In questa intervista andiamo alla scoperta del mondo dello sviluppo tecnologico e delle professioni: in che modo l’innovazione impatta sui lavoratori del Ventunesimo secolo? Ne parliamo con Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute, intervistato da Gianni Dominici
24 Marzo 2020
Redazione FPA
Si parla sempre più spesso dell’impatto dell’innovazione tecnologica sulle professioni e sulla vita quotidiana di ciascuno di noi. E sempre più spesso, ci si interroga sulle azioni che dovrebbero intraprendere i governi per accompagnare questo cambiamento.
In questa intervista, Gianni Dominici, direttore generale di FPA, ne parla con Stefano Epifani, presidente del Digital Transformation Institute e autore del libro “Sostenibilità Digitale: Perché la sostenibilità non può fare a meno della trasformazione digitale”.
Cinque storie per cinque professioni, partendo da quella di un giornalista, che prevedendo, in un futuro distopico, che i robot scriveranno gli articoli al posto suo, si interroga sulla vera utilità dell’intelligenza artificiale e su come la professione sia cambiata in questi ultimi anni.
E poi c’è Alfio, un tassista, che acquista una licenza per condurre i taxi nel momento forse più sbagliato per farlo. Tante storie con un unico tema centrale: l’innovazione digitale non è una chimera che assorbe tutti coloro che fino a quel momento non l’hanno utilizzata; è un’opportunità, che può dare un’accelerazione al lavoro di tutti noi, con un occhio alla sostenibilità.
L’innovazione può aiutare qualunque professione a essere più produttiva e soprattutto sostenibile. Da una parte, strutturando un percorso attraverso il quale rendere la tecnologia sostenibile; dall’altra per rispondere all’emergenza sociale che lo sviluppo delle tecnologie pone. La politica non deve bloccare l’innovazione, ma comprendere come cavalcarla, e allo stesso tempo tutelare le professioni che vengono toccate da questo cambiamento.