“I Tesori dell’Adriatico”: un patrimonio da valorizzare
Giulio Bellemo, Presidente dell’Associazione "Ville Venete & Castelli", ci parla del Programma Interreg I.TES.A. "I tesori dell’Adriatico", di cui è ideatore e coordinatore, e fa il punto sugli strumenti normativi presenti in Italia per il rilancio del settore turistico-culturale.
28 Febbraio 2008
Giulio Bellemo, Presidente dell’Associazione "Ville Venete & Castelli", ci parla del Programma Interreg I.TES.A. "I tesori dell’Adriatico", di cui è ideatore e coordinatore, e fa il punto sugli strumenti normativi presenti in Italia per il rilancio del settore turistico-culturale.
Il progetto "I tesori dell’Adriatico" ha avuto inizio il 1° febbraio 2007. Ad un anno esatto dalla sua nascita, quali sono stati i risultati raggiunti? Sono in linea con gli obiettivi programmati?
Siamo partiti ufficialmente il 1° febbraio 2007 ed i primi 6/7 mesi sono stati dedicati alla parte più impegnativa: quella, cioè, della ricerca e catalogazione delle dimore storiche utilizzate a scopi turistici nel comparto adriatico.
È stato un lavoro lungo e duro perché in quasi tutte le regioni coinvolte non era mai stato fatto alcun censimento in tal senso. Solo nel Veneto, infatti, esisteva già un lavoro strutturato, non solo di censimento, ma anche di organizzazione operativa.
L’Associazione "Ville Venete & Castelli", infatti, opera dal ’94 ed è perfettamente a conoscenza della realtà delle dimore utilizzate a tal fine. Il lavoro è stato fatto in maniera meticolosa coinvolgendo amministrazioni e pro loco. Con la collaborazione del CISET (Centro Internazionale di Studi e Ricerche sull’Economia Turistica) dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, è stata fatta anche una ricerca di mercato molto accurata, per individuare sull’intero territorio le tipologie d’uso delle Dimore Storiche ed il target della clientela nazionale ed estera.
Una realtà analoga, ma di dimensioni minori, esisteva anche nelle Marche dove l’Associazione "Le Marche Segrete" aveva già svolto in parte un lavoro di contatto con le dimore aperte al turismo.
Il lavoro è stato molto complesso, perché diverse erano le tipologie coinvolte, ma di notevole aiuto è stata l’esperienza già avviata nelle Marche e nel Veneto.
Così si sono raccolti dati su:
– tipo di struttura (ville, castelli, palazzi, case rurali, borgo storico, monasteri, tenute, masserie, trulli, casino di caccia, etc.);
– tipologia artistica (l’edificio, gli affreschi, le statue, i quadri e gli arazzi, l’arredamento, parchi e giardini, oggetti d’arte, etc.);
– tipologia d’uso (Musei, alberghi, ristoranti, centri congressuali, B&B, agriturismo, location per eventi culturali ed incontri conviviali, etc.).
Per ognuna abbiamo raccolto non solo tutte le notizie storiche ed artistiche, ma anche quelle relative ai servizi offerti al suo interno.
Infine abbiamo raccolto tutte quelle indicazioni sui servizi collegati alle dimore storiche che possono essere graditi all’ospite e soddisfino ogni eventuale richiesta (golf club, maneggi, centri benessere, ristoranti ed enoteche particolari, etc.), ma anche mercatini dell’antiquariato e negozi artigianali per uno shopping soddisfacente.
Tutto questo in 7 regioni italiane e 3 nazioni estere, tenendo conto che bisognava non solo scoprire le dimore storiche, ma anche farne una valutazione per capire se potevano realmente rappresentare "I Tesori dell’Adriatico".
Il lavoro più delicato è stato quello di convincere i proprietari delle dimore, sia pubblici che privati, che le loro strutture potevano non essere più fonte di preoccupazione economica, ma una valida opportunità economica ed abbiamo dimostrato con numerosi esempi che, con un appropriato utilizzo turistico/imprenditoriale, molte dimore consentono di generare reddito. Con tale obiettivo, perciò, abbiamo fatto molti incontri ed abbiamo organizzato anche riunioni tra proprietari di dimore storiche, dove i più incerti hanno potuto verificare di persona come altri loro colleghi avevano impostato il lavoro nelle loro strutture storiche.
È indispensabile sottolineare come questo progetto sia un perfetto esempio di collaborazione tra il pubblico ed il privato, con una assoluta sintonia negli obiettivi ed un uguale entusiasmo nel lavorare.
Contemporaneamente un altro gruppo lavorava per creare un portale di ampio respiro dove pubblicare degnamente il risultato di questo impegnativo lavoro. È stata pensata una apposita piattaforma che doveva andar bene anche per le amministrazioni pubbliche partners del progetto e che fosse rapido ed efficiente per immettere tutti questi dati così importanti, ma così diversi.
