DIAMOND: un ”diamante” per il trasferimento tecnologico
Creare un modello di intervento che aiuti le istituzioni pubbliche – in particolare quelle locali – ad impostare strategie, misure e azioni per favorire il trasferimento tecnologico, chiave di volta per lo sviluppo del territorio. Questa la strada intrapresa dalla Provincia di Roma con il progetto D.I.A.M.O.N.D. (“Development of Innovation through Advanced Models Oriented to Networks and Districts”), che ha fornito alla Provincia stessa le basi per la stesura del 2° Programma Strategico 2007-2013 per l’innovazione la ricerca e lo sviluppo.
1 Aprile 2008
Creare un modello di intervento che aiuti le istituzioni pubbliche – in particolare quelle locali – ad impostare strategie, misure e azioni per favorire il trasferimento tecnologico, chiave di volta per lo sviluppo del territorio. Questa la strada intrapresa dalla Provincia di Roma con il progetto D.I.A.M.O.N.D. (“Development of Innovation through Advanced Models Oriented to Networks and Districts”), che ha fornito alla Provincia stessa le basi per la stesura del 2° Programma Strategico 2007-2013 per l’innovazione la ricerca e lo sviluppo. Il Programma, infatti, ha visto la luce dopo due anni di lavoro preparatorio (giugno 2005-giugno 2007), durante i quali un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” ha condotto uno studio, promosso proprio dall’Assessorato allo Sviluppo Economico e Attività Produttive della Provincia.
"È questa la grande novità: il fatto che il Programma nasca da un lavoro di ricerca dell’Università sulle caratteristiche del nostro sistema imprenditoriale, sulle sue opportunità di innovazione e sulle necessità di intervento pubblico”, sottolinea Bruno Manzi, coordinatore dell’Upi (Unione delle Province d’Italia) per le politiche aerospaziali ed ex Assessore allo Sviluppo Economico e Attività Produttive della Provincia di Roma, veste nella quale ha promosso il progetto DIAMOND.
“Le altre novità del Piano – continua Manzi – sono l’arco temporale di riferimento del Programma, che copre il periodo dal 2007 al 2013 e coincide con il 7° Programma Quadro per l’Innovazione dell’Unione Europea, e il fatto che si tratti di un programma complessivo, di strategia, e non di un semplice intervento puntuale sui temi dell’innovazione. Un piano, insomma, che prova a delineare le esigenze del sistema imprenditoriale e del mondo della ricerca per determinare gli obiettivi da raggiungere”.
Perché il trasferimento tecnologico
Il mondo della ricerca e il mondo delle imprese non sempre riescono a entrare in contatto e a parlarsi. E, se le conoscenze e le tecnologie non vengono trasmesse da chi le genera a chi dovrebbe trasformarle in applicazioni concrete, allora la ricerca non può tradursi in innovazione. Per questo il trasferimento tecnologico assume un ruolo fondamentale per la competitività delle imprese (soprattutto delle PMI) e, di conseguenza, per lo sviluppo dei territori in cui queste operano. Uno degli obiettivi che gli Enti locali dovrebbero prefissarsi è, quindi, quello di favorire la nascita di un rapporto di cooperazione e collaborazione costante e proficuo tra Università, CNR, Enti di ricerca pubblici, Centri di ricerca privati da un lato, e tessuto imprenditoriale dall’altro. Oltre, naturalmente, a facilitare l’accesso alle risorse finanziarie pubbliche e private da parte delle PMI che vogliono innovare prodotti e processi.
DIAMOND: dallo studio…
Dopo due anni di lavoro è stato, dunque, definito e applicato alla provincia di Roma un modello di supporto alle decisioni strategiche per le politiche di trasferimento tecnologico.
Il Prof. Franco Gianrocco, ingegnere e coordinatore del gruppo di ricerca presso l’Università di Tor Vergata, ci racconta in poche parole gli step dello studio condotto dal suo team: “Abbiamo individuato e analizzato su tutto il territorio nazionale (prendendo in esame Ministeri, Regioni, Province e Distretti tecnologici) le pratiche migliori messe in campo per incentivare il trasferimento tecnologico e abbiamo sintetizzato un modello, di tipo statistico, di supporto alle decisioni dei politici: un modello innovativo, quantitativo e qualitativo, che può aiutare tecnicamente il politico a prendere le decisioni migliori”.
