Green New Deal e Smart Cities? Un patto per il rilancio del paese
E’ stato presentato all’ENEA il Rapporto sulla Green Economy 2013: “Un Green New Deal per l’Italia”, curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e ENEA. Giunto alla sua seconda edizione, il Green New Deal è un patto per il rilancio del paese orientato a una green economy efficiente, inclusiva, partecipata e sostenibile. Le smart cities, in questo contesto, possono diventare la chiave della sostenibilità made in Italy e sfruttare l’innovazione tecnologica per restituire ai cittadini il ruolo di protagonisti.
12 Marzo 2014
Francesca Battistoni
E’ stato presentato all’ENEA il Rapporto sulla Green Economy 2013: “Un Green New Deal per l’Italia”, curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e ENEA. Giunto alla sua seconda edizione, il Green New Deal è un patto per il rilancio del paese orientato a una green economy efficiente, inclusiva, partecipata e sostenibile. Le smart cities, in questo contesto, possono diventare la chiave della sostenibilità made in Italy e sfruttare l’innovazione tecnologica per restituire ai cittadini il ruolo di protagonisti.
La presentazione del secondo Rapporto sulla Green Economy, relativo al 2013, individua lo sviluppo delle città intelligenti quale elemento fondamentale per la crescita sostenibile e la ripresa economica del nostro Paese.
Un Green New Deal che parte dalle città può costituire un quadro di riferimento unitario per interventi coordinati ed integrati a livello sociale, ambientale ed economico. Ed è proprio qui che entra in gioco la smart city come piattaforma abilitante dei settori principali trattati nel Rapporto: la riqualificazione energetica delle città, le misure di mitigazione climatica, la riduzione del consumo di materiali ed il miglioramento della gestione dei rifiuti, la mobilità urbana, i rapporti tra l’ambiente urbano e quello agricolo, il patrimonio culturale, la gestione sostenibile della risorsa idrica, la riqualificazione delle aree degradate e l’impiego di tecniche e tecnologie tipiche dell’ICT.
Ma cosa è un New Deal? Una tra le prime e più autorevoli definizioni di un NewDeal verde è del Wuppertal Institut (2009): “Un Green NewDeal è un blocco programmato condiviso e inclusivo di investimenti pubblici e privati in attività che producono beni e servizi per misurare, prevenire, limitare, minimizzare o correggere il degrado ambientale di acqua aria e suolo, i problemi dei rifiuti e lo stato degli ecosistemi, mediante l‘(eco)innovazione nelle tecnologie pulite, nei prodotti e servizi che minimizzano l’inquinamento e nell’utilizzo delle risorse naturali non rinnovabili”.
Il Green New Deal è la cornice abilitante della green economy. Infatti, come afferma Giovanni Lelli, Commissario ENEA: “La Green Economy può rappresentare la chiave di volta per avviare un nuovo ciclo di sviluppo all’insegna della sostenibilità e dell’innovazione tecnologica, con ricadute di lungo periodo che vanno dalla salvaguardia dell’ambiente al rilancio dell’industria e dell’occupazione. Una formidabile spinta propulsiva ad un New Deal legato alla Green Economy può venire da una nuova pianificazione urbana che faccia dell’eco-innovazione tecnologica e sistemica il fulcro della trasformazione delle nostre città per offrire una migliore qualità della vita ai cittadini ed un più sostenibile utilizzo delle risorse energetiche e non energetiche. Si tratta di un’opportunità per la nostra industria nazionale che porterà vantaggi e competitività quanto più sarà in grado di affrontare la sfida tecnologica della trasformazione sostenibile dei propri processi e prodotti. Con l’eco-innovazione si possono trasformare le aree urbane rendendole centri di risultati economici sostenibili e, al contempo, luoghi ideali per la crescita civile dei cittadini”.
Il rapporto esplicita come bisogna partire dalla dimensione urbana affrontando da subito le questioni chiave di policy quali la pianificazione delle infrastrutture verdi urbane e la diffusione di eco-innovazione tecnologica. Proprio nelle città vive, infatti, il 68% della popolazione italiana, si produce il 75% dei rifiuti e la concentrazione abitativa accresce i problemi ambientali, come l’inarrestabile cementificazione con insediamenti distribuiti in maniera frammentata e disordinata sul territorio.
Nel rapporto si punta inoltre a definire la relazione tra agricoltura urbana (orti sociali, tetti verdi, serre a ciclo chiuso) e Smart cities come interazione che può senza dubbio contribuire a garantire un collegamento funzionale tra aree rurali e centri urbani per fornire un’alimentazione sana a un numero sempre maggiore di persone, utilizzando metodologie di coltivazione sempre meno aggressive verso l’ambiente e favorendo la creazione di una micro-economia locale.
Vediamo insieme quali sono i dieci punti principali su i quali il Rapporto Green New Deal vuole puntare:
1) Attuare una riforma fiscale ecologica che sposti il carico fiscale a favore dello sviluppo degli investimenti e dell’occupazione green;
2) Attivare programmi per un migliore utilizzo delle risorse europee e per sviluppare strumenti finanziari innovativi per la green economy;
3) Varare un programma nazionale di misure per l’efficienza e il risparmio energetico;
4) Attivare misure per sviluppare l’attività di riciclo dei rifiuti;
5) Promuovere il rilancio degli investimenti per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili;
6) Attuare programmi di rigenerazione urbana, di recupero di edifici esistenti, di bonifica, limitando il consumo di suolo non urbanizzato;
7) Attuare investimenti per le infrastrutture verdi, la difesa del suolo e le acque;
8) Investire nella mobilità sostenibile urbana;
9) Valorizzare le potenzialità di crescita dell’agricoltura;
10) Attivare un piano nazionale per l’occupazione giovanile per una green economy.
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