Salvaguardia ambientale e tutela sanitaria nell’ordinamento del nostro Paese
L’attuale normativa è parziale ed incompleta e, nella pratica, le Valutazioni Ambientali non arrivano ad affrontare in maniera adeguata gli impatti sulla salute umana, in termini di “rischio sanitario” potenzialmente associato a determinate attività antropiche
26 Aprile 2018
Giuseppe Lo Presti, Direttore generale*
Almeno teoricamente esiste un unico Mondo che è l’Ambiente la cui etimologia (latino ambiens, participio presente del verbo ambire, circondare, andare attorno) descrive appieno l’approccio olistico e unitario dello Spazio che ci circonda e che pertanto comprende tutti i fattori naturali e antropici. Tra questi sono comprese la popolazione e la salute umana, quest’ultima da intendere non solo come “assenza di malattia”, in linea con la definizione più ampia di “salute” sancita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1948.
L’importanza di considerare il nesso tra pressioni ambientali e rischi per la salute umana è stata sottolineata sia dall’UE che dalle Nazioni Unite. È infatti assodato, sia a livello europeo che internazionale, che lo stato qualitativo dell’ambiente, in tutti i suoi aspetti (acqua, aria, inquinamento acustico, produzione ed uso di sostanze chimiche), influenzi in maniera significativa lo stato di salute e il benessere della popolazione.
In particolare il 7° Programma Europeo di azione per l’ambiente “Vivere bene entro i limiti del nostro pianeta” (Decisione n.1386/2013/UE) all’obiettivo n.3 (“proteggere i cittadini dell’Unione da pressioni legate all’ambiente e da rischi per la salute il benessere”), fa riferimento proprio ai fattori di pressione ambientale che sono all’origine del 15% dei decessi nell’area europea:- inquinamento atmosferico generato da trasporti ed emissioni industriali;
- qualità delle acque di balneazione e dell’acqua potabile;
- produzione e uso di sostanze chimiche;
- inquinamento acustico.
Il quadro generale: la spinta verso una concreta integrazione tra i due sistemi della tutela dell’ambiente e della salute
Anche le Nazioni Unite nel 2015, nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, hanno indicato, tra gli obiettivi, la riduzione, entro il 2030, del numero di decessi e malattie da sostanze chimiche pericolose e da contaminazione e inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo (target 3.9).
Oltre a ciò il recente decreto legislativo n.104 del 2017 ha sostituito, tra i fattori per i quali devono essere descritti e valutati gli effetti diretti e indiretti di un progetto, il termine “uomo” con i termini “popolazione e salute umana”.
Un ulteriore tassello verso l’integrazione dei temi “ambiente e salute umana” è stato introdotto dall’art. 9 della legge n. 221 del 2015 (c.d. Green economy), che ha inserito il nuovo comma 5 bis dell’art. 26 del D.Lgs.152/2006, inerente l’integrazione della Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) nell’ambito del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) di competenza statale su alcune tipologie di progetti.
Tuttavia, è solo un primo passo verso una concreta integrazione tra ambiente e salute, in quanto l’attuale normativa è parziale ed incompleta e, nella pratica, le Valutazioni Ambientali (Valutazione Ambientale Strategica – VAS e VIA) non arrivano ad affrontare in maniera adeguata gli impatti sulla salute umana, in termini di “rischio sanitario” potenzialmente associato a determinate attività antropiche.
Prospettive future: È auspicabile che ambiente e salute siano integrati con uno strumento normativo ad hoc che indichi in maniera omogenea sul territorio nazionale le metodologie tecnico-scientifiche per la valutazione degli effetti sanitari e ne disciplini il campo di applicazione
È proprio nello spirito di quanto sopra ricordato che ambiente e salute si integrino, sia nella fase programmatica che autorizzativa, questo perché le eventuali “macro criticità sanitarie” dovrebbero in primo luogo essere valutate negli strumenti di programmazione regionale e nei procedimenti VAS e VIA.
In conclusione, le valutazioni e le autorizzazioni ambientali, indirizzate alla prevenzione e riduzione dell’inquinamento dell’ambiente, non escludono l’obiettivo dell’incolumità dell’uomo, ma lo trattano limitatamente ad alcuni aspetti.
L’esistenza di un centro di riferimento nazionale ambientale/sanitario di riconosciuta autorevolezza potrebbe sicuramente risultare utile nel dare indicazioni sul “come procedere, fornendo i necessari strumenti per attuare e per “leggere” valutazioni basate su strumenti statistici. Nel caso, ad esempio, delle indagini epidemiologiche, sarebbe necessario definire i parametri ed i dati di riferimento sia per gli aspetti ambientali che sanitari da applicare sia agli studi localizzati sia al confronto dei risultati con i dati di diversa scala (nazionale, regionale od altro). Tutto ciò al fine di stabilire approcci omogenei che siano scevri di potenziali “interpretazioni” che risentano delle scelte soggettive del singolo analista, con conseguenti, e talora macroscopiche difformità applicative ai singoli casi concreti.
* Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Direzione Generale per le Valutazioni e le Autorizzazioni Ambientali