La scuola nel piano di e-gov 2012 di Brunetta

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Il mio commento sul Piano di e-Gov 2012 di Brunetta parte da due considerazioni critiche fatte da Carlo Mochi Sismondi, sullo stesso tema e che provo a sintetizzare: il piano sembra partire da una tabula rasa (di progetti, di policy, di governance di sistemi territoriali, ecc.); il piano ha troppi settori/progetti di intervento, senza stabilire alcuna priorità. La prima di queste potrebbe essere la scuola. Quando ho letto il piano (presentazione e management summary, lo confesso!), sono stato assalito dallo stesso senso di smarrimento. Ma possibile che ogni qual volta si debba fare policy making in Italia, si debba sempre partire da zero?

10 Febbraio 2009

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Piero Luisi

Articolo FPA

Il mio commento sul Piano di e-Gov 2012 di Brunetta parte da due considerazioni critiche fatte da Carlo Mochi Sismondi, sullo stesso tema e che provo a sintetizzare:

  • il piano sembra partire da una tabula rasa (di progetti, di policy, di governance di sistemi territoriali, ecc.);
  • il piano ha troppi settori/progetti di intervento, senza stabilire alcuna priorità: la prima di queste potrebbe essere la scuola.

Quando ho letto il piano (presentazione e management summary, lo confesso!), sono stato assalito dallo stesso senso di smarrimento.
Ma possibile che ogni qual volta si debba fare policy making in Italia, si debba sempre partire da zero?

Sì è possibile. E il piano di e-gov 2012 di Brunetta ne è una ulteriore conferma, applicata al settore e-government.

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La mia testimonianza si riferisce al settore Scuola e ad alcuni dei progetti di innovazione in ambito e-government che sono stati realizzati negli ultimi 5 anni.
La cronistoria è presto fatta:

  • nel 2002 il Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie (Lucio Stanca, governo Berlusconi), pubblica il primo avviso per la selezione dei progetti di e-government: gli Enti Locali presentano proposte progettuali in ambito e-government, classificate nei cosiddetti “eventi della vita” (“HTTP Error 404” se cercate tale documentazione sul sito del Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione);
  • sul tema/evento “Scuola”, vengono co-finanziati due progetti: coordinati dalla Provincia di Brescia e dalla Provincia di Pesaro-Urbino;
Leggi la scheda sul progetto Studiare della Provincia di Pesaro-Urbino
  • i due progetti realizzano servizi online per diverse tipologie di utenti: segreterie scolastiche, famiglie, studenti, docenti;
  • i servizi, dalla didattica al supporto amministrativo, dall’iscrizione e pagella online alla tanto pubblicizzata “notifica dell’assenza via sms ai genitori”, sono da ormai tre anni regolarmente utilizzati dalle scuole ed Enti Locali dei due territori;
  • da un punto tecnologico, i servizi sono stati costruiti in architettura SOA utilizzando piattaforme open-source, con la modellazione in XML dei servizi;
  • non sono presenti le “lavagne digitali”: e, in linea con Mochi Sismondi, non mi sembra un dato negativo.

Non contenti di tali risultati, i progetti (quello di Pesaro-Urbino in particolare, di cui sono stato testimone diretto) aprono momenti di co-progettazione con le scuole (docenti, personale amministrativo, dirigenti), sul modello delle “comunità di pratica online”; costruiscono la rete degli operatori e degli utenti della Scuola, per cercare ulteriori soluzioni a valore aggiunto, anche sulle novità introdotte dalle “riforme” scolastiche: portfolio delle competenze, registro del docente, ecc.
Le famiglie vengono coinvolte mediante incontri specificatamente dedicati alla comunicazione dei servizi online, alla misurazione del loro utilizzo e gradimento.

Su Saperi PA trovi approfondimenti sul tema del riuso e del primo e secondo bando di e-gov

Il Cnipa, che dal 1993 ad oggi, una qualche memoria dovrebbe conservare sul tema delle politiche di e-government in Italia, promuove ad inizio 2007 un altro bando sul tema del “Riuso delle soluzioni di e-government”.
Ovvero (per chi si era distratto): visto che le soluzioni co-finanziate dal primo avviso di e-government hanno prodotto dei risultati, e visto che appartengono al sistema della pubblica amministrazione italiana, le si rende riusabili da parte degli Enti che non sono stati finanziati nel 2002.
L’idea di costruire una sorta di “sourceforge” delle soluzioni della pubblica amministrazione locale, porta ad una classificazione di prodotti pubblicati su di un catalogo ed ad un “marketplace” dei prodotti da cui scaturiscono progetti di riuso.
E le soluzioni di scuola online?
Sono presenti in due progetti specifici di riuso: uno presentato dalla Regione Marche ed uno (progetto MISI) presentato dall’Unione delle Province Italiane (UPI). Quest’ultimo (addirittura!), che raccoglie tutte le esperienze di scuola online realizzate in Italia – non solo quelle finanziate dal primo avviso di e-government – per costruire la diffusione in tutti i sistemi locali d’Italia.

Proprio in queste settimane i progetti di riuso presentati – dopo innumerevoli rinvii – nell’ottobre del 2007, sono in fase di finanziamento. I motivi di tanto ritardo?
Di solito al cambio di governo (nel 2006 il governo di centrosinistra Prodi subentra a quello di centrodestra Berlusconi), la prima regola è disconoscere il lavoro del predecessore. Ed infatti non credo si ricordino significative politiche di e-government in quegli anni.
Ma con il piano di e-gov 2012 di Brunetta, pare che il disconoscimento avviene anche nella continuità delle politiche di appartenenza.

Il piano di e-gov 2012 di Brunetta, infatti, alla voce Scuola, non descrive in alcun modo le esperienze realizzate grazie ai finanziamenti pubblici erogati dallo stesso Ministero “solo” sei anni fa: anzi, rispetto al progetto “Servizi Scuola-Famiglia via web” afferma che “esistono soluzioni diversificate sul territorio, molto spesso a livello sperimentale, e quasi sempre sostenute dalle singole scuole”.

Se questo è un piano che si ispira all’efficienza, alla meritocrazia e alla trasparenza, forse c’è ancora tempo per recuperare e valorizzare quanto già fatto, cercando, magari, di affidarsi a processi che valorizzino l’intelligenza collettiva e di rete; processi collaborativi e partecipativi. “2.0” o stile “emoticons”, se proprio si è costretti ad utilizzare degli slogan che, diversamente, rischiano di essere fine a se stessi.


Piero Luisi – consulente e-government

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