Ristrutturare lo spazio aula, per migliorare il rendimento scolastico
Ristrutturazioni e interventi di manutenzione diventano sempre più necessari, ma possono rappresentare una grande opportunità per l’intero sistema scolastico. Perché lo spazio della classe non è neutro rispetto all’apprendimento e un ambiente adeguato può migliorare il rendimento scolastico. Ecco l’esempio del Liceo Lussana di Bergamo
29 Aprile 2016
Dianora Bardi, presidente ImparaDigitale
La scuola italiana ha un enorme problema strutturale fatto di edifici vecchi e di aule cadenti. Ristrutturazioni e interventi di manutenzione diventano sempre più necessari, ma possono rappresentare una grande opportunità per l’intero sistema scolastico. Perché lo spazio della classe non è così neutro rispetto all’apprendimento e molti studi testimoniano che un ambiente adeguato può migliorare il rendimento scolastico. Ma non solo: la riorganizzazione degli spazi scolastici può diventare un ottimo pretesto per domandarsi che tipo di scuola vogliamo fare e, quindi, per avviare una trasformazione radicale della didattica.
La ristrutturazione può infatti limitarsi a un intervento conservativo che riproduca uno spazio destinato a rimanere uguale a se stesso, che ruota attorno alla centralità della cattedra e del docente come formatore che dispensa la conoscenza agli studenti, con una struttura rigida che definisce un modello didattico preciso. Difficile, partendo da quella struttura, innovare la modalità di formazione del sapere.
Al Liceo Lussana di Bergamo ci siamo interrogati sul senso del luogo-classe per definire i termini della riorganizzazione della scuola. Noi siamo partiti da una didattica già ampiamente modificata, il modello che abbiamo identificato come “classe scomposta” (diventato anche la base di formazione per il Centro Studi ImparaDigitale), basato sulla destrutturazione dei gruppi di lavoro, sul superamento delle organizzazione precostituite, sul rapporto collaborativo tra il docente e gli studenti e dei ragazzi tra di loro, sulla base di una concezione di formazione collaborativa della conoscenza che mette al centro della didattica lo studente come protagonista del proprio apprendimento.
Era chiaro fin dall’inizio che la classe tradizionale non poteva più rispecchiare quel modello: avevamo in mente un ambiente completamente trasformato nella struttura, che rispecchiasse il nuovo ruolo del docente, che scende dalla cattedra e si affianca, ricercatore tra i ricercatori, agli studenti e le nuove proposte didattiche. Se lo spazio diventa “luogo” acquistando un senso che si basa su tre caratteristiche – essere identitario, essere relazionale, essere storico -, come indica Marc Augé, è chiaro che l’aula tradizionale assume le caratteristiche di un “non luogo”.
Abbiamo allora ipotizzato di rigenerare le aule, trasformandole, e riempiendole del significato che assume per chi lo abita, dell’intreccio di relazioni ed emozioni che lo caratterizzano: riconfigurare gli ambienti significa, a livello più profondo, contribuire alla costruzione dell’identità individuale, sviluppare relazioni, portare benessere per migliorare l’apprendimento.
Insieme al designer Daniele Lago, che ci ha affiancato nella realizzazione del progetto, siamo partiti mettendoci accanto ai ragazzi, vivendo le giornate scolastiche con loro, parlando con loro e ascoltandoli per capire quali fossero le loro esigenza. Abbiamo così sviluppato l’idea di un ambiente flessibile e riconfigurabile a seconda dell’esigenza didattica, che risponda a bisogni di familiarità e di benessere per gli studenti, senza più un focus definito, ma soprattutto senza l’invadenza e il protagonismo delle tecnologie: un ambiente allegro e colorato, con arredi particolari (parquet, tendaggi, lampade artistiche, sedie elastiche o con materassi, lunghe sedute morbide, scrivanie ergonomiche, librerie che si disegnano sulle pareti) che trasformano aule, atri e corridoi grigi in confortevoli salotti, camere, studi casalinghi, riproducendo i luoghi dove i ragazzi trascorrono la loro giornata e si sentono maggiormente a loro agio.
Siamo convinti che un modello didattico che proponga ambienti aperti, liberanti, che metta a proprio agio, risulti il sistema più efficace per permettere ai ragazzi di non percepire l’ingresso a scuola come “altro” rispetto ai luoghi in cui vivono una volta usciti dalle mura scolastiche. È questo il senso della nostra aula-casa, dove il benessere e le relazioni diventano la base per costruire un nuovo modello didattico in cui i ragazzi diventino davvero protagonisti del loro apprendimento.