Green New Deal: è questo il momento per parlare di futuro, oltre l’emergenza. Enrico Giovannini a “FORUM PA Restart Italia”

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Non possiamo parlare solo di emergenza, dobbiamo parlare di futuro. Questa parola, invece, non compare nelle nostre Linee guida per il Piano di ripresa e resilienza. Siamo capaci di pensare a che Italia vogliamo per i prossimi anni? Da qui parte l’intervento di Enrico Giovannini, Portavoce di AsVIS, intervenuto oggi a a “FORUM PA 2020 Restart Italia” durante l’evento di scenario dedicato al tema del Green new deal. Un importante confronto con PA e imprese su come lavorare per un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale

3 Novembre 2020

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Michela Stentella

Content Manager FPA

Photo by Greg & Lois Nunes on Unsplas - https://unsplash.com/photos/h-nE8fy-vMQ

Ha senso pensare proprio oggi, nel pieno di un periodo di emergenza, a un nuovo modello di sviluppo fondato sulla sostenibilità ambientale? E che ruolo possono svolgere la PA e le imprese in questo contesto? Ne abbiamo discusso oggi a “FORUM PA 2020 Restart Italia” durante l’evento di scenario “Green new deal: verso un nuovo modello di sviluppo”, partendo dal recente discorso sullo stato dell’Unione della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che ha annunciato tra l’altro l’obiettivo di portare almeno al 55% la riduzione delle emissioni entro il 2030 e il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050. Un traguardo ambizioso, ma giudicato raggiungibile. Il tema della sostenibilità come nuova strada per lo sviluppo trova poi un’ulteriore conferma nel Next Generation EU, dato che il 37 % dei fondi sarà destinato proprio agli obiettivi del Green Deal europeo.

È quindi proprio ora che questa discussione va portata al centro dell’attenzione del Paese, cosa che invece non sta accadendo secondo Enrico Giovannini, Portavoce dell’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile, che è intervenuto in apertura dello Scenario di oggi sottolineando come nel nostro Paese l’attenzione, sia dal punto di vista della politica che dei mezzi di comunicazione, sia rivolta esclusivamente all’emergenza, senza darsi alcuna visione di futuro. E questo impatta anche nel modo in cui ci stiamo approcciando all’utilizzo dei fondi che arriveranno dall’Europa.

“L’occasione offerta dal Piano ripresa e resilienza è ora, non possiamo rimandare. Ma oggi in Italia non c’è una vera discussione su come vogliamo essere una volta usciti da questa emergenza – ha sottolineato Giovannini –. Nel Piano spagnolo e nel Piano francese per la ripresa e la resilienza ci sono 18 riferimenti alla parola futuro, mentre nelle linee guida per il piano italiano la parola è del tutto assente”.

Green New Deal: l’occasione è adesso! Enrico Giovannini a #FORUMPA2020 #RestartItalia

“Già da marzo – ha aggiunto Giovannini – avevo chiesto la creazione di una unità di resilienza trasformativa accanto all’unità di crisi. Un mese dopo è stato creato il comitato Colao e a inizio giugno abbiamo presentato delle proposte alla Presidenza del Consiglio. A quel punto avrebbe dovuto essere creata una struttura permanente governativa per continuare quelle riflessioni, invece si sono persi mesi di tempo. Ad agosto il governo ha quindi chiesto al ministro Amendola di avviare un processo di questo tipo, che però è partito dal basso, è stato chiesto ai ministeri di mandare i progetti. Se invece leggiamo i documenti degli altri paesi, questi partono da quale Francia o Spagna vogliono nel 2030 e poi tornano indietro, a fare la programmazione. Noi da alcuni decenni non siamo abituati a fare programmazione nel medio e lungo termine”.

In questo contesto, cosa stanno facendo e cosa potrebbero fare imprese e pubbliche amministrazioni? Anche qui solo alcune imprese e alcune PA hanno creato delle unità di resilienza durante il lockdown, per ripensare i processi produttivi oltre l’emergenza. Stiamo quindi perdendo un’occasione per ripensare le nostre vite, anche attraverso l’uso del digitale. Un altro esempio? Le città, che stanno cambiando aspetto anche per via dello smart working, e che andrebbero probabilmente ridisegnate in un’ottica policentrica. Per farlo però sottolinea Giovannini “avremmo bisogno di una nuova generazione di ristoratori, negozianti, fornitori di servizi, invece non stiamo orientando le nostre politiche a formare una nuova classe di imprenditori, stiamo cercando solo di difendere quello che abbiamo”.

