Formazione docenti, si fa sul serio

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E’ stato da poco pubblicato il Piano per la formazione dei docenti, il primo documento ufficiale del governo che ha l’ambizione di affrontare uno degli aspetti più delicati dell’istruzione pubblica: l’aggiornamento degli insegnanti. Ecco alcune riflessioni

14 Ottobre 2016

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Pietro Blu Giandonato, Insegnanti 2.0

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Il MIUR ha di recente pubblicato il tanto atteso Piano per la formazione dei docenti, il primo documento ufficiale del governo che ha l’ambizione di affrontare uno degli aspetti più delicati dell’istruzione pubblica: l’aggiornamento degli insegnanti. A una approfondita lettura il documento sembra convincere abbastanza, in primo luogo perché da un lato crea un framework ben definito con l’individuazione sia delle aree prioritarie di formazione che le modalità di attuazione, dall’altro garantisce -e anzi sollecita- alle singole scuole di redigere un proprio piano formativo, sempre triennale, ispirato a quello nazionale ma adatto ai bisogni formativi che ogni istituto avrà cura di individuare coinvolgendo direttamente i propri docenti e che dovrà far parte integrante del PTOF.

Di seguito vorrei mettere in evidenza i punti di forza e le criticità che a mio avviso caratterizzano il Piano nazionale 2016-2019, prendendo da esso ampi spunti. 1. Il portfolio professionale del docente

Il portfolio professionale del docente si ispira al Bilancio delle competenze, adottato per la formazione degli oltre 110.000 neoassunti negli ultimi 2 anni. Sarà un sistema on-line nel quale ciascun docente potrà documentare e riorganizzare la propria “storia formativa e professionale” costruendo il proprio portfolio. Per esperienza personale -avendo affiancato alcuni colleghi neoassunti- devo dire che inizialmente il sistema aveva spaventato non poco i docenti poiché apparentemente farraginoso, richiedendo approfondite informazioni relative all’attività formativa. A mente fredda invece devo riconoscere che si tratta di un sistema piuttosto efficace, poiché consente ai docenti di costruire in maniera autonoma il proprio percorso formativo e di aggiornamento, fungendo da repository di documenti e consentendo la revisione in itinere degli obiettivi.

Come lo stesso Piano afferma, il portfolio, consente infatti al docente di:

descrivere il proprio curriculum professionale, comprensivo anche della propria “storia formativa”;

mettere a disposizione dei dirigenti scolastici il curriculum come supporto alla scelta nella chiamata per competenze per l’assegnazione dell’incarico triennale;

elaborare un bilancio di competenze e pianificare il proprio sviluppo professionale;

raccogliere e documentare fasi significative della progettazione didattica, delle attività didattiche svolte, delle azioni di verifica intraprese. 2. Le macro aree di formazione

Come già ho affermato, il Piano nazionale non è affatto un documento rigido e dirigista, ma si propone di configurare un framework costituito da macro aree entro le quali le singole scuole, coinvolgendo i propri docenti, potranno individuare percorsi formativi specifici e adatti alle esigenze degli insegnanti ma anche degli studenti.

Con molta probabilità, gli esperti di formazione e pedagogia che lavorano da anni nel settore dell’aggiornamento degli insegnanti diranno che il Piano “scopre l’acqua calda”. Sicuramente esso punta su numerosi paradigmi già ampiamente condivisi proprio dalla comunità degli esperti della scuola e dei docenti, ma ha comunque il merito di essere il primo documento ufficiale del MIUR al quale rifarsi con chiarezza.

Di seguito le macro aree che costituiscono il quadro di riferimento del Piano:

1. Area delle competenze relative all’insegnamento (didattica):

2. Area delle competenze relative alla partecipazione scolastica (organizzazione):

3. Area delle competenze relative alla propria formazione (professionalità): 3. Le priorità del triennio 2016-2019

Il Capitolo 4 è il cuore del Piano, definendo le priorità strategiche che nel triennio 2016-2019 le scuole, nel rispetto della propria autonomia, dovranno perseguire per quanto riguarda la formazione dei propri docenti. Dall’analisi dei bilanci delle competenze dei 25.000 docenti neoassunti nell’anno scolastico 2014-2015 ne è emerso che le prime 5 che i docenti ritengono di dover potenziare nel futuro sono:

1. Come curare la propria formazione continua (78%).

2. Come lavorare in gruppo – network professionali (63%).

3. Come utilizzare in modo adeguato le tecnologie nella didattica (62%).

4. Come coinvolgere gli studenti nel loro apprendimento (57%).

5. Come organizzare e animare le situazioni di apprendimento (51%).

Si parte dunque proprio dalla necessità di organizzare la propria formazione continua in maniera efficace, che potrebbe arricchirsi con la costruzione di network professionali, utilizzando meglio le ICT nella didattica, coinvolgendo gli studenti con nuove situazioni di apprendimento. Tutto si tiene, no?

