L’implementazione del Compact all’interno della pubblica amministrazione centrale
"Approvato nel novembre del 1998, il Compact rappresenta la realizzazione dell’impegno assunto da Tony Blair nel corso della campagna elettorale dell’anno precedente: coinvolgere attivamente il terzo settore nella realizzazione delle politiche sociali del Regno Unito. Per diversi anni, infatti, pur ricoprendo un ruolo socialmente ed economicamente importante, le organizzazioni del terzo settore (OTS) non hanno goduto di alcun riconoscimento formale da parte delle istituzioni pubbliche, rimanendo quasi sempre escluse dai tavoli decisionali legati allo sviluppo e implementazione delle public policies del Paese. Proviamo a comprendere come gli apparati del governo centraleabbiano progressivamente fatto propri i principi del Compact, sviluppando misure capaci di migliorare i rapporti istituzionali con le OTS e atti a sviluppare forme di collaborazione sempre più intense con tali realtà".
Continua l’approfondimento sul modello britannico a cura di Lorenzo Bandera, ricercatore dell’Osservatorio Secondo Welfare.
15 Maggio 2013
Lorenzo Bandera
Approvato nel novembre del 1998, il Compact rappresenta la realizzazione dell’impegno assunto da Tony Blair nel corso della campagna elettorale dell’anno precedente: coinvolgere attivamente il terzo settore nella realizzazione delle politiche sociali del Regno Unito.
Per diversi anni, infatti, pur ricoprendo un ruolo socialmente ed economicamente importante, le organizzazioni del terzo settore (OTS) non hanno goduto di alcun riconoscimento formale da parte delle istituzioni pubbliche, rimanendo quasi sempre escluse dai tavoli decisionali legati allo sviluppo e implementazione delle public policies del Paese. In questo senso appare interessante comprendere come gli apparati del governo centrale – Ministerial Departments, Non-Ministerial Departments e Non-Departmental Public Bodies – abbiano progressivamente fatto propri i principi del Compact, sviluppando misure capaci di migliorare i rapporti istituzionali con le OTS e atti a sviluppare forme di collaborazione sempre più intense con tali realtà.
Occorre anzitutto sottolineare come l’implementazione del Compact da parte delle diverse PA dell’apparato centrale non sia stata imposta dall’alto e come essa sia avvenuta in maniera flessibile, con modalità e tempistiche diverse da dipartimento a dipartimento, conformemente alla natura non-vincolante del concordat. Ai vari segmenti dell’apparato pubblico centrale è stata infatti lasciata totale autonomia circa gli strumenti e i tempi attraverso cui rendere operativi i principi contenuti nel documento nazionale, in modo che lo sviluppo delle politiche ad esse collegate rispondesse alle capacità ed esigenze di ogni PA coinvolta.
I responsabili dei departments hanno pertanto avuto la possibilità di decidere quale modalità di implementazione adottare basandosi sulla realtà dei propri uffici, valutando le esigenze del proprio personale, le attività svolte dal proprio dipartimento e il livello delle relazioni, più o meno intense, mantenute con la società civile. Alcune di queste PA hanno scelto di inserire nel proprio regolamento espliciti riferimenti al Compact, altre, sulla base dei principi contenuti nel documento nazionale, hanno sviluppato particolari strutture di coordinamento con le OTS, altre ancora hanno varato programmi specificamente rivolti al terzo settore.
Il perseguimento dei principi del Compact all’interno della quasi totalità delle PA facenti capo al governo centrale sarebbe stata tuttavia molto complicata senza l’azione svolta dall’Office for Civil Society (OCS). Quest’unità amministrativa, che attualmente fa riferimento al Cabinet Office – il department alle dirette dipendenze del Primo Ministro -, da quando esiste il Compact è andata strutturandosi per aiutare i diversi segmenti del governo centrale ad aderire ai principi del Compact stesso.