Il gruppo di ricerca, quindi, attraverso questionari inviati ad Enti locali e imprese, ha raccolto informazioni, da una parte sulle azioni per il sostegno al trasferimento tecnologico intraprese negli ultimi anni, dall’altra sugli ostacoli e i fattori critici incontrati dal mondo imprenditoriale. Tutti questi dati sono stati poi analizzati per far emergere i punti di forza e di debolezza delle politiche attuate, nonché le esigenze e le opportunità dei diversi settori produttivi.
Il modello di governance dell’innovazione nato con DIAMOND, dopo questa prima applicazione per la provincia di Roma, potrebbe essere esteso a livello nazionale, essendo applicabile come metodo a tutti i livelli pubblici e replicabile su altri territori e per diversi settori produttivi. Un elemento, questo della replicabilità, evidenziato sia da Bruno Manzi che da Franco Gianrocco. In particolare, Manzi sottolinea che: “Le politiche di innovazione, anche quanto nascono e vengono realizzate in ambiti territoriali specifici, come le province, devono essere coerenti e collegabili con analoghe strategie di altri territori. La dimensione provinciale, infatti, non è sufficiente a mettere in atto politiche innovative, a supporto del mondo delle imprese e della ricerca, all’altezza della sfida globale: questo è possibile solo se l’intervento si inserisce all’interno di una politica nazionale, declinata poi in azioni specifiche nei singoli ambiti territoriali”.
…al Programma Strategico 2007-2013
Sulla base della ricerca DIAMOND, del modello statistico e dei dati raccolti relativamente alla provincia di Roma, è stato quindi elaborato il Programma Strategico 2007-2013 per l’innovazione la ricerca e lo sviluppo, che è composto da 5 Assi strategici (gli indirizzi per la realizzazione degli obiettivi individuati), 21 Misure (le aree e le tipologie di intervento sul territorio provinciale) e 92 Azioni concrete.
Nella ricerca sono stati approfonditi principalmente i settori delle biotecnologie e dell’aerospazio, punti di forza del territorio della provincia di Roma, ma le azioni previste dal Programma riguardano anche altri settori. Alcune sono la prosecuzione di azioni già messe in campo nei precedenti 4 anni di attività della Provincia. Come ci spiega, infatti, Bruno Manzi, si è tentato di “costruire una visione d’intervento a favore del mondo delle imprese e della ricerca che avesse una sua stabilità temporale, una politica sui temi dell’innovazione che, fermo restando le competenze limitate di un’amministrazione provinciale, potesse dar vita a un programma che avesse una sua continuità nel tempo”.
I punti di riferimento del progetto DIAMOND sono il Piano nazionale ‘Industria 2015’ e il 7° Programma Quadro di Ricerca dell’UE.
I principali obiettivi del Programma sono:
• accrescere le competenze e l’occupazione;
• potenziare la competitività delle imprese e del territorio;
• aumentare la cooperazione tra i tre attori fondamentali (Enti di Ricerca – Imprese – Istituzioni) nel campo dell’innovazione;
• istituire servizi per le PMI al fine di incentivare l’utilizzo e lo studio di strumenti ed applicazioni innovative;
• aumentare la visibilità di ciò che i centri di ricerca sul territorio sviluppano;
• favorire l’eliminazione delle barriere alla diffusione di tutto ciò che viene studiato nei centri di ricerca sia pubblici che privati.
Utilizzando lo stesso modello sui cui è stato impostato il Programma si potrebbe monitorare, in futuro, lo stato di avanzamento delle Azioni ed, eventualmente, “correggere il tiro” in corso d’opera, proseguendo così l’esperienza di collaborazione tra Università e Provincia. Una collaborazione importante, che non dovrebbe rimanere isolata, come sottolinea l’ingegner Gianrocco: “L’esperienza di DIAMOND è nata come un’iniziativa una tantum. Bisogna invece cercare di strutturare queste collaborazioni. Le istituzioni, in molti casi, devono rivolgersi all’esterno per supportare tecnicamente la propria attività e, spesso, lo fanno ricorrendo a consulenti privati, che costano davvero tanto. Se si riuscisse a strutturare un meccanismo per cui, quando il politico ha un problema o un’esigenza si rivolge (quando è possibile) all’Università sul territorio, si risparmierebbe in consulenze e si potrebbe sfruttare il knowhow a disposizione”.
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