Alla fine di un anno bifronte
Questo è l’ultimo editoriale dell’anno: ci risentiremo il 5 gennaio. Tempo quindi di bilanci per un 2009 che io vedo bifronte. Anno di positivi risultati su molti dei nostri temi, ma anche anno di delusioni e di innovazione negata.
Proviamo a descriverlo attraverso cinque parole chiave. Visto che sono un ottimista ne elencherò tre che rappresentano, a mio parere, aspetti positivi dell’anno appena trascorso e due che sono state, invece, occasioni perse. Sulla prima parola mi dilungherò di più perché mi sembra la parola da incoronare come la più importante del 2009: trasparenza.
22 Dicembre 2009
Carlo Mochi Sismondi
Questo è l’ultimo editoriale dell’anno: ci risentiremo il 5 gennaio. Tempo quindi di bilanci per un 2009 che io vedo bifronte. Anno di positivi risultati su molti dei nostri temi, ma anche anno di delusioni e di innovazione negata.
Proviamo a descriverlo attraverso cinque parole chiave. Visto che sono un ottimista ne elencherò tre che rappresentano, a mio parere, aspetti positivi dell’anno appena trascorso e due che sono state, invece, occasioni perse. Sulla prima parola mi dilungherò di più perché mi sembra la parola da incoronare come la più importante del 2009: trasparenza.
1. Trasparenza
La trasparenza introdotta dalle leggi entrate in vigore nel 2009 (dalla 69/2009 alla 15/2009 con il suo decreto legislativo 150/2009) è senz’altro rivoluzionaria. Cito solo tre punti che mi sembrano utili a metterne in risalto la potenzialità:
- Nella legge 15/09 passa il principio che “la trasparenza è intesa come accessibilità totale, anche attraverso lo strumento della pubblicazione sui siti internet delle pubbliche amministrazioni, delle informazioni concernenti ogni aspetto dell’organizzazione delle pubbliche amministrazioni, degli indicatori relativi agli andamenti gestionali e all’utilizzo delle risorse per il perseguimento delle funzioni istituzionali, dei risultati dell’attività di misurazione e valutazione svolta in proposito dagli organi competenti, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo del rispetto dei princìpi di buon andamento e imparzialità” .
Viene, inoltre, disinnescata la mina della falsa privacy (quella che serve non per mettere in sicurezza diritti, ma per bloccare l’innovazione) infatti nel comma 9 dell’art. 4 si legge: All’articolo 1, comma 1, del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Le notizie concernenti lo svolgimento delle prestazioni di chiunque sia addetto ad una funzione pubblica e la relativa valutazione non sono oggetto di protezione della riservatezza personale». - Su Saperi pa trovi approfondimenti sul tema Amministrare 2.0
- Nella legge 69/2009 si impone, all’art. 21, comma 1, che tutte le pubbliche amministrazioni debbano rendere note, attraverso i propri siti internet, alcune informazioni relative ai dirigenti (curriculum vitae, retribuzione, recapiti istituzionali) e i tassi di assenza e di presenza del personale, aggregati per ciascun ufficio dirigenziale.
- Nel d.lgs 150/2009 si rafforzano ulteriormente le disposizioni sulla trasparenza nelle pubbliche amministrazioni, attraverso tre elementi principali: 1) l’obbligo, per le amministrazioni, di predisporre una apposita sezione sul proprio sito internet, che contenga tutte le informazioni concernenti l’organizzazione, gli andamenti gestionali, l’utilizzo delle risorse per il perseguimento dei risultati, nonché l’attività di misurazione e valutazione. Questo obbligo mira a favorire forme diffuse di controllo interno ed esterno, anche da parte del cittadino; 2) l’adozione, per ogni amministrazione, di un “Programma triennale per la trasparenza e l’integrità”, da pubblicare online; 3) la creazione, da parte della Commissione per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, di un portale che raccolga tutte le iniziative delle amministrazioni pubbliche nell’ambito dei due punti sopraelencati.
Ovviamente per controllare e mettere a frutto la trasparenza c’è bisogno di una utenza competente e di cittadini interessati al bene comune. Io credo che la potenzialità ci sia. Una sfida politica importante sarà far uscire questa potenzialità nelle azioni quotidiane.
2. Merito.
È forse la parola più usata parlando della riforma della PA indotta dalle leggi del 2009 che prendono il nome dal Ministro Brunetta. Dal punto di vista normativo, infatti, molto è stato impostato per una PA che riconosca maggiormente il merito, ma quasi tutto è ancora da fare dal punto di vista dell’applicazione concreta nelle amministrazioni. Lo snodo, a mio modo di vedere, rimane su due passaggi chiave: come primo punto salvaguardare davvero una nuova indipendenza e professionalità della dirigenza (tanto alla fine dei giochi sono i dirigenti ad avere sulle spalle il compito di valutare) a cominciare dal suo reclutamento per concorso e dalla sua progressione su basi oggettive. Secondo passaggio chiave dovrebbe essere il rendere finalmente operativo il ciclo della performance, ora sancito dal Decreto 150, partendo da una indicazione politica degli obiettivi che siano condivisi, misurabili, sfidanti. Per ora le esperienze sono molto negative nonostante due cicli di commissioni dedicate a questo lavoro (quella a presidenza Zampini e quella a presidenza Torchia). Staremo a vedere.
