Italiani ignoranti digitali, una soluzione nel framework europeo Digcomp

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Per sconfiggere l’analfabetismo funzionale sono
indispensabili linee di intervento che agiscano su più fronti
contemporaneamente, e su alcuni possiamo già rilevare una chiarezza di piano di
azione, se non ancora dei risultati tangibili. Vediamo quali

2 Marzo 2016

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Nello iacono, Stati Generali dell'Innovazione

Il rapporto 2016 relativo al Digital Economy and Society Index (DESI) naturalmente non presenta sorprese rispetto ai dati già circolati ad inizio d’anno: la venticinquesima posizione complessiva è la chiara evidenza di una situazione che certamente oggi ci appare in movimento (dall’avvio di Spid e di Anpr al modello strategico per l’Ict delle PA), ma per cui ancora non si registrano miglioramenti concreti e misurabili.

Una delle situazioni più disastrose è quella relativa alle competenze digitali, e non a caso Agid sottolinea come dal DESI emerga che “uno degli interventi strategici più urgenti per accelerare il processo di trasformazione digitale del nostro paese è quello di ridurre il gap in termini di competenze digitali”.

Certamente si tratta di un gap di tutte le declinazioni delle competenze digitali, incluse quelle specialistiche ICT e quelle di e-leadership, ma è indubbio che se non si opera sul “nucleo comune delle competenze”, quelle di base, come identificato nel modello proposto da Agid, e in corso di aggiornamento, si riducono al lumicino le speranze di una diffusione rapida e completa sul territorio e sulle diverse fasce delle popolazione.

Così, in una strategia complessiva che pone come asse fondamentale di crescita proprio il tema delle competenze, affrontare con determinazione l’ambito delle competenze digitali di base diventa una priorità indiscutibile.

La dimensione del problema è nei numeri che conosciamo dell’analfabetismo funzionale (che in più statistiche internazionali – Ocse, Ue – e nazionali – Censis, continua la situarsi intorno ai due terzi della popolazione italiana), oltre che, secondo il DESI, in quello della popolazione con competenze digitali assenti o inferiori al livello base (57%), o in quello di coloro che non sono utenti di Internet (37%).

Sono numeri che si mantengono elevatissimi e che motivano l’incapacità del Paese di raggiungere miglioramenti significativi e organici.

Come fare?

Per problemi complessi gli interventi non possono che essere articolati e capillari, non esiste risposta semplice ed esaustiva. Certamente sono indispensabili linee di intervento che agiscano su più fronti contemporaneamente, e su alcuni possiamo già rilevare una chiarezza di piano di azione, se non ancora dei risultati tangibili, come ad esempio:

  • dal lato della scuola, grazie al Piano Nazionale Scuola Digitale, che connota molto bene il tema della cittadinanza digitale e dell’importante missione della scuola nella preparazione dei giovani;
  • dal lato della Rai, dove già nelle fiction vediamo i primi passi di introdurre in modo sistematico pillole di “uso” del digitale, così da far penetrare nella cultura l’idea che il digitale è la dimensione nuova delle relazioni e dell’operare quotidiano.

Ma per incidere sulle competenze digitali di base, per la cittadinanza digitale, è necessario partire da un framework, consolidato, anche a livello europeo, che possa rapidamente essere utilizzato per le iniziative di sviluppo, grazie anche alla possibilità di disporre di esperienze di confronto e materiali di supporto. Questo framework è ormai con chiarezza Digcomp, sviluppato nell’ambito di un progetto europeo e considerato nel DESI come il modello su cui basare le rilevazioni sul livello delle competenze digitali.

Non a caso anche la Coalizione per le competenze digitali, che ha da poco anche stabilito una strategia 2016 adeguatamente ambiziosa, lo ha indicato come il framework da utilizzare per le competenze di base e, in rapida prospettiva, per le competenze digitali trasversali per il lavoro, per tutte le professioni non specialistiche ICT.

Se vogliamo che la prossima rilevazione DESI sulle competenze possa evidenziare un miglioramento, la strada dell’adozione di Digcomp come framework di riferimento è indispensabile. Ci si aspetta che, a partire dalle Regioni, tutte le iniziative di alfabetizzazione digitale si muovano su questo solco. Perché, per recuperare, bisogna correre.

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