Basilicata Innovazione: il “modello AREA Science Park” si sposta al sud
La struttura, inaugurata il 17 febbraio scorso a Potenza, è finanziata dalla Regione Basilicata e vede come partner AREA Science Park di Trieste, il primo parco scientifico e tecnologico italiano. Obiettivo, mettere in contatto imprese e ricercatori lucani e creare sul territorio una struttura stabile a sostegno della competitività, secondo un modello di innovazione già sperimentato con successo da AREA in Friuli Venezia Gulia. Paolo Cattapan, già dirigente del Servizio trasferimento tecnologico di AREA e oggi amministratore delegato di Innovation Factory per il progetto Basilicata Innovazione, ci spiega questo modello e i motivi di questa alleanza.
23 Febbraio 2010
Michela Stentella
La struttura, inaugurata il 17 febbraio scorso a Potenza, è finanziata dalla Regione Basilicata e vede come partner AREA Science Park di Trieste, il primo parco scientifico e tecnologico italiano. Obiettivo, mettere in contatto imprese e ricercatori lucani e creare sul territorio una struttura stabile a sostegno della competitività, secondo un modello di innovazione già sperimentato con successo da AREA in Friuli Venezia Gulia. Paolo Cattapan, già dirigente del Servizio trasferimento tecnologico di AREA e oggi amministratore delegato di Innovation Factory per il progetto Basilicata Innovazione, ci spiega questo modello e i motivi di questa alleanza.
Il segreto di AREA Science Park? Avere adottato un approccio pragmatico al problema dell’innovazione e della competitività del territorio, puntando sulle risorse umane e sul contatto diretto con imprese e ricercatori. Paolo Cattapan, amministratore delegato di Innovation Factory (incubatore di AREA Science Park) per il progetto Basilicata Innovazione, non ha dubbi: “Oggi si parla tanto di innovazione e di trasferimento tecnologico per lo sviluppo dei territori, ma se la strategia è chiara, la pratica spesso è carente. Quello che noi abbiamo fatto è stato mettere in pista molte risorse umane: i laboratori di ricerca e le imprese vanno visitati, bisogna avviare rapporti one to one, contatti diretti, bisogna parlarsi e capirsi. In Friuli Venezia Giulia abbiamo visto che, solo lavorando con questi criteri, si ottengono risultati di tipo culturale molto rilevanti. Noi non andiamo a portare la soluzione magica, ma pretendiamo il commitment dall’imprenditore, dal ricercatore, perché dobbiamo lavorare insieme”.
Ed è proprio questa l’impostazione che AREA Science Park, il primo parco scientifico e tecnologico italiano con sede a Trieste, ha voluto portare all’interno di Basilicata Innovazione, la struttura inaugurata il 17 febbraio scorso a Potenza, finanziata dalla Regione Basilicata (con fondi FESR 2007-2013 e FAS 2007-2013) e che vede AREA come partner operativo, con l’obiettivo di trasferire sul territorio lucano le esperienze sperimentate e i risultati ottenuti in Friuli Venezia Giulia. Qui sono oltre 1.700 le piccole e medie imprese che negli ultimi anni hanno beneficiato di interventi innovativi e di trasferimento tecnologico e 2.600 le azioni di sensibilizzazione, assistenza brevettuale, documentazione e analisi del posizionamento competitivo realizzate.
Ma come è nata questa collaborazione tra Regione Basilicata e AREA Science Park?
“Noi ci occupiamo da anni di trasferimento tecnologico e abbiamo ottenuto eccellenti risultati sul nostro territorio – sottolinea Cattapan –. Per questo siamo diventati un punto di riferimento per coloro che si pongono il problema del raccordo tra ricerca e innovazione come strumento di sviluppo economico territoriale. Da qui nasce la collaborazione con la Regione Basilicata, che avrà una durata iniziale di 3 anni, anche se è già stata quantificata complessivamente su un arco di 6 anni. L’obiettivo è realizzare una struttura stabile sul territorio della Basilicata, che sia in grado di favorire la crescita del sistema delle imprese, la crescita di competenze del sistema della ricerca, l’attrazione di nuovi investimenti”.
