Il ruolo delle PA locali per la transizione ecologica nelle infrastrutture urbane verdi

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Il 40% degli investimenti previsti dal PNRR si possono considerare attinenti alla transizione ecologica. Il ruolo della PA è centrale in questo percorso. In particolare, gli interventi delle amministrazioni locali in materia di infrastrutture verdi urbane possono offrire un grande contributo sia nei confronti dell’attuazione e di un utilizzo integrale dei fondi del PNRR, sia in relazione all’Agenda globale 2030 delle Nazioni Unite sulla sostenibilità, che vede in tali infrastrutture un fattore strategico sotto il profilo sociale e ambientale

8 Febbraio 2023

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Gianni Bottalico

Gruppo di lavoro goal 11 e già Responsabile ASviS delle Relazioni con Regioni Province Comuni Enti Territoriali

Foto di Matt Duncan su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/IUY_3DvM__w

Questo articolo è tratto dal capitolo “Transizione verde” dell’Annual Report di FPA presentato il 27 gennaio 2023. Per leggere tutti gli approfondimenti scarica la pubblicazione

La pubblica amministrazione riveste un ruolo centrale nell’attuare una transizione ecologica seria, condotta in modo non ideologico, partecipata a livello popolare e attenta al dialogo con una paziente opera di ricerca del consenso e di revisione, aggiornamento, miglioramento in corso d’opera dei propri obiettivi.

Per la transizione ecologica e digitale degli enti locali le risorse stanziate dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ammontano a circa 50 miliardi di euro e il 40% degli investimenti previsti dallo stesso si possono considerare attinenti alla transizione ecologica. Cifre che offrono l’idea dell’importanza delle PA in questa opera di cambiamento e di miglioramento del livello di vita della popolazione, riducendo nel contempo l’impatto sull’ambiente.

Uno dei principali problemi da risolvere è quello di trovare il modo per ridurre il divario tra grandi città e Regioni da un lato e piccoli Comuni (che costituiscono più dei due terzi del totale dei Comuni italiani) nella capacità di elaborazione tecnica di progetti passibili di esser finanziati con i fondi del PNRR. Vanno incoraggiate forme di cooperazione fra Comuni per affinità di temi, di filiere su cui avvertono la necessità di intervenire, e forme di sostegno e di coordinamento da parte delle Regioni.

Un altro elemento che fa la differenza è costituito dalla forza lavoro. A fronte di una ricerca di competenze nuove, adeguate e qualificate, le PA, e in ultima analisi il Governo, devono saper offrire maggiore attrattività alle proposte di lavoro correlate all’attuazione del PNRR per ciò che concerne la transizione ecologica. La stabilizzazione dei contratti, la definizione di salari che vadano oltre la pura sopravvivenza e che coprano almeno integralmente le spese di trasferimento in altre città da parte dei lavoratori, non costringendo così molti giovani ad accettare, seppur in perdita, tali occasioni di lavoro al solo scopo di ‘fare curriculum’, sono condizioni ineludibili se si vogliono ottenere risultati che vadano al di là di un puro approccio burocratico, indispensabile ma di per sé insufficiente a determinare la realizzazione degli obiettivi stabiliti.

Altro elemento importante è il coinvolgimento delle popolazioni interessate. Una partecipazione che deve iniziare sin dalla fase della progettazione e proseguire con aggiornamenti in fase di realizzazione, puntando a coniugare gli obiettivi generali, definiti a livello comunitario e governativo con le concrete esigenze e particolari necessità di ciascun territorio. Il tema delle infrastrutture urbane verdi si presta bene a questa ricerca di ragionevole compromesso perché accanto alle sperimentazioni architettoniche di richiamo internazionale nei centri storici o nei quartieri à la page possono e devono coesistere progetti di valorizzazione delle caratteristiche storiche, climatiche, culturali, etno-antropologiche, di valorizzazione della biodiversità, e delle identità dei territori e dei centri urbani di qualsiasi dimensione. Con l’attenzione rivolta sempre anche all’aspetto formativo ed educativo degli interventi. E anche a quello turistico-attrattivo, visto che siamo l’Italia, che sconsiglia un approccio dettato solo dal pragmatismo se non dall’ideologia, che non sia compatibile con un quadro generale di bellezza, non solo del paesaggio e dell’ambiente ma di bellezza e armonia umana e civica.

