Con i libri di testo “open” il risparmio si reinveste in innovazione

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Un istituto tecnico del brindisino; un preside illuminato; una rete nazionale di professori volenterosi ed amanti del digitale. Sono questi gli ingredienti di un progetto di scuola digitale di successo. Il progetto book in progess promosso dall’istituto tecnico Majorana di brindisi ed allargatosi ad una trentina di istituti in tutto il Paese è un bell’esempio di come il passaggio dal cartaceo al digitale possa generare un risparmio che può essere reinvestito in innovazione.

28 Maggio 2012

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Tiziano Marelli

Un istituto tecnico del brindisino; un preside illuminato; una rete nazionale di professori volenterosi ed amanti del digitale. Sono questi gli ingredienti di un progetto di scuola digitale di successo. Il progetto book in progess promosso dall’istituto tecnico Majorana di brindisi ed allargatosi ad una trentina di istituti in tutto il Paese è un bell’esempio di come il passaggio dal cartaceo al digitale possa generare un risparmio che può essere reinvestito in innovazione.

Se si vogliono prendere degli esempi di eccellenza relativi all’uso delle nuove tecnologie in ambito scolastico non occorre (più, forse) andare all’estero, ma può bastare uno sguardo girato all’intorno delle nostre parti per scoprire che un attento uso combinato delle risorse didattiche può permettere soluzioni all’avanguardia, e anche facili da “esportare”, all’interno e – perché no? – anche all’esterno dei nostri confini. È il caso di un liceo scientifico tecnologico di Brindisi, l’Ettore Majorana, e bisogna dire che forse mai intestazione di una scuola può forse dirsi più azzeccata di questa: accostare la capacità di “guardare avanti” di uno dei geni assoluti della nostra scienza a quella dei dirigenti dell’istituto pugliese, infatti, è stata idea lungimirante e foriera di “buone azioni”.

La storia è semplice e nello stesso tempo sorprendente. Dall’inizio di questo anno scolastico il liceo brindisino ha deciso di puntare sull’uso di libri di testo prodotti da un circuito di docenti, resi poi disponibili a chi ne fa richiesta, stampati e fascicolati dalla scuola aderente al progetto e quindi distribuiti agli studenti. Ad un costo molto (ma molto!) più basso, naturalmente. L’iniziativa si chiama “Book in progress”, e conta sull’apporto autofinanziato grazie al supporto di circa ottocento professori sparsi sul territorio nazionale, a copertura di tutte le materie di studio. Fra questi c’è anche Salvatore Giuliano, preside proprio del Majorana, che ha spiegato in più occasioni come l’applicazione della nuova metodologia condivisa sia stata resa possibile – nel caso del suo istituto – grazie alla totale disponibilità concessa dai genitori dei suoi studenti: “Grazie a Book in progress le spese per il materiale didattico cartaceo, per ogni famiglia, si riducono a circa un decimo rispetto al passato, visto che così ammontano a soli circa 35 euro. Quindi abbiamo chiesto ai genitori dei ragazzi se erano disposti ad investire il denaro così risparmiato in nuove tecnologie da mettere a disposizione dei loro figli. E la loro adesione è stata completa, totale”.

Con questa nuovo “programma di studi”, al Majorana sono tutti “connessi” – e il preside sottolinea che “non è stato richiesto l’uso obbligatorio del pc fornito in dotazione dalla scuola, ma chi lo desiderava ha potuto usare il proprio” – è anche possibile seguire le lezioni in teleconferenza a distanza se si è assenti, l’uso delle lavagne elettroniche (le famose Lim) è reso interattivo grazie ad un collegamento garantito con ogni postazione (chiamarla semplicemente “banco” pare improvvisamente preistorico) occupata dagli studenti, che fra l’altro possono rispondere ai quesiti premendo un pulsante invece di alzare la mano, mettersi in piedi e rischiare di “subire” un’attenzione non sempre piacevole dal resto della classe. Ancora, i professori hanno la disponibilità di un registro elettronico – attivabile con un badge personalizzato – che, oltre a svolgere i compiti di quello cartaceo classico può anche trasmettere in tempo reale ogni tipo di comunicazione ai genitori a casa, e non solo per segnalare assenze dubbie, ma anche per avvisare dei voti appena ottenuti, attivare richieste di colloquio e note varie. Naturalmente, le lezioni dei docenti possono essere scaricate sulle lavagne multimediali in ogni formato (video, power point, pdf…), e semplicemente girate a chi dei ragazzi ne fa richiesta, nel caso ci fosse bisogno da parte loro di un “ripasso”, così molto meno noioso di quelli che ci ricordiamo tutti, noi di qualche anno… meno tecnologici. A proposito di noia, questa – a sentire i ragazzi del Majorana – sembra davvero la vera sconfitta della partita, visto che all’unanimità si sono espressi dichiarando come in questo modo studiare risulti molto meno pesante grazie al fatto che “l’utilizzo della tecnologia rende tutto molto più divertente”. E a sentirlo dire in maniera così sincera e spontanea, vien voglia di crederci davvero. Dev’essere che può capitare proprio così, quando la facilità e semplicità tecnologica finalmente applicata riesce a prendere piede, anche nelle istituzioni storicamente da sempre diffidenti.

Che la scuola italiana stia, finalmente, provando a cambiare davvero?

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