San Francisco e i Fantastici 3: missione “zero waste”
La città di San Francisco si è data un obiettivo ambizioso: quello di azzerare entro il 2020 la produzione di rifiuti e, pensate un po’, lo ha fatto più di 10 anni fa. Oggi è a buon punto per raggiungere il traguardo e a vederla da qui non sembra così complicato. In realtà è tutto frutto di un innovativo waste management iniziato negli anni’80, che ha saputo coniugare politiche, partnership private, cittadinanza attiva e un’ampia campagna di sensibilizzazione e formazione fuori e dentro le aule scolastiche. La sostenibilità non si improvvisa.
23 Giugno 2014
Eleonora Bove
La città di San Francisco si è data un obiettivo ambizioso: quello di azzerare entro il 2020 la produzione di rifiuti e, pensate un po’, lo ha fatto più di 10 anni fa. Oggi è a buon punto per raggiungere il traguardo e a vederla da qui non sembra così complicato. In realtà è tutto frutto di un innovativo waste management iniziato negli anni’80, che ha saputo coniugare politiche, partnership private, cittadinanza attiva e un’ampia campagna di sensibilizzazione e formazione fuori e dentro le aule scolastiche. La sostenibilità non si improvvisa.
Con più dell’80% di raccolta differenziata, la percentuale più alta degli Stati Uniti, la città di San Francisco si è affermata come leader mondiale nella gestione dei rifiuti, come attesta il City Climate Leadership Awards vinto nel 2013 nella categoria Solid Waste Management. Un traguardo non da poco per una città che conta più di 800.000 abitanti, circa 1,3 milioni di city user giornalieri e quasi la metà dei residenti non di lingua inglese.
Alla base di questa politica di successo un programma organico dal triplice approccio, con l’intento di affrontare sia le sfide giuridiche che amministrative e sociali, che una riforma porta con sé. Perché raggiungere l’obiettivo dei rifiuti zero entro 2020, come si auspica il Dipartimento dell’Ambiente del Comune (SFE), significa progettare e utilizzare i prodotti secondo il principio del “miglior uso”; significa anche che i materiali di scarto devono seguire una gerarchia precisa: riduzione, riutilizzo, riciclo o compost. E’ quindi grazie a una strategia a lungo termine, fatta di misure pragmatiche e politiche incrementali e settoriali (produzione e confezionamento, consumi, gestione dei rigetti privati e appalti pubblici), che San Francisco è divenuta l’esempio della sostenibilità. La City è il riferimento politico con compiti di supervisione: sviluppa programmi, stabilisce gli incentivi finanziari per i generatori di materiali e fornitori di servizi e assiste la ricerca tecnologica. Mentre il suo principale partner, Recology, gestisce le infrastrutture per la raccolta, il riciclo, il compost e la discarica.
Se da una parte sono state emanate forti politiche di riduzione dei rifiuti ed è stata fondamentale la collaborazione con la società di gestione dei materiali like-minded che raccoglie, ricicla e organizza tutti i rifiuti commerciali e privati in città, dall’altra a nulla sarebbe valso tale impegno se parallelamente non si fosse coltivata una cultura del riciclo e del compostaggio.
I risultati non si sono fatti attendere: 428.048 tonnellate di materiale smaltito nel 2012, il livello più basso mai registrato negli USA, e più di 600 tonnellate al giorno di raccolta organica, più di qualsiasi programma di compostaggio negli Stati Uniti.
La sostenibilità non si improvvisa
Oggi dietro al progetto Zero Waste c’è un vero e proprio team che fa capo al Dipartimento dell’Ambiente (SFE) impegnato in campagne di sensibilizzazione, programmi di mandato e politiche di riduzione dei rifiuti sia a livello locale che statale. La divisione Rifiuti Zero è composta da 10 dipendenti, assegnati a diversi settori: un direttore di programma, uno su progetti speciali, due esperti per i rifiuti commerciali, tre per i rifiuti residenziali, un esperto per i rifiuti edili, due concentrati sul governo della città. Queste 10 persone sono responsabili delle strategie, dei programmi, delle politiche e degli incentivi per raggiungere l’obiettivo dei rifiuti zero. Nella stessa Commissione Ambiente del Comune, con il compito di consigliare l’Autorità di Vigilanza attraverso report scientifici o proposte legislative, sono inclusi un avvocato ambientale e un eco-educatore.
D’altronde a San Francisco di parla di zero waste dagli anni ’80, prima ancora che il termine divenisse di uso comune per indicare le politiche volte alla sostenibilità ambientale. Nel 1989 infatti viene emanato l’Integrated Waste Management Act. Un provvedimento legislativo statale volto a ridurre lo smaltimento dei rifiuti in discarica che impegnava le città e le contee a diminuire i rifiuti solidi urbani del 25% entro il 1995 e il 50% entro il 2000. Alla fine del 1990, San Francisco divenne la prima città degli USA ad avviare un programma di raccolta alimentare di compostaggio su larga scala.
E’ stato nel 2002 che la città ha fissato l’ambizioso obiettivo di raggiungere “rifiuti zero” allo smaltimento entro il 2020. Sono seguiti una serie di provvedimenti legislativi che spingessero i cittadini e le imprese ad aumentare i loro tassi di riciclaggio: ad esempio la Construction and Demolition Debris Recovery Ordinance (recupero detriti derivanti dalle demolizioni) del 2006 e il Food Service Waste Redution Ordinance del 2007, che chiedeva ai ristoranti di utilizzare contenitori riciclabili o di materiale organico per il cibo da asporto. Ma fu solo l’inizio, una volta che i cittadini si abituarono a questo nuovo modo di organizzare i rifiuti, il compostaggio da volontario divenne obbligatorio per tutti, imprese e cittadini, nel 2009.
