La dark cloud del computing. Make it Green!

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La nuvola nera del cloud computing incombe sui cieli tutt’altro che limpidi del nostro pianeta. Questa è la minaccia ambientale denunciata da Green Peace nel rapporto "Make IT Green". Sotto la lente d’accusa Apple, Facebook e, più in generale, il ‘cloud computing’ – la nuvola delle tecnologie informatiche disponibili online – che, secondo Green Peace, non solo non aiuteranno a combattere i cambiamenti climatici ma avranno pesanti impatti sull’ambiente giacchè i giganti dell’IT stanno costruendo data center che saranno alimentati principalmente da centrali a carbone. 

1 Aprile 2010

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Letizia Pica

Articolo FPA
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La nuvola nera del cloud computing incombe sui cieli tutt’altro che limpidi del nostro pianeta. Questa è la minaccia ambientale denunciata da Green Peace nel rapporto "Make IT Green".

Sotto la lente d’accusa Apple, Facebook e, più in generale, il ‘cloud computing’ – la nuvola delle tecnologie informatiche disponibili online – che, secondo Green Peace, non solo non aiuteranno a combattere i cambiamenti climatici ma avranno pesanti impatti sull’ambiente giacchè i giganti dell’IT stanno costruendo data center che saranno alimentati principalmente da centrali a carbone. La stima proposta prevede che che i data center e le reti di telecomunicazione consumeranno quasi duemila miliardi di kilowattora di elettricità nel 2020. È oltre il triplo del loro consumo attuale e più del consumo elettrico di Francia, Germania, Canada e Brasile messi insieme.

Facebook, è al centro del mirino della ricerca per aver costruito un gigantesco data center a Prineville, nell’Oregon, scegliendo di alimentarlo a carbone. Meglio Yahoo che per il suo nuovo server costruito a Buffalo, nello stato di New York, ha scelto di impiegare anche energia idroelettrica. "L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno – scrive Green Peace – è la costruzione di ulteriori infrastrutture per il ‘cloud computing’ in luoghi dove farebbero crescere la domanda di energia sporca, a carbone. Invitiamo le internet company a scegliere più accuratamente dove costruire e a fare pressione sui governi per l’adozione di energia pulita."

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Ma di quanto si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 se facesse ricorso in misura più consistente alle fonti di energia rinnovabile e si abbracciasse a pieno la filosofia Green? Se usate in modo consapevole e smart, le soluzioni ICT, andando a incidere in "n" settori della nostra economia e vita sociale, possono offrire validi strumenti per raggiungere risparmi energetici.
Quindi se, da un lato, l’IT incide in maniera negativa sull’ambiente, dall’altro è anche parte della soluzione del problema. E’ limitante e fuorviante affidare all’ICT un valore morale, i risultati dipendono, come per molte altre cose, dall’uso che ne viene fatto. Dalle scelte politiche e industriali che nè la politica nè i settori produttivi dovrebbero continuare, nel migliore dei casi, a sottovalutare e nel peggiore e più frequente, ad ignorare.

La computer literacy di cui parlavamo qualche tempo fa, dovrebbe divenire bagaglio culturale di tutti coloro che, volenti o nolenti, sono "esseri digitali", e ogni giorno con i propri comportamenti possono contribuire ad inquinare come a rendere più pulito il pianeta. Dalla cartaccia per strada, alla luce lasciata inutilmente accesa, al computer che gira a vuoto facendoci perdere tempo ed energia (non solo nostra). E’ prima di tutto un fatto di cultura e da qui di sensibilità. Poi vengono le scelte, singole e collettive.

Oltre trecentomila le persone che chiedono su Facebook e a Facebook di passare ad un’alimentazione energetica esclusivamente da fonti rinnovabili. La stessa Green Peace invita a utizzare questo strumento per propagare la notizia e allargare il numero dei sostenitori della campagna ecologista. Perchè se a guadarci sono in pochi, a rimetterci siamo in tanti, tantissimi, solo a voler considerare gli esseri umani. Per tentare di arginare i disastrosi effetti di politiche industriali scellerate nei confronti dell’ambiente Green Peace lancia "Cool it", una sfida alle aziende ICT per stimolare, attraverso una sana competizione, le realtà più attive nella riduzione delle emissioni, con un obiettivo di taglio del 15% entro il 2020.

Con un pianeta inquinato e in overbooking come il nostro, quelle ambientali sono questioni che dovrebbero essere in cima all’agenda di ogni governo e nelle coscienze di ogni cittadino, come parte imprescindibile di una cultura di base che dovrebbe appartenere ad ogni essere umano, prerequisito al diritto di cittadinanza nel mondo. Quando si prende in prestito qualcosa, o si affitta uno spazio, ci si assume la responsabilità, prima di tutto morale, di averne cura e restituirlo in buone condizioni.
Perchè questo non avviene con l’ambiente che dovrebbe essere di tutti e di nessuno?

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