Baviera: vogliamo auto elettriche in strada? Allora pensiamo ad un’infrastruttura di ricarica diffusa

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Spesso per introdurre nella società quell’innovazione disruptive che consente un salto di qualità e permette il raggiungimento di determinati obiettivi di governo della città, l’impegno del settore pubblico non basta. È il caso della mobilità elettrica: se non c’è un numero sufficiente di veicoli, gli investimenti in infrastruttura si trasformano facilmente in sprechi, ma senza infrastruttura il mercato non decolla. Un circolo vizioso che a Monaco (una delle sedi storiche dell’auto tedesca) stanno provando a spezzare con un’interessante strategia pubblico-privata.

9 Dicembre 2014

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Redazione FORUM PA

Spesso per introdurre nella società quell’innovazione disruptive che consente un salto di qualità e permette il raggiungimento di determinati obiettivi di governo della città, l’impegno del settore pubblico non basta. È il caso della mobilità elettrica: se non c’è un numero sufficiente di veicoli, gli investimenti in infrastruttura si trasformano facilmente in sprechi, ma senza infrastruttura il mercato non decolla. Un circolo vizioso che a Monaco (una delle sedi storiche dell’auto tedesca) stanno provando a spezzare con un’interessante strategia pubblico-privata.

E’ strano, lo sappiamo. Dopo due anni a parlare di modelli, human smart cities, innovazione sociale etc, torniamo a parlare di qualcosa di puramente fisico, infrastrutturale, ma è inevitabile visto che i contesti urbani sono fatti anche e soprattutto di elementi concreti e di arredi. Ecco quindi che torniamo a parlare di pali intelligenti. I progetti di smart city che tengono in considerazione l’esistenza dei pali dell’illuminazione pubblica per ripensare la gestione della città non mancano ed alcuni sono anche molto fantasiosi: dal loro utilizzo per l’erogazione di wi-fi libero (l’ultimo caso in ordine di tempo ce lo offre Manfredonia), alla telesorveglianza, dall’efficientamento dell’illuminazione con la sostituzione delle lampade tradizionali con quelle a led o a risparmio energetico all’infomobilità, fino a progetti integrati come quello che sta portando avanti il Comune di Formia, che vi abbiamo presentato qualche settimana fa, oppure quello della città di Vancouver di cui parlammo nel lontano 2012.

Oggi l’occasione per tornare sul tema ci viene da Monaco di Baviera che, grazie ad una partnership con BMW, ha dato una sua lettura decisamente originale dell’oggetto: il lampione come colonnina di ricarica per auto.

Il progetto light and charge

Ad essere precisi l’idea è partita proprio dalla casa automobilistica che a Monaco ha il suo quartier generale e, ad onor del vero, potrebbe essere un’idea tanto semplice quanto rivoluzionaria. Due dei problemi della diffusione delle auto elettriche nelle città sono, infatti, l’autonomia delle batterie e la scarsa diffusione delle stazioni di ricarica. Perché quindi non “agganciare” le stazioni di ricarica degli autoveicoli ai diffusissimi lampioni, approfittandone per rimodernare l’infrastruttura di illuminazione pubblica?

E’ così che è nato il progetto pilota “light and charge”, presentato durante la conferenza Eurocities a Monaco di Baviera lo scorso novembre. Dopo lo studio di fattibilità di un anno con l’installazione di due pali con la nuova tecnologia di fronte al quartier generale BMW, la sperimentazione partirà ufficialmente nella capitale bavarese nella primavera del 2015, quando l’amministrazione cittadina provvederà all’installazione delle prime apparecchiature di ricarica sui lampioni già esistenti.

Tecnicamente l’infrastruttura è l’unione tra due tecnologie già note e non particolarmente innovative: un lampione per l’illuminazione pubblica che utilizza la tecnologia a LED ed una stazione di ricarica per le auto elettriche. Due manufatti che è possibile trovare in moltissime città di tutto il mondo, compresa l’Italia, ma concepiti, disegnati e installati indipendentemente l’uno dall’altro.

La vera innovazione che caratterizzerà, invece, questo progetto pilota (seppure minimo, ce ne rendiamo conto) è la concezione della stazione di ricarica dell’auto elettrica come elemento infrastrutturale “diffuso” nella città, alla stregua del restante arredo urbano e dell’illuminazione.

Auto elettriche in cerca della killer application

Ovviamente l’intento della casa automobilistica non è filantropico o strettamente di immagine, ma si inserisce in un progetto ambizioso che punta a rilanciare il marchio BMW come leader di un nuovo segmento di mercato di auto di lusso pensate per l’utilizzo in città. L’impegno nell’infrastruttura diviene, allora, condizione necessaria “abilitante” per lo sviluppo di un mercato emergente o addirittura embrionale. Come ha riferito un membro del consiglio di amministrazione della casa tedesca in occasione della conferenza di lancio: "Un’infrastruttura di ricarica capillare (e standard) è fondamentale se vogliamo vedere veicoli elettrici sulle strade delle nostre città, in futuro".

Sempre in quest’ottica vanno letti, dunque, altri progetti ed iniziative che si integrano nella visione “elettrica” di BMW: l’applicazione per smartphone che permetterà ai proprietari delle auto di pagare all’amministrazione comunale l’energia utilizzata per la ricarica; l’accordo con alcuni tra le più importanti catene di colonnine di ricarica del mondo per realizzare una rete integrata; l’intesa con il produttore americano Tesla motors, per lo sviluppo di nuove soluzioni di ricarica; gli investimenti in aziende produttrici di applicazioni innovative basate sulla rete di distribuzione dei servizi in modalità condivisa (sharing economy).

Light and Charge non è il primo progetto di questo genere, ma è certamente da non sottovalutare in quanto un tassello importante di questa strategia integrata (o olistica, come la definiscono a Monaco) in cui un soggetto privato si fa carico dello sviluppo di un servizio pubblico, per il rafforzamento di un aspetto di vivibilità e sostenibilità dell’ambiente urbano.

 

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