Altro aspetto messo in evidenza è quello relativo alla necessità da parte dei docenti di acquisire specifiche competenze che consentano loro un’analisi efficace dei numerosi strumenti di valutazione standardizzata degli apprendimenti degli studenti sia nazionali (INVALSI) che internazionali (OCSE-PISA, IEA-TIMSS, IEA-PIRLS, ecc.). Un obiettivo, questo, che potrà essere raggiunto solo se e quando gli stessi docenti cambieranno atteggiamento nei confronti di questi strumenti di valutazione, passando da un generale ostracismo a vederli come una reale opportunità per migliorare il sistema scolastico, del quale noi stessi siamo il fulcro. Valutare non vuol dire infatti giudicare, creare sterili classifiche, promuovere la competizione, ma capire in che modo un sistema complesso come quello scolastico può migliorare, garantendo un contesto di apprendimento positivo sia per i docenti che per gli studenti.

Il Piano sottolinea come le azioni formative debbano necessariamente essere flessibili, adatte ai numerosi e complessi contesti che caratterizzano il territorio italiano. Soluzioni valide “per tutti” devono essere infatti evitate, promuovendo le reti di scuole -che potranno mettere a fattore comune esperienze passate- o anche gruppi di insegnanti organizzati magari in associazioni disciplinari (es. ANISN, AIIG) e professionali che potrebbero anche erogare formazione di settore e metodologica.

4. Formazione anche per i Dirigenti Scolastici

Una scuola efficiente non può prescindere da Dirigenti Scolastici preparati e attenti alle esigenze di studenti, famiglie e docenti. Pertanto il Piano prevede azioni formative rivolte ad essi orientate allo sviluppo di competenze professionali come la leadership, “mediante la pratica manageriale con particolare attenzione agli aspetti decisionali, di riflessione e di gestione del tempo e delle risorse. La gestione del personale e dell’ambiente di lavoro (valorizzazione delle risorse umane,

collaborazione, negoziazione, gestione di conflitti, capacità di ascolto). Comprendere e governare l’autonomia scolastica e l’innovazione. Sostenere le scelte in relazione alla qualità nella didattica. Valorizzare i rapporti con la comunità scolastica “allargata” e i rapporti con il territorio. Analizzare i risultati della valutazione e progettare azioni per il miglioramento”.

5. Come sarà organizzata la formazione

Nel Capitolo 5 il Piano sono dettagliate le modalità, i tempi e i soggetti con i quali verrà attuata la formazione nell’intero triennio. In figura vengono mostrati i soggetti coinvolti a vari livelli, dal Ministero ai singoli docenti e i ruoli ad essi afferenti.

A livello ministeriale verrà messa in piedi una Cabina di Regia, attuato un coordinamento tra i Piani Nazionali di settore (es. PNSD), definiti standard di qualità e un sistema di monitoraggio.


I Piani Nazionali

Le scelte di indirizzo politico del Governo definiscono piani nazionali di settore, come nel caso del Piano Nazionale Scuola Digitale. Essi individuano le linee di indirizzo per le attività degli Uffici Scolastici sul territorio, delle scuole e loro reti e, in parte, degli stessi docenti.

La Cabina di Regia

La gestione e il coordinamento del sistema di sviluppo professionale continuo per il personale della scuola è demandato a una Cabina di Regia, costituita da dirigenti amministrativi e tecnici del Ministero. Il suo compito sarà garantire la piena attuazione delle azioni contenute nel Piano triennale di formazione nei tempi previsti, sostenendo ad esempio la progettazione delle scuole e degli ambiti secondo le azioni formative indicate nel Capitolo 4.

Il ruolo delle scuole tra opportunità e criticità

Secondo il Piano “le scuole, con la promozione, il sostegno e il coordinamento degli USR, sono organizzate in ambiti territoriali e costituiscono le reti di ambito e di scopo per la valorizzazione delle risorse professionali, la gestione comune di funzioni e attività amministrative e di progetti e iniziative didattiche e formative”. L’obiettivo è certamente ambizioso, ma personalmente credo la stragrande maggioranza delle scuole attualmente non abbia le competenze sia a livello dirigenziale che funzionale (parlo di collaboratori del DS, il tanto auspicato “middle management”) per riuscire a fare realmente sinergia con altri istituti sul territorio. I protocolli d’intesa e gli accordi di scopo spesso si fermano alla mera stipula, molto raramente vengono effettivamente attuati con progetti e azioni coordinate e sinergiche. Ma si spera che la formazione proprio dei Dirigenti Scolastici arriverà a coprire queste lacune.

Un altro aspetto critico che alcuni temono è che dietro la costituzione delle reti di scuole per i 521 ambiti territoriali nei quali è stato suddiviso il territorio nazionale, si nasconda la necessità di fare economia proprio dietro la gestione comune di funzioni e attività amministrative (segreterie, gestione del personale, dirigenza).

