L’energy manager nella PA: chi è e cosa serve per affermare questa figura

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Il connubio efficienza energetica/energy manager nasce più di trent’anni fa, ma questa figura si è affermata soprattutto nei settori industriali, nelle PMI, e ben poco nella PA. Un nodo da affrontare se si vuole far fronte al cambiamento climatico, perché la figura dell’energy manager può fare la differenza, indirizzando le giunte comunali, gli uffici tecnici e proponendo gli interventi più opportuni. Bisogna investire sulle persone, sul loro numero e sulla loro formazione. Come fare? Prima di tutto cercando di fare rete, ossia di mettersi insieme e trovare sinergie fra enti su uno stesso territorio e non solo. Il contributo di Micaela Ancora, FIRE – Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia

6 Ottobre 2023

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Micaela Ancora

FIRE - Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia

Foto di Álvaro Serrano su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/YsvAZFxDZ_8

L’efficientamento energetico risulta essere un obiettivo centrale quando si tratta di Pubblica Amministrazione ed il motivo risiede nel consistente parco immobiliare pubblico, il più delle volte datato e bisognoso di interventi sull’involucro. Il tema è stato al centro dei Cantiere Efficienza Energetica promosso da FPA e, nello specifico, è stato al centro del tavolo di lavoro degli Energy & Facility manager a FORUM PA 2023.

L’energy manager nella PA: chi è e perché è una figura chiave

Il connubio efficienza energetica/energy manager nasce più di trent’anni fa; la figura si costituisce con la legge 10/91 proprio per gestire in modo efficiente l’energia, puntando alla riduzione dei consumi. Le nomine sono gestite, sempre per legge, dalla FIRE (Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia). Negli anni l’energy manager si è affermato soprattutto nei settori industriali, nelle PMI ma ben poco nella PA, per una serie di motivi che analizzeremo a breve.

Intanto c’è da dire che in questo periodo storico in cui le parole transizione energetica ed ecologica, decarbonizzazione, sostenibilità sono obiettivi imprescindibili se si vuol far fronte al cambiamento climatico, la figura dell’energy manager è tra quelle che può fare la differenza, indirizzando le giunte comunali, gli uffici tecnici e proponendo gli interventi più opportuni in termini di efficienza energetica.

Chiaramente per far ciò deve essere messo in condizioni di operare al meglio e di approfondire la sua formazione con l’aggiornamento costante. Diciamo che oggi, con il PNRR che guarda con un occhio di riguardo alla sostenibilità e in generale all’energia, la PA necessita di professionisti che sappiano cogliere le opportunità e i finanziamenti.

Al tavolo di lavoro degli Energy & Facility manager organizzato da FPA hanno partecipato soggetti molto virtuosi; pertanto, i risultati raggiunti sono stati positivi. In particolare, hanno dato modo di inquadrare tutto il sistema delle partnership pubblico/privato, un valido strumento soprattutto se si è una piccola amministrazione che per realizzare i progetti ha bisogno di supporto economico. In realtà, quando si tratta di PA si dovrebbe parlare di pubblica amministrazione al plurale perché le realtà sul territorio sono molto diverse tra di loro, il patrimonio edilizio è differente, spesso le mission sono differenti, come lo è il parco veicoli per il trasporto pubblico.

Quali ostacoli per la figura dell’energy manager nella PA

Tornando all’energy manager, esistono una serie di problemi storici legati sia al suo ruolo sia ai progetti di efficientamento energetico nella PA. Il primo è spesso la mancanza di una continuità nell’azione politica, a livello di enti, per portare avanti in modo costante i progetti e le linee guida sul tema dell’uso razionale dell’energia: alcuni energy manager lamentano che ogni qualvolta si ha un cambio della guardia si riparte da capo e ovviamente questo non aiuta la realizzazione degli interventi, tanto più che spesso si seguono dei percorsi burocratici non proprio rapidi. Pensiamo ai partenariati pubblico privati (PPP), l’esperienza sta dimostrando che prendono piede sempre più, con una continuità politica nel tempo sarebbe tutto più semplice. In questa cornice gli energy manager rappresentano i professionisti chiave per aiutare il cambiamento, indirizzare, se sono in grado di valutare i progetti e orientare le scelte delle amministrazioni verso soluzioni maggiormente efficaci dal punto di vista energetico e ambientale.

Competenze, persone, attrattività della PA per gli energy manager

Dal confronto è emersa una certa carenza di competenze sulle tematiche energetiche e legate agli interventi di efficienza energetica, per questo la formazione è fondamentale. Come FIRE, abbiamo puntato molto su questo aspetto, creando una academy ad hoc, che possa supportare le necessità di aggiornamento del professionista. Ma non mancano solo le competenze. Purtroppo, l’elemento prioritario oggigiorno è la carenza di persone e questo è un problema strutturale nel nostro Paese: senza le persone è difficile fare le rivoluzioni!

Ovviamente le due mancanze diventano ancora più influenti quando ci sono azioni come il PNRR o come gli incentivi (pensiamo al superbonus che ha marginalmente toccato la pubblica amministrazione) che richiedono, invece, tempi di reazione e di azione molto rapidi. Bisogna investire nelle persone, sul numero e sulla loro formazione. Come fare? Un suggerimento che si può dare è di cercare di fare rete, ossia di mettersi insieme e trovare sinergie fra enti su uno stesso territorio e non solo. Ad esempio, un caso virtuoso è quello dell’Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo Sostenibile (AESS) di Modena, un’associazione fondata nel 1999 nell’ambito del programma europeo SAVE II, che presta servizi ad enti pubblici, imprese e privati. AESS ha iniziato a svolgere le attività su Modena per poi estenderle un po’ per volta in Emilia-Romagna; oggi vanta soci in tutta Italia. Ciò permette di sfruttare competenze incrociate.

Passando ad un altro tema di supporto, un suggerimento per le PA è quello di investire nella digitalizzazione e nei sistemi di monitoraggio perché aiutano ad avere la contabilità real time, a evitare errori di fatturazione, intervenendo in modo molto più valido.

Alla carenza di persone, si affianca il problema della mancanza di attrattività della PA. Gli energy manager, come altre figure professionali, scontano quello che è un problema costante: ingegneri particolarmente formati, tendono a proporsi sul mercato privato. Sulla base di ciò, bisognerebbe ragionare su come migliorare l’appeal della pubblica amministrazione come datore di lavoro.

Comunità energetiche (CER): un seme che porta nuovi frutti

Infine, il tavolo di lavoro ha affrontato il tema attualissimo delle comunità energetiche, che stanno nascendo, e sulle quali soprattutto gli enti locali giocheranno un ruolo importantissimo e determinante nei prossimi anni.

Le CER puntano a creare un senso di comunità con una valenza sociale. Il fatto di poter creare ed erogare dei servizi territoriali, mettendo in condivisione gli impianti di produzione da fonti rinnovabili è poco legato al ritorno economico, è, soprattutto, un ritorno in termini di immagine della PA. E poi si allarga il senso di comunità sui territori, perché anche i cittadini possono diventare parte di queste azioni.

Anche in relazione alle CER è fondamentale per gli energy manager acquisire le competenze tecniche specialistiche, ma un ruolo importante lo giocano anche le competenze di tutti i dipendenti della pubblica amministrazione e dei cittadini che devono essere opportunamente sensibilizzati.

La costituzione delle CER rappresenta un seme che porta nuovi frutti. Nel tempo, infatti, può seguire lo sviluppo dei servizi, per esempio, per l’efficienza energetica territoriale, per la mobilità innovativa, per la riqualificazione urbana.

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