Sostanzialmente gli obiettivi sono stati raggiunti ed i tempi sono stati rispettati. Le carenze in alcuni campi saranno rapidamente colmate nelle prossime settimane grazie proprio al portale, ormai pienamente funzionante.
L’obiettivo primario del progetto è "la valorizzazione turistica delle dimore storiche del comparto adriatico". Può raccontarci le azioni messe in atto per raggiungere tale finalità?
Fin dall’inizio del progetto, molti sono stati gli incontri con i media (conferenze stampa, servizi televisivi, etc.) che ci hanno permesso di comunicare con precisione gli obiettivi e i benefici che il progetto avrebbe apportato al turismo di tutto l’Adriatico. È stata un’opera minuziosa di disseminazione condotta sia a livello di gruppo sia da ogni singolo partner.
Infatti, quando si sono programmate le periodiche riunioni di partenariato per fare il punto sullo sviluppo del progetto si sono anche organizzate a latere delle conferenze stampa ed ogni singolo partner ha utilizzato le proprie manifestazioni regionali per fare promozione al progetto "I Tesori dell’Adriatico".
I risultati sono stati così positivi che oggi siamo contattati da numerose dimore storiche, sfuggite al nostro censimento, che chiedono di collaborare e di essere inserite nel progetto.
Così, di fatto, il lavoro di censimento sta procedendo ancora oggi.
Pur non avendo ancora pronto del materiale promozionale esaustivo, abbiamo partecipato a numerose fiere (Venezia, Rimini, Pescara, Bari, Belgrado, Milano).
Una delle peculiarità principale del vostro progetto è sicuramente la partnership nazionale ed internazionale avviata. Può raccontarci come questa forma di collaborazione si traduca in punto di forza per la realizzazione degli obiettivi del progetto?
"I Tesori dell’Adriatico", tra i tanti progetti presentati all’Interreg è forse stato l’unico che ha coinvolto realmente tutti i paesi previsti dalle normative Interreg, creando solide basi di collaborazioni tra i paesi di entrambe le sponde adriatiche.
A luglio 2007 si sono ritrovati tutti i partners del progetto a Kotor (Cattaro) con una presenza massiccia (e confessiamo inaspettata) di operatori turistici di Montenegro, Albania e Serbia.
Tutti hanno espresso il loro interesse per il progetto che offriva ai paesi dell’Est la possibilità di agganciarsi ad un ampio programma di promozione mondiale a fianco delle più rinomate ed efficienti località turistiche italiane e a quest’ultime la possibilità di integrare la loro offerta turistica con le eccellenze disponibili nella sponda orientale sotto un’unica matrice storica (la storia della Serenissima Repubblica di Venezia) e con un’unica immagine (quella di un patrimonio architettonico/artistico di elevatissima concentrazione).
Dal punto di vista storico/artistico/architettonico l’unità era assicurata dalle comuni esperienze romane, veneziane ed asburgiche.
Secondo Lei in Italia esistono strumenti adeguati per poter implementare un progetto simile o c’è bisogno di una revisione normativa e di azioni concrete per rilanciare il sistema turistico-culturale?
Evidentemente le opportunità offerte dai vari bandi (sia quelli regionali sia quelli Interreg) sono una grande opportunità di crescita per le aziende e per i territori, che è giusto non solo continuare, ma incrementare.
Riteniamo valido il criterio di premiare con grossi incentivi soprattutto quelle realtà imprenditoriali, pubbliche e private, che sanno dimostrare efficienza nella realizzazione pratica dei progetti e che riescono a tradurre in azioni concrete cooperazioni di diversi settori, cooperazioni che, purtroppo, sono più enunciati che realtà. Riteniamo giusto premiare soprattutto le realtà che dimostrano nei fatti di poter progettare e spendere.
Vanno riviste alcune normative.
Nel nostro paese siamo ancora castrati da una visione astratta ed umanistica della cultura, una mentalità che vede l’operatore turistico come un "mercante nel tempio", un soggetto che opera nel suo interesse senza alcun rispetto per il meraviglioso patrimonio artistico ed architettonico del Bel Paese.
E questa, purtroppo, è una mentalità che si riscontra anche tra i nostri politici che, quando si sognano di collegare il nostro patrimonio culturale al turismo, non si rivolgono agli operatori turistici specializzati, ma ad Associazioni, Fondazioni ed Enti Culturali che si curano di più dell’immagine culturale che delle azioni concrete per attrarre nel nostro paese un turismo sempre più attento ed esigente.
Per saperne di più
I tesori dell’Adriatico
Ville Venete e Castelli