Partnership pubblico private open e collaborative, quale è l’impatto? Il caso del liceo su schoolraising

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Quattro studenti del Liceo Roiti di Ferrara usando la piattaforma schoolraising hanno lanciato un progetto per acquistare una stampante 3D da usare all’interno del corso di informatica. Un operazione di successo per tutti, studenti, insegnanti, genitori, finanziatori che dimostra come il modello Partenrship pubblico-privato di tipo collaborativo crei valore pubblico e sociale. Ma quale è l’obiettivo comune che ha mosso i diversi attori e su quali indicatori il raggiungimento di tale obiettivo può essere valutato?

27 Gennaio 2014

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Alessandra Vaccari*

Quattro studenti del Liceo Roiti di Ferrara usando la piattaforma schoolraising hanno lanciato un progetto per acquistare una stampante 3D da usare all’interno del corso di informatica. Un operazione di successo per tutti, studenti, insegnanti, genitori, finanziatori che dimostra come il modello Partenrship pubblico-privato di tipo collaborativo crei valore pubblico e sociale. Ma quale è l’obiettivo comune che ha mosso i diversi attori e su quali indicatori il raggiungimento di tale obiettivo può essere valutato?

Le partnership pubblico privato possono essere di molti tipi e avere diversi scopi: dal project financing alle concessioni di servizi, agli accordi di programma sino alle piattaforme collaborative.

Queste ultime in particolare si stanno diffondendo e concretizzando in progetti molto interessanti con grande potenziale di impatto nei territori e nelle comunità locali.

La storia che voglio raccontare è quella di quattro studenti del Liceo Roiti di Ferrara che usando la ormai famosa e bella piattaforma schoolraising (selezionata da bando Chefare e citata su twitter dalla stessa ministra Carrozza dopo un articolo sulla Stampa.it) hanno lanciato un progetto per acquistare una stampante 3D da usare all’interno del corso di informatica.

La piattaforma schoolraising è una bella idea di Guglielmo Apolloni e dei suoi colleghi per raccogliere finanziamenti per progetti specifici per le scuole.

Le scuole si sa, hanno pochi soldi, ma spesso grandi idee e potenzialità.

Gli studenti, che hanno 17 anni e si chiamano Sebastiano, Tommaso, Stefano, Benedetta e Flavio, assieme ai genitori e ai professori hanno selezionato la stampante, organizzando un seminario durante una iniziativa molto carina fatta dentro all’ex mercato della frutta , hanno girato i video promozionali e promosso la raccolta fondi nelle 15 classi de liceo scientifico indirizzo applicativo.

Se andate sul sito trovate che possono fare versamenti da 5, 10, 20 e 80 euro. Ad ogni finanziamento corrisponde una diversa ricompensa: da un semplice e sentito grazie, ad una telefonata da parte degli studenti, sino ad un video e un posto al seminario di spiegazione del funzionamento delle stampanti.

Il progetto è stato lanciato la scorsa settimana. È stato un grande successo: 500 euro in due giorni, oltre 20 finanziatori. Ed è solo l’inizio.

Il risultato (l’accountability del progetto) non è da considerare tuttavia solo per gli aspetti monetari, ma anche per quelli sociali: tutti hanno rilevato un importante coinvolgimento dei ragazzi, una ritrovata motivazione all’attività della scuola, riunioni con i genitori per decidere il piano di comunicazione, idee sull’utilizzo della stampante, coesione e innovazione.

La metrica di valutazione di questa iniziativa va dunque sviluppata adottando parametri che dovrebbero esser condivisi nella comunità, a partire dalle istituzioni che a livello locale promuovono le politiche pubbliche inerenti a tale esperienza: scuola, giovani, coesione, innovazione tecnologica, lavoro. Da una pur piccola esperienza appare chiaramente come il modello Partnership pubblico-privato (PPP) di tipo collaborativo crei valore pubblico e che tale valore vada misurato per ricostruire il senso alla azione collaborativa e l’impatto che questa può avere nella comunità. Sarebbe interessante descrivere quale è l’obiettivo comune che ha mosso i diversi attori e su quali indicatori il raggiungimento di tale obiettivo può essere valutato.