3. Saperi
È una parola del tutto interna al nostro lavoro, ma costituisce un aspetto dell’anno appena trascorso per noi decisivo. Durante il 2009 abbiamo implementato e messo a regime “SaperiPA”, la grande enciclopedia della riforma. Saperi PA è infatti una grande "enciclopedia" sui processi di innovazione e modernizzazione nelle pa e nei sistemi territoriali, costruita attraverso il lavoro quotidiano di FORUM PA. Un vero e proprio patrimonio di conoscenze che Saperi PA restituisce ai lettori proponendolo in maniera fruibile, organizzato e classificato secondo diverse chiavi interpretative. I file audio e le trascrizioni degli interventi durante i convegni, i materiali presentati dai relatori, gli editoriali di commento, gli articoli e le interviste realizzate dalla redazione, le schede delle best practice dal territorio e i commenti lasciati dai nostri lettori… Migliaia di documenti suddivisi per tipologia e per area tematica e proposti ai lettori nell’ottica del web partecipativo (o web 2.0), con possibilità di social rating, social tagging, commento ed interazione con i principali social network. Ad oggi sono 41.000 le “voci” on line (articoli, interviste, relazioni) con 2.970 commenti da parte dei lettori.
E veniamo adesso alle dolenti note, alle occasioni di questo 2009 che mio parere abbiamo perso.
4. Innovazione
Un anno di innovazione tecnologica ferma o quasi. Doveva essere l’anno della rete per tutti, ma gli investimenti per la larga banda sono stati una beffa. Forse qualche cosa dal cilindro di qualche decreto omnibus uscirà, ma siamo ben lontani da quel piano strategico di innovazione che gli studi di Caio prima e le parole della politica (da Romani a Brunetta) ci avevano promesso. Si è deciso di spendere altrove: di ripercorrere strade vecchie, di non avere il coraggio di scegliere con decisione una strategia innovativa puntando sull’economia della rete e sulla green economy.
Doveva essere l’anno del piano i2012 in cui finalmente all’e-government (per altro fermo anch’esso perché i 1.380 milioni di euro necessari non si sono trovati) si affiancassero strategie complessive sulla i-econonomy e la i-society. Ma siamo ancora in attesa. Doveva essere l’anno del rilancio dell’Agenzia dell’Innovazione di Milano come regista dei processi: ma anche da quel fronte calma piatta. Dalla montagna per ora qualche topolino: una PEC che non pare davvero uno strumento strategico, almeno finché non entra nei gangli delle amministrazioni; una innovazione nella scuola ambiziosa negli obiettivi, ma ancora lungi dall’essere pervasiva. Anche lì, come ho avuto modo di dire, prima delle lavagne interattive multimediali avremmo bisogno di non avere classi da trenta ragazzi più uno o due portatori di handicap (senza insegnanti di sostegno), avere edifici che non crollino a pezzi e sicurezza nella fornitura della carta (non quella da dematerializzare… quella igienica); una sanità elettronica molto citata, ma che non ha ancora visto quell’accordo strategico tra Ministro dell’Innovazione, Ministro della salute, Ministro dell’Economia e Finanze e Regioni che solo può essere alla base di un vero piano. Non cito la giustizia digitale perché ancora in fase embrionale. Vedremo.
Insomma dire che il 2009 ci lascia amplissimi margini di miglioramento è veramente un eufemismo. D’altronde è qui che spesso si inceppano le spinte di innovazione: perché qui, a differenza delle riforme sull’organizzazione di cui alle prime due parole, ci vogliono i soldi. Bisogna investire prima e raccogliere vantaggi dopo. E per metterci i soldi bisogna che il Governo scelga l’innovazione piuttosto che le strade o i super ponti, la larga banda piuttosto che gli incentivi sulla macchine o i frigoriferi, la scuola e la ricerca piuttosto che agevolazioni a pioggia. Insomma bisogna che ci sia la politica dell’innovazione che cerchiamo, senza trovarla, da almeno un decennio (così ho coperto maggioranze diverse nel colore, ma tutte altrettanto tiepide nelle scelte).
5. Federalismo
Veramente qui se ne sono viste delle belle. Una politica così strabica da sconfinare in sindromi schizoidi. La più federalista a parole, la più centralista nei fatti. Da una parte si porta a casa la legge delega per il federalismo fiscale, dall’altra si chiude l’anno con i comuni che interrompono (a mio parere a ragione) ogni trattativa con il Governo per palesi inadempienze e per essere stati privati di ogni margine di autonomia, che non sia un generico invito a tagliare.
Ho già parlato in un recente editoriale del comma 176 della finanziaria più confusa degli ultimi anni e non ci ritorno. Posso solo auspicare che si cambi radicalmente registro e che, come diciamo sempre sino alla nausea, alle grandi responsabilità in capo agli enti locali si accompagnino gli strumenti di una reale autonomia.
Finisce l’anno e, prima di farvi gli auguri più sinceri di un 2010 che valga la pena di essere ricordato con un sorriso, una piccola notizia interna. È questo l’ultimo editoriale che firmo come direttore generale del FORUM PA dopo 20 anni. Il mio posto sarà preso, dal primo gennaio, dal mio attuale vice, Gianni Dominici.
Io non me ne vado, anzi. Con un ruolo più rotondo (presidente) e, spero, meno in trincea (ci lasciamo i più giovani) continuerò a occuparmi con passione degli aspetti più strategici del nostro lavoro, delle sue nuove prospettive e delle relazioni istituzionali e internazionali. Ma sarà già il 2010 e avremo modo di parlarne.
Buon anno
Carlo Mochi Sismondi