Le scuole incardinano le attività formative all’interno del Piano Triennale per l’Offerta Formativa, predisponendo, a loro volta in base alle necessità, un piano per la formazione del personale scolastico per il triennio che sia coerente con le finalità e gli obiettivi posti nel PTOF stesso, che tenga in conto i risultati emersi dai Rapporti di Autovalutazione (RAV) e dei piani di miglioramento, tutto naturalmente coinvolgendo attivamente i docenti.

La carta del docente

Rinnovata anche per questo Anno Scolastico, si tratta dei famosi 500 euro che ogni docente ha a disposizione per sovvenzionare in totale autonomia anche azioni formative come l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento o di qualificazione delle competenze professionali, svolti da enti accreditati presso il MIUR, a corsi di laurea, di laurea magistrale,specialistica o a ciclo unico, inerenti il profilo professionale, ovvero a corsi di specializzazione o perfezionamento post lauream o a master universitari inerenti al profilo professionale. Il bonus può essere utilizzato dal docente anche per attività coerenti con il PTOF della propria scuola, arrivando anche ad autogestire e autofinanziare gruppi di ricerca, comunità di pratica e laboratori.

6. Formazione obbligatoria e permanente

Come già definito dalla L. 107/2015 e dall’ultima Nota ministeriale del 15 settembre scorso la formazione dei docenti è obbligatoria, permanente e in servizio e verrà strutturata dalle singole scuole, in via sperimentale per il prossimo triennio, con la predisposizione di Unità Formative che si rifaranno alle indicazioni del Piano nazionale e del PTOF.

Le Unità Formative offerte dalle scuole dovranno essere almeno una per ogni Anno Scolastico, ma non si caratterizzeranno necessariamente per raggiungere un monte ore prestabilito a priori a livello ministeriale, come si pensava in un primo momento. Le ore di formazione vengono infatti eventualmente stabilite in totale autonomia dalle scuole nell’ambito del PTOF.

Le modalità con le quali verrà attuata la formazione mediante le Unità Formative dovranno comunque prevedere:

  • formazione in presenza e a distanza;
  • sperimentazione didattica documentata e ricerca/azione;
  • lavoro in rete;
  • approfondimento personale e collegiale;
  • documentazione e forme di restituzione/rendicontazione, con ricaduta nella scuola;
  • progettazione.

In fase di prima definizione, il Piano suggerisce per la definizione delle Unità Formative di fare riferimento a standard esistenti, come il sistema dei CFU universitari e professionali. Le scuole possono riconoscere come Unità Formative anche la “partecipazione a iniziative promosse direttamente dalla scuola, dalle reti di scuole, dall’Amministrazione e quelle liberamente scelte dai docenti, purché coerenti con il Piano di formazione della scuola”.

7. L’ecosistema digitale della formazione

Per supportare tutte le attività formative previste dal Piano nazionale e da quelli delle singole scuole, il MIUR ha pensato di realizzare un sistema formativo che abbia il duplice scopo di far incontrare la domanda e l’offerta di formazione e di consentire al docente di costruire e curare il proprio portfolio digitale, che conterrà tutte le tappe del percorso formativo che affronterà. “A regime quindi, il portfolio digitale conterrà automaticamente il curriculum professionale di ogni docente (integrabile in ogni momento) e le attività formative raccolte automaticamente dalla piattaforma per l’incontro tra domanda e offerta di formazione e la carta elettronica del docente.


8. Le risorse economiche e le tappe del Piano

Gli insegnanti sono da sempre restii a fare proprio ciò che loro paradossalmente da un lato chiedono ai propri studenti ogni giorno, ovvero imparare e aggiornarsi, dall’altro farsi valutare.

Se da un lato è francamente impensabile che un docente che faccia il proprio lavoro in maniera seria e professionale non senta il bisogno spontaneo di aggiornarsi, dall’altro questo primo Piano per la formazione dei docenti cerca di dissolvere i pregiudizi degli insegnanti più restii a mettersi in gioco, coinvolgendoli in maniera attiva, chiedendo loro per lo meno quali esigenze formative abbiano. Da questo punto di vista, il Piano è sicuramente un’opportunità da non perdere.

D’altro canto, l’efficace attuazione di un progetto di aggiornamento e formazione a così vasta scala, che coinvolge complessivamente quasi un milione di insegnanti, risulta un’impresa davvero ardua. Certamente il coinvolgimento diretto dei docenti nella definizione delle Unità Formative a livello di singola scuola costituirà un solido punto di partenza, ma le stesse scuole dovranno essere capaci di non deludere queste aspettative, realizzando azioni formative semplici ma efficaci, senza spreco di risorse economiche e temporali.

Gli ingredienti ci sono tutti, sta a noi docenti.

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