Ad esempio nel nostro caso possiamo distinguere diversi ipotetici obiettivi:

  • Il preside e i professori: qualità della attività didattica, attenzione da parte degli studenti
  • Gli Studenti: strumentazione innovativa e programma evoluto e in linea con i loro interessi.
  • I genitori: qualità della scuola e insegnamento, motivazione dei figli alla vita della scuola.
  • Il sistema scolastico: minori costi e minore abbandono allo studio, formazione piu adeguata alle richieste della economia locale.
  • I Finanziatori: partecipazione sociale, filantropia, relazioni, buon esempio.

Le forme di accountability dell’impresa sociale (negli anni 90 sono nati più o meno tutti i modelli oggi in uso) sono sempre di tipo verticale o settoriale, e non sono adeguate ad una forma di rendicontazione dove la parte monetaria viene fornita e gestita “dal basso”, in forma privata (dai cittadini) e ai nuovi modelli di social innovation.

E’ importante dunque approfondire alcuni aspetti metodologici:

Se la allocazione delle risorse ad una politica pubblica come la scuola, viene attraverso il crowdfunding di tipo privato quale tipo di rendicontazione sociale va fatta?

Chi deve attivare il processo di accountability?
Come le iniziative private possono essere legate alla politica pubblica?
Può esistere una politica pubblica con una presenza del pubblico inferiore a quella del privato?
In questo caso, come verificare le coerenze la efficacia, stabilire e monitorare gli esiti?

A differenza delle tipologie di PPP tradizionali, cioè project financing e accordi di programma, che hanno motore nella Pubblica amministrazione che si dota di sistemi di accountability, le PPP di tipo open e collaborativo, generate da processi di crowdsourcing, non hanno ancora sistemi o linee guida di riferimento.

Esistono importanti considerazioni nel documento Social innovation agenda che richiamano la necessità di costruire nuove metriche e sistemi di valutazione di impatto, ma ancora nessun modello operativo applicato.

Chi scrive ha molte riserve sul fatto che tali modelli possano essere promossi dal livello centrale nonostante la recente qualificazione di strutture deputate, come ISTAT, che non si occupa più solo di statistica ma di sistemi di misurazione con elevatissime professionalità.

Nell’esperienza di accountability degli ultimi 20 anni ciò che è da standardizzare è il processo non il “conto” così come avviene negli standard anglosassoni.
Il rischio di un accentramento statale delle metodologia di valutazione di impatto e di accountability è alto e priverebbe le strutture di governance locale di un momento di design del processo fondamentale per la sua stessa creazione e funzionalità. Linee guida e inquadramenti vanno benissimo, accentare invece i metodi è da sempre un errore a cui le strutture centrali non riescono per loro natura a sottrarsi (la storia dello scorpione è nota a tutti).

Il bilancio sociale (più che quello partecipativo che si basa sulla allocazione delle risorse monetarie e non sugli esiti, che sono invece l’elemento importante da condividere, rendicontare e monitorare) potrebbe essere il modello di riferimento. Questo significa ripensare e adattare i modelli di accountability alla luce delle diverse forme di economia della collaborazione che oggi rappresentano una grande opportunità di innovazione e creazione di valore.

L’adattamento dovrebbe considerare sia il collegamento a politiche pubbliche generali (esempio minore dispersione scolastica o tasso di innovazione) che obiettivi locali (rendimenti, partecipazione, costi), una logica cooperativa nella definizione di indicatori di misurazione dell’impatto sociale, che coinvolga i diversi livelli di realizzazione delle attività e di stakeholder, l’uso dei big data e di diverse forme di rendicontazione e raccolta dati, una adeguata ricostruzione e modellizzazione del processo di governance collaborativa e di elaborazione degli obiettivi della comunità.


*Alessandra Vaccari è Amministratore Delegato di Indica srl, professore a contratto presso l’università di Ferrara (Sviluppo sostenibile, contabilità ambientale e nuovi strumenti di gestione), membro della commissione del Ministero dell’Economia sulla contabilità ambientale e del gruppo di lavoro CLEAR, esperta di sistemi di accountability per il programma Cantieri, co-fondatrice del gruppo GBS per la statuizione dei principi contabili del bilancio sociale.

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