Altro criterio da tener presente per le infrastrutture urbane verdi nella trasformazione ecologica delle città è quello sociale. La sensibilità deve essere quella di voler raggiungere l’obiettivo che la maggior parte, possibilmente tutte, delle categorie sociali possano avvertire tangibili miglioramenti in seguito agli interventi green. Vanno allora affrontati i temi di una mobilità sostenibile e allo stesso tempo compatibile con lo sviluppo economico, non solo dei ceti più agiati, ma del popolo intero, comprese le fasce di popolazione più deboli, fermo restando il diritto inalienabile di tutti alla mobilità individuale e alla proprietà dei mezzi di trasporto, che può tranquillamente coesistere con l’opportuna estensione delle piste ciclabili metropolitane e turistiche, e con altre modalità di gestione dei trasporti, a cominciare da quella strategica dei trasporti pubblici. A tal proposito si avverte l’esigenza di un rafforzamento della mano pubblica nella gestione della mobilità urbana, per accrescere le sinergie tra le infrastrutture verdi urbane e per garantire un servizio pubblico capace di essere anche un fattore importante di riduzione delle disuguaglianze e della differenza di opportunità fra i vari quartieri metropolitani e fra città e aree interne e periferiche.

Le infrastrutture verdi urbane devono divenire una rete organica e integrata di spazi multifunzionali che comprenda parchi, giardini, zone boschive, argini fluviali, coste marittime o sponde lacustri e aree verdi residenziali e commerciali come tetti, terrazze e facciate verdi. Il loro impatto positivo sull’insieme della vita della città dipenderà anche dall’efficacia delle politiche, sempre in capo alle PA, di regolazione del consumo di suolo, di recupero degli edifici dismessi e dalle politiche tendenti all’economia circolare, al riutilizzo dei materiali e dalle politiche di gestione dei rifiuti in modo ecocompatibile.

Compito delle PA è anche quello di monitorare e di predisporre interventi per l’efficientamento energetico degli edifici pubblici, con la riqualificazione energetica e antisismica nell’edilizia scolastica, negli edifici giudiziari, in quelli sanitari e in quelli ad uso militare; inoltre è necessaria la definizione di un percorso di efficientamento energetico delle abitazioni civili che non sia penalizzante per i ceti più deboli, e che non sia in ogni caso forzoso o lesivo del diritto della proprietà dell’abitazione, anche nei suoi aspetti relativi alla locazione o alla vendita dell’immobile, ma che possa risultare attrattivo ed economicamente vantaggioso. Le grandi svolte culturali e di civiltà, che non degenerano in distopia, sono infatti quelle ottenute con il consenso, con la libera scelta dei cittadini e non quelle portate avanti con sistemi coercitivi di incerta costituzionalità.

Se ben calibrati sotto tutti i punti di vista gli interventi delle PA per la transizione ecologica nelle infrastrutture verdi urbane possono conseguire evidenti benefici che, a loro volta, faranno da traino per successivi interventi di trasformazione. Le infrastrutture verdi urbane possono contribuire alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e delle falde acquifere, ridurre il surriscaldamento durante i periodi più torridi dell’estate, ridurre la quota di energia necessaria al riscaldamento invernale, alleviare gli effetti delle alluvioni, delle trombe d’aria, dei terremoti.

Insieme a ciò le infrastrutture urbane verdi possono contribuire a facilitare la socialità, a creare occasioni di incontro fra classi e caste diverse che pur vivendo in una stessa città appartengono a mondi, a universi diversi e distinti. In generale poi aumentano l’attrattività economica e turistica di borghi, centri medio-piccoli, città, Province e Regioni, oltre che il valore commerciale degli immobili, valorizzando ulteriormente il patrimonio immobiliare italiano, indiscutibilmente unico al mondo per storia e pregio.

Se la PA dimostrerà di interpretare con apertura mentale, creatività, buonsenso ed efficienza l’implementazione delle infrastrutture urbane verdi nella variegata realtà che compone il Belpaese, potrà dare, e lo farà senza dubbio, un grande contributo all’avanzamento della transizione ecologica sia nei confronti dell’attuazione e di un utilizzo integrale dei fondi del PNRR, sia in relazione all’Agenda globale 2030 delle Nazioni Unite sulla sostenibilità, che vede in tali infrastrutture un fattore strategico sotto il profilo sociale e ambientale. Per tali ragioni le infrastrutture urbane verdi devono essere considerate anche dalla PA come fattori decisivi per imprimere una svolta nelle politiche urbanistiche in direzione della transizione ecologica di ogni centro abitato.

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