Ma questa lettura non deve trarre in inganno, ogni provvedimento o legge è stato supportato da un impegnativo piano di formazione. Grazie all’educazione al riciclaggio e al compostaggio nelle scuole, infatti, i genitori oggi si trovano spesso a chiedere ai loro figli dove va, ad esempio, il cartone unto della pizza: compost o riciclabile? La città ha inoltre attivato e potenziato le reti civiche già esistenti, soprattutto quelle impegnate per la sostenibilità ambientale. Per oltre due decenni, la città di San Francisco ha dato sovvenzioni alle organizzazioni no-profit locali per contribuire ad aumentare il riciclaggio e il compostaggio.
Altro tassello fondamentale per ampliare la pratica del riciclaggio e del compostaggio in città, è stato il piano di formazione ai “lavori verdi”,detto Environment Now. Un team composto da 20 residenti di San Francisco provenienti da ambienti diversi, con una vasta gamma di esperienze e competenze, ma accomunati dalla passione per l’ambiente, hanno condotto delle campagne di sensibilizzazione multilingue per incoraggiare le imprese e residenti a riciclare. Un’attività svolta porta a porta che ha permesso di raggiungere fasce della popolazione generalmente difficilmente coinvolte nelle politiche della città e ha insegnato un lavoro a coloro che ne erano alla ricerca.
I Fantastici 3
La storica collaborazione della municipalità con la società Recology è sicuramente un buon esempio di come un servizio di solito di competenza pubblica, possa trasformarsi in un business senza andare a scapito della comunità. San Francisco, oltre a effettuare ogni settimana una riunione programmatica con i rappresentanti di Recology, mantiene il controllo definendone i tassi ogni cinque anni, tutti i clienti infatti pagano un canone minimo di servizio per la raccolta, più tasse aggiuntive in base al volume di spazzatura prodotto. Mentre per i residenti, Recology fornisce i servizi di riciclaggio e compostaggio senza costi ulteriori, per le imprese questi servizi vengono attualizzati fino al 75%, per incoraggiarle a ridurre i propri rifiuti. Con questa strategia, Recology ottiene dei profitti sia dalle entrate che riceve dal servizio di riciclaggio e di decomposizione, sia dalla vendita dei materiali riciclabili e dei compost. Inoltre sono previsti fino a 2.000 mila dollari di bonus in caso di riduzione dello smaltimento dei rifiuti. E’ così che per contribuire a soddisfare gli obiettivi e aumentare il valore dei materiali tolti, l’azienda ha investito pesantemente nelle infrastrutture necessarie al riciclaggio, comprese impianti di recupero di materiali riciclabili (MRF) e diversi siti di compostaggio regionali. Ha anche sviluppato un mercato per il compost che raggiunge le fattorie, i giardinieri e gli agricoltori locali, migliorando così il proprio ritorno economico e chiudendo il ciclo. Inoltre un accordo con la municipalità prevede che la Società assuma lavoratori svantaggiati
Ma chi sono i Fantastici 3? Con questa politica progressista non ci si deve stupire nel sentire che il programma di riciclaggio elaborato dalla città di concerto con la società Recology è stato soprannominato “Fantastic 3”. Tre sono infatti i carrelli destinati alla raccolta: nero, blu e verde rispettivamente indifferenziato, riciclabile e organico.
Inoltre San Francisco ha una fiorente settore, che possiamo definire informale, del riciclaggio. Sono ben 20 i centri statali in città dove portando bottiglie di vetro o plastica puoi venire pagato dai 5 ai 10 cent a bottiglia. Ed è sempre in questi centri che si raccolgono i rifiuti speciali ad alto impatto ambientale.
Il passaggio ad una cultura di Rifiuti Zero
La politica della città di San Francisco ha richiesto un cambio di abitudini, modo di pensare, in una parola di cultura dei suoi cittadini ad accettare l’obiettivo zero rifiuti. E’ stato sicuramente un percorso che ha richiesto due decenni per realizzarsi, ma ad oggi il 80% dei rifiuti pro capite è stato riciclato e già nel 2010 la percentuale dei rifiuti diretti in discarica era dimezzata rispetto al 2000. Un flessione sorprendente.
Anche in questo caso, come in altri di cui abbiamo parlato su queste pagine, l’amministrazione ha dato il buon esempio. Essendo il governo della città produttore del 15% del flusso dei rifiuti, tre dipendenti hanno il compito di capire come ridurre gli sprechi e di come gestirli. In questo senso è stato creato un magazzino virtuale on-line che facilita lo scambio di forniture in eccesso tra agenzie della città e aiuta anche la città negli acquisti verdi. Parte del successo di SFE può essere accreditato ad un finanziamento coerente, non dalla città, ma direttamente dalle tariffe pagate per la raccolta dei rifiuti. In generale il bilancio per il programma Rifiuti Zero è di circa 7.000 mila dollari l’anno, che vengono pagati da Recology sulla base dei suoi ricavi.
Ma è soprattutto l’aver dimostrato ai residenti e alle imprese che il riciclaggio può essere un importante fonte di risparmio la vera molla. E mentre il SFE mette gli occhi su un nuovo impianto che renderà possibile, attraverso un sistema meccanico a basse temperature, estrarre dalla spazzatura anche le più piccole parti di materiale biologico, la municipalità sta incoraggiando altre città ad abbracciare l’obiettivo dei rifiuti zero. Molte nella zona della baia di San Francisco hanno già aderito.