L’OCS svolge principalmente due funzioni. In primis funge da canale privilegiato attraverso cui si mantengono i rapporti tra dipartimenti governativi e OTS, monitorando quanto più possibile tutte le attività sviluppate sia dal settore pubblico che da quello del non profit su tematiche sociali, e favorendo momenti di incontro e dialogo tra queste due realtà. Questo significa che, nel caso in cui un’organizzazione del terzo settore volesse prendere contatti con un ufficio pubblico che si occupa a vario titolo di social policies, l’Office for Civil Society rappresenta l’attore privilegiato cui rivolgersi. Parimenti, se una PA necessita di maggiori informazioni su un’organizzazione del terzo settore o un progetto promosso da un ente non profit può rivolgersi all’OCS.
In secondo luogo l’Office for Civil Society svolge un’attività di promozione del principi del Compact all’interno dell’apparato pubblico, coordinando i departments nel momento in cui essi si trovano ad approvare misure riguardanti il terzo settore. Quest’ultimo compito tuttavia, col passare degli anni, è diventato progressivamente meno impegnativo. Man a mano che i diversi dipartimenti hanno fatto propri i principi del Compact, il compito dell’OCS è infatti divenuto sempre più quello di coordinatore dei rapporti piuttosto che di promotore dei principi, svolgendo un ruolo comunque molto importante per il mantenimento di relazioni costanti e fruttuose tra PA e OTS.
Queste scelte, sicuramente poco usuali per il sistema pubblico, hanno permesso il raggiungimento di risultati importanti. Attualmente all’interno dei principali departments del governo britannico, come mostra anche un rapporto del National Audit Office il rispetto dei principi stabiliti dal Compact sembra essere ormai una prassi consolidata. Questo significa che le diverse diramazioni del governo centrale hanno recepito i contenuti del documento e si sono direttamente impegnate affinché gli atti e i regolamenti prodotti – nonché le azioni del proprio personale – possano essere attenti al terzo settore e compatibili con i parametri previsti dal Compact.
Se da un lato la PA per l’implementazione del Compact si è dotata di una struttura come l’OCS, che ha sicuramente svolto un ruolo centrale per lo sviluppo del progetto all’interno dell’apparato pubblico, non va sottovalutato lo speculare impegno assunto da gran parte delle OTS inglesi affinché i contenuti del Compact potessero diventare effettivi anche nell’ambito del settore non profit. Le organizzazione del terzo settore decisero di convertire il Working Group on Government Relations, grazie al cui lavoro erano stati individuati e definiti i contenuti del Compact, in una struttura permanente che potesse interfacciarsi continuativamente con il settore pubblico.
Tale struttura nel corso degli anni ha più volte modificato la propria denominazione e ampliato i suoi compiti e funzione, divenendo infine l’odierno Compact Voice, organismo che rappresenta una parte consistente del mondo associazionistico inglese. Questo ente riveste un ruolo importante in tema di monitoraggio e valutazione delle iniziative proveniente dal terzo settore, ed è un punto di raccordo tra OTS e PA. Compact Voice è infatti riconosciuto da entrambe le parti quale soggetto capace di canalizzare le esigenze provenienti dal non profit e presentarle ai diversi livelli di governo.
Il recepimento di principi del documento da parte dell’apparato governativo ha dunque permesso alla pubblica amministrazione di sviluppare public policies più efficienti ed efficaci su temi sociali. La capacità di avvalersi del know-how delle organizzazioni del terzo settore, l’accesso a conoscenze non recepibili attraverso i normali canali esistenti tra pubblico e privato e la capacità di servirsi, in taluni casi, delle attività svolte dalle organizzazioni del terzo settore hanno infatti consentito al settore pubblico di rispondere in maniera più completa ai bisogni della società civile. Il raggiungimento di tali obiettivi sarebbe stato tuttavia molto più complesso senza la presenza di un soggetto capace di incanalare le esigenze di gran parte del terzo settore e, al tempo stesso, capace di rapportarsi costantemente con le pubbliche amministrazioni centrali.