Basilicata Innovazione vuole, quindi, offrire alle imprese e ai ricercatori lucani un punto di accesso diretto allo stato dell’arte della ricerca applicata, favorendo lo scouting di competenze, partner, finanziamenti e assistenza utili a realizzare progetti di innovazione di prodotto, di processo e gestionale.
“Ne più ne meno di come abbiamo fatto a Trieste – precisa Cattapan –. Quindi anche a Potenza abbiamo costruito la struttura e abbiamo assunto, dopo una selezione pubblica, 27 persone come prima parte rilevante dell’organico, formandole su vari temi e strumenti che già utilizziamo in Friuli, per esempio l’assistenza brevettuale, la valorizzazione dei risultati della ricerca, l’assistenza alla creazione d’impresa, un sistema a rete per il trasferimento tecnologico presso le imprese che abbiamo chiamato Innovation Network… Insomma, una serie di strumenti che ci servono per entrare in contatto direttamente con le imprese e i ricercatori, capire le loro esigenze, identificare le competenze disponibili sul territorio, cercare di imbastire progetti a fronte dei quali, fino ad ora, abbiamo sempre ottenuto risultati interessanti in termini di crescita della competitività, il che vuol dire posti di lavoro in più, aumento del fatturato, e così via”.
Cattapan si dice ottimista sulla possibilità che in Basilicata si possa replicare il successo riscontrato in Friuli Venezia Giulia: “Tra le due regioni, secondo me sono più le analogie che le differenze. Entrambe sono regioni piccole e con un tessuto economico nella stragrande maggioranza costituito da imprese con meno di 10 dipendenti. Quindi si tratta di sistemi che soffrono di un certo nanismo (che è un problema nazionale, ma in qualche regione un po’ meno appariscente) e nanismo vuol dire imprese deboli, sul piano della tecnologia debolissime, che si basano solo sull’inventiva dell’imprenditore. È chiaro il ruolo che può svolgere chi come noi (che siamo un ente pubblico, quindi un ente terzo che non opera a fini di lucro, ma a fini di sviluppo) ha gli strumenti per poter portare all’imprenditore formazione e conoscenza tecnologica”.
“In Basilicata – conclude Cattapan – abbiamo già visitato e intervistato circa 60 imprese e ne abbiamo trovate alcune, anche piccolissime, che hanno problemi nel cassetto e sono contente di avere trovato finalmente qualcuno con cui cominciare a esaminarli in maniera concreta e a zero spese. E una risposta molto positiva si è avuta anche nella giornata di inaugurazione, in cui abbiamo fatto una sorta di open day, invitando gli attori del territorio ad incontrare di persona la squadra che abbiamo preparato per rispondere alle loro esigenze, e abbiamo ricevuto in un solo pomeriggio quasi 200 visite”.
Quella avviata in Basilicata non è l’unica iniziativa che vede AREA Science Park protagonista nelle regioni del Mezzogiorno. È infatti dell’11 febbraio scorso la firma di un accordo tra l’Università Federico II di Napoli e AREA (attraverso la sua controllata Innovation Factory), da cui è nata la società consortile ‘Napoli Attiva’. Tre i principali obiettivi: valorizzare la ricerca scientifica e tecnologica sviluppata in ambito universitario; favorire il collegamento e la cooperazione tra mondo della ricerca, imprese e pubbliche amministrazioni; diventare centro di riferimento per lo sviluppo e la diffusione di prodotti e servizi a tecnologia avanzata.
‘Napoli Attiva’ si candida, quindi, ad essere uno dei nodi vitali di "Campania Innovazione", la rete promossa dalla Regione Campania per favorire l’innovazione, il trasferimento tecnologico e lo sviluppo di nuove idee di business per le imprese campane, e costituisce un ulteriore tassello della strategia di diversificazione territoriale di AREA, che vuole offrire supporto alla competitività dei territori regionali italiani a più alto potenziale di sviluppo.