Internet veloce a tutte le Scuole, il 2020 è troppo tardi: a rischio il piano digitale

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Se l’effettivo raggiungimento del diritto di accesso alla rete da parte di tutte le scuole viene pianificato per l’anno 2020, a migliaia di studenti fino al 2020 non sarà possibile fornire le competenze digitali di base. E’ necessario ad ogni costo scongiurare questo rischio

10 Giugno 2016

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Silvia Mazzoni, dirigente scolastico I.C. Torgiano-Bettona, Perugia

Uno dei principali meriti del PNSD è quello di aver riconosciuto che il primo problema da risolvere – se vogliamo veramente che il nostro sistema educativo sia adeguato all’era digitale in cui viviamo – è l’accesso alla rete da parte delle scuole. Di tutte le scuole. “La sfida dell’educazione nell’era digitale parte dall’accesso. Senza condizioni veramente abilitanti, ogni idea di innovazione didattica attraverso le tecnologie digitali, e ogni desiderio di gestione efficiente della vita scolastica, diventa impraticabile, o comunque estremamente faticoso.” (PNSD, p. 27). Coerentemente le azioni #1 (Fibra per banda ultra-larga alla porta di ogni scuola), #2 (Cablaggio interno di tutti gli spazi delle scuole) e #3 (Canone di connettività: il diritto a Internet parte a scuola) delineano in modo molto puntuale i passaggi necessari a garantire davvero un serio accesso alla rete a tutte le istituzioni scolastiche. Diritto a Internet, fibra ottica, banda ultra-larga. Musica per le mie orecchie. Finalmente si mette nero su bianco che qualsiasi obiettivo si voglia perseguire in termini di innovazione digitale, fuori come dentro la scuola, non può prescindere da un accesso alla rete che sia affidabile, potente e garantito nel tempo. Fin qui tutto bene.

Il problema sorge nel momento in cui ci si rende conto che l’effettivo raggiungimento del pieno godimento di questo diritto da parte di tutte le scuole è pianificato per l’anno 2020. Traduzione: alcune scuole, alcuni territori dovranno aspettare – a voler essere fiduciosi – quattro anni e mezzo da oggi per disporre di qualcosa di cui hanno bisogno subito, ora, immediatamente. E’ pleonastico ribadire come si tratti di un periodo che in termini di innovazione digitale è l’equivalente di un’era geologica. E’ ragionevole pensare che device e applicativi, ma sicuramente anche funzionalità e usi stessi delle tecnologie digitali, tra oltre 50 mesi saranno profondamente diversi da quelli che abbiamo per le mani attualmente. Chi non sarà in condizione di vivere in tempo reale queste trasformazioni è inevitabilmente destinato a rimanere indietro, tagliato fuori da un cambiamento di cui la scuola dovrebbe essere la portabandiera all’interno della società.

Ma non è tutto. La quasi totalità delle 35 azioni previste dal PNSD non avrebbe alcun senso al di fuori di un contesto in cui la pre-condizione della connessione alla rete non fosse disponibile. Il che ha perfettamente senso in realtà. Questo significa però che l’attuazione di molte delle azioni del Piano, di cui alcune già dispiegate (cablaggio, ambienti per l’apprendimento, atelier creativi, biblioteche digitali…), cui tutte le scuole sono invitate a partecipare e cui moltissime scuole – tra le quali anche quelle senza alcuna connessione o senza una connessione di qualità – hanno già partecipato, è destinata a tradursi in un nulla di fatto per tutte quelle realtà scolastiche che, colpevoli soltanto di trovarsi in zone di scarso interesse per gli operatori economici cui sarà affidata dalle regioni la prima fase della diffusione della fibra ottica, potrebbero trovarsi nella paradossale situazione di possedere ‘una Ferrari senza benzina’. Penso a plessi completamente cablati, nuovi device diffusi nelle classi, magari anche docenti adeguatamente preparati grazie alle azioni di sistema finalmente rivolte anche alla formazione di tutto il personale, che messi insieme non sono in grado di concretizzare vera innovazione didattica in quanto privi di adeguata connettività. Non si tratta di pochi casi isolati; in molte aree rurali ma anche urbane – non c’è bisogno di andare a cercare per cime montane o piccole isole – l’indispensabile accesso efficace alla banda larga è ancora un miraggio e potrebbe rimanerlo ancora per anni e anni. Cosa ne sarà di strumenti e device che sappiamo destinati a veloce obsolescenza? Ma soprattutto, chi proteggerà dall’ineluttabile frustrazione gli animatori digitali e tutti i docenti del team dell’innovazione che avranno investito energie ed entusiasmo nella propria e altrui formazione al digitale? E prima ancora, che senso ha prendere parte a bandi nazionali in cui si attribuisce un premio in termini di punteggio a chi può dimostrare di avere già una buona o magari ottima connessione quando si sa di non possedere questo fondamentale requisito e si ha la pesante consapevolezza che nulla è possibile fare per rimediare se non sedersi comodi e aspettare che trascorra quasi un lustro mentre il resto del mondo corre sempre più veloce?

Cinque anni in termini scolastici sono quasi una generazione. Centinaia, migliaia di studenti cui fino al 2020 non sarà possibile fornire le competenze digitali di base, pur essendo tenute le scuole a certificarle nero su bianco al termine di ogni ciclo. Un paradosso e per certi aspetti una presa in giro. Per scongiurare una prospettiva sconfortante che potrebbe spegnere sul nascere le sincere aspettative di moltissimi soggetti operanti nella scuola è necessario che ogni possibile sforzo sia rivolto in primis all’effettiva, tempestiva ed equa realizzazione di quei punti che nel Piano – giustamente, non per caso – si trovano al primo posto.

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