Una casa del Welfare a FORUM PA 2010: l’intervista al Ministro Sacconi
A FORUM PA 2009 il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi aveva presentato il Libro Bianco sul futuro del modello sociale “La vita buona nella società attiva” anticipando le linee dell’Unione Europea che ha promosso il 2010 come "anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale". L’impegno a costruire un sistema basato sulla "presa in carico" della persona è confermato, anche per quest’anno, dal progetto Casa del Welfare con il quale il Ministero ha scelto di partecipare a FORUM PA 2010 coinvolgendo tutti gli enti ad esso collegati.
Vi presento un’intervista al Ministro Sacconi in cui lui stesso illustra il perchè di questa decisione fondata sulla volontà di costruire una risposta globale ai bisogni di ciascun individuo. Buona lettura.
20 Aprile 2010
Carlo Mochi Sismondi
A FORUM PA 2009 il Ministro del Welfare Maurizio Sacconi aveva presentato il Libro Bianco sul futuro del modello sociale “La vita buona nella società attiva” anticipando le linee dell’Unione Europea che ha promosso il 2010 come "anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale". L’impegno a costruire un sistema basato sulla "presa in carico" della persona è confermato, anche per quest’anno, dal progetto Casa del Welfare con il quale il Ministero ha scelto di partecipare a FORUM PA 2010 coinvolgendo tutti gli enti ad esso collegati.
Vi presento un’intervista al Ministro Sacconi in cui lui stesso illustra i perchè di questa decisione fondata sulla volontà di costruire una risposta globale ai bisogni di ciascun individuo. Buona lettura.
Ministro a FORUM PA 2009 il progetto con cui si era presentato il Ministero era stato “Valore Persona”, quest’anno al centro c’è “la Casa del Welfare”. Un percorso che ricalca le tappe di avvicinamento al nuovo modello sociale?
Al centro del Libro Bianco sul futuro del modello sociale c’è il valore della persona, la sua centralità, la centralità della sua rete relazionale (famiglia, comunità, territorio). In questa prospettiva la Casa del Welfare vuole essere lo strumento per mettere al centro delle politiche sociali il cittadino, offrendogli un unico luogo sia logico sia fisico, che possa rispondere a tutti i suoi bisogni previdenziali, assistenziali, assicurativi. Dopo una prima presentazione nello scorso agosto al Meeting di Rimini, la “Casa del Welfare” si presenta al FORUM PA 2010 in forma più ampia coinvolgendo tutti gli enti vigilati dal Ministero proprio per confermare questa volontà di costruire una risposta globale alla domanda di ciascuna persona.
Il tema del FORUM PA 2010 è “Innovazione e merito per uscire dalla crisi”, un tema che, implicitamente, era già contenuto nel libro bianco del 2009. In questo senso il nuovo modello sociale può essere visto non solo come un rimedio, ma anche come una “cura” per la crisi?
Un Welfare che tenga insieme opportunità e responsabilità, diritti e doveri, che sia inclusivo e comunitario rappresenta non solo un sistema sociale più equo ma anche un vantaggio competitivo rispetto alla crisi in atto. Un Welfare che stimoli continuamente il protagonismo delle persone, affinché ciascuno si senta responsabile per sé e per gli altri, è la via per costruire una società maggiormente attiva e libera. Si tratta di una rete di sussidiarietà che non lasci indietro nessuno e che chieda ad ognuno di dare il proprio contributo. In tal senso lavoriamo per creare spazi in cui talenti e creatività possano esprimersi e innovare per un bene comune: il vero motore dello sviluppo è la persona e l’Italia è fatta di una ricchezza di storie, tradizioni e capacità umane da riconoscere e far continuamente rinascere. Merito e bisogno non sono dunque più in contraddizione ma rappresentano le facce di una stessa medaglia, di quella libertà responsabile cui ciascuno di noi è chiamato.
Altro tema citato dal libro bianco è quello dell’offerta “personalizzata” e differenziata per le singole esigenze dei cittadini. Un concetto che richiama la trasparenza, la partecipazione, la circolazione delle informazioni, la rete. Insomma facendo un parallelo con le nuove tecnologie si potrebbe parlare di uno stato sociale 2.0?
Abbiamo sempre più bisogno di un nuovo paradigma che superi la concezione, ereditata dal secolo scorso, per cui i bisogni dei cittadini sono classificabili in grandi categorie a seconda delle classi sociali, delle condizioni professionali, delle caratteristiche socio-demografiche. E’ invece implicito nello stesso concetto di “persona” il rispetto della sua “unicità” e quindi della necessaria personalizzazione delle risposte. Non ha più senso uno Stato che pretende di rispondere a tutti con gli stessi servizi in modo omogeneo e centralizzato. Siamo chiamati a costruire una nuova “presa in carico” attraverso una ampia rete di servizi e di operatori – indifferentemente pubblici o privati – che offrono, in ragione di precisi standard di qualità ed efficienza validi per tutto il territorio nazionale, non solo semplici servizi sociali e prestazioni assistenziali, ma anche la promessa di un miglioramento della vita quotidiana. E proprio perché la diversità della vita e degli obiettivi di ciascuno è una ricchezza, tale presa in carico non può che tenere conto delle situazioni personali, dei vissuti e dei saperi delle persone assistite. In questo senso, nel necessario superamento della vecchia distinzione tra chi offre servizi standard uguali per tutti e chi ne usufruisce adattandosi ad essi, che possiamo accettare la metafora che ci offre il web 2.0, dove il sapere dei lettori diventa parte integrante del contenuto.