Territoriali (COT) svolgono, infatti, una funzione di coordinamento e raccordo tra i professionisti sanitari nei diversi setting assistenziali che contemplano territorio e rete ospedaliera. Garantiscono, inoltre, il dialogo tra i servizi domiciliari e quelli sociosanitari e l’adozione di interventi anche a distanza attraverso la telemedicina e il telemonitoraggio.

“Come partner tecnologico è nostro dovere rilasciare software che siano facilmente utilizzabili – precisa Sara Luisa Mintrone, Chief Marketing Officer Dedalus Group; avere degli strumenti informatici diffusi e integrati aiuta a condividere le informazioni del paziente grazie alla interconnessione dei sistemi e garantisce una reale continuità delle cure, eliminando le frequenti duplicazioni di indagini diagnostiche dovute alla mancanza di visione unitaria del paziente.”

Il confronto ha messo in luce come due fra i clienti Dedalus, ovvero Asl Roma 1 e L’Azienda Sanitaria Dell’Alto Adige (ASDAA), abbiano realizzato le proprie Centrali Operative partendo da una domanda territoriale diversa e implementando soluzioni tecnologiche in grado di rispondere alle sfide regionali e locali in linea con i bisogni specifici di assistenza sanitaria e sociosanitaria.

“Il futuro deve essere sempre più indirizzato verso l’implementazione di logiche CRM ovvero customer relationship management – spiega Sara Luisa Mintrone – dove l’esperienza del cittadino paziente deve avere un ruolo centrale sia nella gestione degli asset assistenziali che nella relazione tra tutti gli attori coinvolti”.

Da un lato la ASL Roma 1 ha puntato l’accento su come il progetto regionale delle COT sia reso possibile anche dal coordinamento del management e dal coinvolgimento degli stakeholder.

Attraverso la realizzazione di circa sette centrali di competenza distrettuale e una COT aziendale si renderà più efficace la comunicazione tra territorio e ospedali, il tutto attraverso l’applicazione informatizzata dei modelli organizzativi. Interoperabilità ospedale-territorio, dunque, ma anche tra le varie aziende sanitarie locali.

D’altra parte, la Azienda Sanitaria dell’Alto Adige, dove i territori sono a prevalenza montani e presentano una disomogeneità e frammentazione di accesso ai servizi sanitari, ha evidenziato un approccio alla sanità eccessivamente centrato sull’ospedale, registrando un numero elevato di accessi al pronto soccorso. Tra le criticità riscontrate che proprio la progettazione delle COT deve indirizzare, c’è l’impatto sui costi del SSN di anzianità e patologie croniche che possono essere meglio gestite anche attraverso il coordinamento della rete domiciliare. La ASDAA ha infine spiegato come ci si stia muovendo verso una uniformità dell’erogazione dei servizi grazie ad una regia unica.

“Come sistema Italia dovremmo ragionare e investire su questo tipo di risorse e su questo tipo di competenze – conclude Sara Luisa Mintrone -. L’uso di piattaforme digitali servirà a dare una visione complessiva della storia del paziente e sicuramente dall’unione di strumenti multicanale, software e know-how organizzativo dipenderà sempre più il successo dei progetti futuri e la complessiva sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale”.

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