Italia più innovativa del Portogallo, possiamo accontentarci?
Come ogni anno a febbraio la Commissione Europea pubblica l’Innovation Union Scorecard che misura lo sviluppo e la realizzazione degli obiettivi di innovazione e competitività del programma “Europe 2020” nei vari stati membri e in alcuni paesi “campione” identificando i punti di forza e le debolezze del sistema. Italia quindicesima, sotto la media europea.
13 Febbraio 2012
Tommaso Del Lungo
Come ogni anno a febbraio la Commissione Europea pubblica l’Innovation Union Scorecard che misura lo sviluppo e la realizzazione degli obiettivi di innovazione e competitività del programma “Europe 2020” nei vari stati membri e in alcuni paesi “campione” identificando i punti di forza e le debolezze del sistema. Italia quindicesima, sotto la media europea.
Nei dodici mesi a cavallo tra il 2010 ed il 2011, ovvero quelli presi in considerazione dalla Innovation Union Scorecard 2011, appena pubblicata dalla Direzione generale per le Imprese e l’industria della Commissione Europea, c’è stato un complessivo globale miglioramento delle performance, ma in termini di “classifica” è cambiato poco o nulla. Chi era un paese leader nell’innovazione nel 2010 lo è rimasto anche nel 2011 e chi arrancava tra i ritardatari non è riuscito a migliorare a tal punto le proprie prestazioni da colmare il gap che lo separa dal “blocco” dei paesi che lo precedono.
Lo scopo del rapporto non è quello di individuare i buoni e i cattivi, ma di ottenere un riscontro empirico sulle iniziative prese a livello comunitario e nazionale per il raggiungimento degli obiettivi di innovazione e competitività dell’Europa. Per far questo lo studio analizza 25 indicatori che possono essere raggruppati essenzialmente in 3 categorie principali:
- Elementi abilitanti: risorse umane, finanziamenti e aiuti, sistemi di ricerca aperti, di eccellenza e attrattivi;
- Attività delle imprese: investimenti, collaborazioni e attività imprenditoriali, patrimonio intellettuale;
- Risultati: essenzialmente si tratta degli effetti economici derivanti.
I risultati del rapporto
Come dicevamo quasi tutti gli stati membri dell’Unione hanno migliorato i loro risultati in tema di innovazione anche se, in genere, la crescita è rallentata. Ciò si traduce in un aumento del divario tra Europa e paesi innovatori del resto del mondo (USA, Giappone e Corea del Sud).All’interno dell’UE in vetta alla classifica troviamo ancora la Svezia seguita da Danimarca, Germania e Finlandia.
Una delle evidenze maggiori messe in luce dal rapporto è che il settore privato è quello che maggiormente riesce a trainare l’innovazione di un Paese, ed è proprio il settore privato quello in cui l’Europa riscontra il gap maggiore rispetto ai competitor internazionali. Come ha sottolineato Antonio Tafani – Vice presidente della Commissione Europea e commissario per l’industria e l’imprenditoria: “Se vogliamo coprire le distanze tra noi e i nostri maggiori partner economici e superare la crisi, l’innovazione merita tutte le nostre attenzioni. Conto in modo particolare sulle imprese che hanno dimostrato di essere la chiave del successo nell’ambito dell’innovazione. Ma start-up di successo in altre parti del mondo hanno dimostrato come l’Europa abbia ancora alcune lezioni da imparare”.
In particolare lo studio suggerisce anche due soluzioni per ridare slancio all’innovazione nell’UE:
Creazione di condizioni normative e quadro atte a incoraggiare maggiori investimenti del settore privato;
Agevolare l’impiego dei risultati della ricerca da parte delle imprese, in particolare tramite un sistema di brevetti più efficiente;
Il nostro paese
L’Italia appare forte in merito al capitale umano (forte crescita del numero dei dottorati) e dimostra vivacità nella capacità di valorizzare i risultati della ricerca all’estero (i ricavi da licenze e cessioni di brevetti internazionali sono cresciuti notevolmente negli ultimi 12 mesi), ma appare debole nel sistema imprenditoriale che li valorizza. In particolare il declino maggiore si è avuto nella spesa in innovazione non collegata alla ricerca e sviluppo e nella collaborazione tra aziende transfrontaliere. Tra i parametri al di sopra della media vanno segnalati l’openness e la ricerca di eccellenza.
Per scaricare il raporto dedicato all’ltalia