Competenze digitali degli studenti, urgente un framework condiviso
Considerata la velocità impressa dalla rivoluzione delle nuove tecnologie, il tempo resta un elemento cruciale: è urgente che sia reso disponibile un framework chiaro e condiviso per le competenze digitali e intrapresa un’azione di indirizzo, come previsto dal PNSD
21 Luglio 2016
Silvia Mazzoni, dirigente scolastico I.C. Torgiano-Bettona, Perugia
Il termine framework è ormai quasi entrato nel dizionario della lingua italiana (staziona se non altro nella sezione neologismi del vocabolario Treccani online). La sua traduzione dall’inglese fa riferimento a termini quali ‘ impalcatura’, ‘struttura’, ‘ cornice’. Tutti elementi che fanno pensare a qualcosa da costruire, da sostenere, da contenere anche entro limiti ben individuabili. Un framework definisce un ambito, lo struttura in maniera organica e ne rende trasparente e immediata la comprensione.
Al punto 4.2 del PNSD (Competenze e Contenuti) il primo – e a mio avviso il più significativo – degli obiettivi è “Definire una matrice comune di competenze digitali che ogni studente deve sviluppare ” e le azioni con cui questo obiettivo sarà perseguito sono tutte quelle che vanno dalla #14 alla #17. La #14 in particolare chiama in causa in modo molto puntuale e appropriato il termine ‘ framework’ quando afferma, dopo aver menzionato in modo veloce una variegata rappresentativa di documenti paradigmatici per lo sviluppo delle competenze digitali prodotte da istituzioni internazionali e sovranazionali (USA, Canada, Unione Europea…), che “ Lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti richiede quindi – anche nel nostro Paese – una strategia dedicata, che partendo da una prima necessaria azione di indirizzo, attraverso l’identificazione di un framework chiaro e condiviso, aiuti le istituzioni scolastiche nella progettazione didattica. Dobbiamo chiarire quali contenuti sono e saranno centrali per i nostri studenti, rafforzandone lo stretto legame con i nuovi ambienti e paradigmi di apprendimento facilitati dalle ICT. ” (PNSD, p. 73).
Ecco, nella mia esperienza di docente ‘2.0’ evolutasi da tre anni a questa parte nel ruolo di dirigente scolastico in un istituto comprensivo come tanti in Italia, ho maturato la convinzione che per quanto riguarda le competenze digitali sia davvero giunta l’ora di mettere a punto un framework. Intendo una chiara enunciazione di quale siano le priorità nazionali tra le molteplici e sfaccettate ‘ 21st century skills’, altro neologismo (o ennesimo inglesismo) sotto il quale si raccolgono molti diversi aspetti legati all’essere cittadino del nostro tempo. E’ il momento di declinare in modo chiaro e semplice quali traguardi di competenza siano considerati indispensabili per ciascuno dei nostri studenti al termine di ogni ciclo di studio. Le Indicazioni Nazionali per il Curricolo della scuola dell’Infanzia e del Primo Ciclo di Istruzione, documento fondamentale e ottimamente scritto che orienta (o dovrebbe orientare) i curricoli di tutte le scuole della penisola, difettano purtroppo di una puntuale definizione delle competenze digitali attese al termine del percorso che un tempo coincideva con la fine dell’obbligo scolastico. D’altro canto la certificazione di tali competenze deve obbligatoriamente essere rilasciata dalle istituzioni scolastiche secondo i termini di un modello ministeriale che dopo due anni di utilizzo sperimentale dovrebbe nell’a.s. 2016/17 andare a regime per tutti. Stante dunque il sacrosanto impegno alla promozione di tutte le competenze, incluse quelle digitali, e la necessità di riconoscerle formalmente rappresentata dalla compilazione del relativo certificato, non si vede come mai per le cosiddette ‘digital skills’ le scuole e gli stessi singoli docenti dovrebbe continuare a muoversi ‘in ordine sparso’ verso obiettivi ragionevolmente auspicabili ma non ben definiti e soprattutto non condivisi a livello nazionale.
La forza delle Indicazioni Nazionali infatti, a mio modesto avviso, sta proprio nel fissare traguardi prescrittivi e uguali per tutti che ogni singola istituzione è però libera di raggiungere tramite contenuti e strategie didattiche scelte individualmente. Esse sono infatti una ‘intelaiatura’, una griglia di riferimento che ogni istituzione scolastica adatta alla propria specifica realtà e riempie dei contenuti che le sono più propri, che meglio ne rappresentano la specificità territoriale e contestuale nel senso più ampio del termine. Non sono un programma o un curricolo, sono appunto un framework. Un framework cui è necessario aggiungere la parte ‘mancante’.
Non si tratta di reinventare la ruota. In molte nazioni il problema è stato già affrontato e discusso e molti validissimi documenti sono già disponibili per la consultazione. Che si voglia seguire un modello o un altro, che si desideri integrare (o semplificare) quello più convincente, o che si voglia invece anche partire da zero, l’importante è che questo lavoro sia fatto e che al più presto docenti e scuole possano contare su un orizzonte comune di senso che indichi loro non soltanto la possibilità ma la necessità di stilare un curricolo locale anche per questo set di competenze. L’assenza di questa ‘cornice’ – anche soltanto sotto il profilo formale – lascia i volenterosi affannarsi per operare scelte individuali non necessariamente condivisibili mentre offre margini a chi vorrebbe guardare dall’altra parte e rimandare sine die l’indispensabile sforzo che va fatto per scongiurare il rischio di crescere cittadini inadeguati al mondo in cui già vivono. Che le Linee Guida per le Indicazioni Nazionali sulle competenze digitali promesse dal PNSD siano messe a punto da un tavolo tecnico appositamente nominato, o che si preferisca fare ricorso all’autonoma sperimentazione delle scuole più ‘evolute’, non è a questo punto così rilevante. La cosa che veramente conta è che questo indispensabile strumento venga al più presto messo a disposizione di tutti.
Le Indicazioni Nazionali del 2012 a distanza di quattro anni non hanno ancora determinato una radicale modifica dei curricoli scolastici e la didattica per competenze stenta a decollare nonostante l’obbligo della certificazione. Certi processi – proprio perché davvero rivoluzionari – richiedono tempo e risorse per essere portati a pieno regime. Intaccare convinzioni radicate e aprire nuove prospettive in chi è riluttante al cambiamento è compito di ciascun dirigente scolastico e nessuno pensa di sottrarsi alla sfida, dal momento che se ne condivide la finalità. Considerata però la velocità impressa al nostro mondo dalla rivoluzione delle nuove tecnologie, il tempo resta un elemento cruciale e prima sarà reso disponibile un ‘framework chiaro e condiviso’ (per le competenze digitali) e intrapresa ‘una prima necessaria azione di indirizzo’, meglio sarà per tutti. Studenti e futuri cittadini in primis.