Cosa possono fare quindi le imprese? Secondo Giovannini ci sono tre punti principali all’ordine del giorno: la rendicontazione non finanziaria, quindi la rendicontazione dell’impatto di un’impresa anche nei confronti della società e dell’ambiente, che deve diventare la rendicontazione standard; la trasformazione digitale che può e deve andare insieme alla transizione ecologica; la leadership culturale che potrebbero ricoprire le imprese, molte delle quali stanno già reinventando il loro futuro e sono convinte che la strada della sostenibilità sia non solo la più giusta, ma anche la più conveniente.

Sul ruolo di imprese e PA per una ripartenza che guardi a un nuovo modello di sviluppo sono intervenuti quindi rappresentanti del mondo pubblico e privato, in un confronto che nelle prossime settimane vi riproporremo in versione integrale, attraverso la registrazione dell’evento.

Ecco alcuni spunti emersi nel corso del dibattito in particolare sul ruolo delle imprese.

Maria Cristina Piovesana, Vice Presidente per l’Ambiente, la Sostenibilità e la Cultura di Confindustria, ha sottolineato come per cogliere le opportunità di sviluppo offerte dal Green New Deal occorre una sorta di patto, con una visione che prima di tutto venga sposata dalla politica e poi calata sugli altri attori sociali: imprese, finanza, PA, ricerca e università e cittadini. Ma serve un accompagnamento anche culturale delle imprese, serve avere a disposizione l’impiantistica necessaria a non vanificare gli sforzi fatti sul tema dell’economia circolare, serve una razionalizzazione delle procedure ambientali e soprattutto servono semplificazioni, perché “non possiamo mettere fardelli sempre più pesanti sulle spalle delle imprese (per esempio la rendicontazione) senza una semplificazione che permet­­­ta alle aziende di esprimere il proprio potenziale di innovazione”. Infine “non si possono adottare dall’oggi al domani norme che mettono fuori mercato le nostre imprese senza dargli modo e tempo di reagire”.­

Sul tema delle competenze e della necessità di un cambio culturale, che consenta di vedere la sostenibilità come un’opportunità di business, si sono soffermati rappresentanti di importanti aziende partner dell’evento, che hanno riportato la propria esperienza.

Roberto Basso, Direttore External Affairs and Sustainability di WINDTRE, si è soffermato sul tema dei dati e del loro utilizzo, centrale nel momento in cui si lavora per costruire un futuro più resiliente, e sulla necessità di nuove regole relative al loro utilizzo. Altro punto centrale secondo Basso è il mercato unico europeo del digitale, che oggi non abbiamo, per cui dovremmo chiamare a raccolta tutte le intelligenze che possono contribuire a costruirlo. Le imprese possono offrire molte competenze (per esempio proprio sul tema dei dati), ma è necessario il confronto con le amministrazioni.

Francesco Manna, Responsabile Relazioni Istituzionali Locali di Eni, ha evidenziato come la sostenibilità ambientale non deve essere vista dalle imprese come una conseguenza accessoria, ma come un fattore della produzione. È questo il percorso avviato da Eni, che ha portato avanti una riorganizzazione interna, con la Direzione generale Energy Evolution che lavora proprio per dare valore allo sviluppo di strumenti per la transizione energetica in tutto il processo aziendale. Manna ha poi illustrato gli obiettivi sfidanti dell’azienda sul tema della transizione energetica e della decarbonizzazione, che devono essere necessariamente realizzati attraverso innovazione e slancio tecnologico. Per questo già dal 2012 è cominciato un processo di riconversione delle raffinerie: la prima al mondo convertita da idrocarburi a materiale non fossile è stata Porto Marghera, seguita da Gela. Fondamentale, sottolinea Manna, la cooperazione tra PA e imprese.

Angelo Fienga, World Wide Collaboration Sales and Strategy di Cisco, si è soffermato sul tema dell’economia circolare e sulla visione e strategia di Cisco, evidenziando come aiutare persone, imprese, città e governi a passare a questo modello sia una grande opportunità di business. L’economia circolare, insomma, è non solo necessaria per il pianeta, ma anche remunerativa per le aziende che vi investono. In particolare, per le società tecnologiche la grande quantità di dati che vanno gestiti per garantire un miglior uso delle risorse è un grande filone di sviluppo.  Non stiamo parlando di fantascienza, ha sottolineato Fienga, ma di cose che si possono già fare grazie alle tecnologie. Ovviamente lavorando in partnership, perché nessuno ha tutte le competenze necessarie per il passaggio all’economia circolare.

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